Vertenza Euroallumina
Quale soluzione per i lavoratori e l’ambienteConsiglio Regionale 28/03/2011
Con la mozione n° 116 si impegna la Giunta “…a richiedere al Governo italiano la piena ed immediata attuazione del protocollo d’intesa concernente il riavvio degli impianti Euroallumina con l’utilizzo in via provvisoria di combustibili reperibili sul mercato a prezzi vantaggiosi”.
La vertenza Euroallumina, il dramma occupazionale e i riflessi sulla salute ambientale e delle popolazioni, ad essa connessa, ci impone una profonda e responsabile riflessione sulla rapidità e sulla qualità delle soluzioni.
Con questa mozione la classe politica, nonostante l’evidente fallimento del modello di sviluppo industriale imposto, paradossalmente persiste nel cercare soluzioni ripercorrendo la stessa via che ha portato al fallimento, trascurando vie alternative possibili per il diritto immediato ad un lavoro pulito.
La richiesta delle forze politiche sarde al governo italiano di “…immediata attuazione del protocollo d’intesa concernete il riavvio degli impianti Euroallumina con l’utilizzo in via provvisoria di combustibili reperibili sul mercato a prezzi vantaggiosi…” è una richiesta di retroguardia poco coraggiosa.
Ribadisco l’inadeguatezza della classe politica sarda, nella gestione della vicenda Euroallumina e nel suo cercare soluzioni all’interno di quel modello di “falso sviluppo” già in pieno declino, e che in nome del profitto per pochi, ha creato povertà, disoccupazione, distruzione ambientale e malattie in Sardegna.
Paradossalmente oggi c’è pure chi pensa che per risollevarci dalla crisi sia necessario un aumento della produzione energetica.
La considerazione è che di fronte a questo scenario purtroppo manca la lungimiranza e il coraggio istituzionale per determinare scelte eque per un reale sviluppo economico in armonia con la vocazione culturale e ambientale della Sardegna.
Così come manca una politica di protezione e di tutela di chi perde il lavoro, come ad esempio l’obbligo per chi licenzia a “finanziare il percorso del disoccupato sino ad una nuova attività lavorativa”, un metodo già suggerito dalla proposta di Pietro Inchino nel Senato italiano. Sicuramente le aziende avrebbero individuato soluzioni alternative utili, veloci ed efficaci. Questa sarebbe una scelta dovuta ai sardi, anche in nome dell’appropriazione degli ingenti finanziamenti pubblici da parte dell’industria pesante in questi lunghi decenni, un’industria che decide liberamente con la delocalizzazione, di andar via senza dare conti a nessuno, senza porsi alcun problema rispetto alla stessa bonifica del territorio abbandonato all’inquinamento.
La crisi dell’industria deve indurre profonde riflessioni nella sua globalità a partire dal fallimento dell’industria pesante nell’isola; ai costi dell’energia per l’Euroallumina; a quale energia per lo sviluppo economico della Sardegna; a quanta energia sia necessaria per lo sviluppo e il benessere dei sardi; il perché del doppio del prezzo dell’energia in Sardegna e le tariffe agevolate per certi e non per altri; il perché la produzione annua si aggiri intorno a 12-13.000 (GWh/anno), cioè circa l’8% in più del nostro consumo, contro il 50% della Liguria.
Inoltre, se la Sardegna come la Liguria, esporta circa il 60% dell’energia prodotta, perché incentivare ulteriormente la produzione energetica?
Sull’attività dell’Euroallumina, voglio ricordare che la produzione di 1 Kg di alluminio dalla Bauxite comporta 14 kWh di energia, contro lo 0,7 kWh per 1 Kg di alluminio dal riciclaggio.
Ovviamente nel riciclaggio si eviterebbe la produzione di un quantitativo enorme ogni anno di fanghi rossi, così come si eviterebbe il dispendio energetico del 95% per la produzione e garantirebbe nello stesso tempo la salvaguardia della salute ambientale e della gente; gli stessi costi economici socio-sanitari verrebbero abbattuti notevolmente.
Se si considera che l’Italia è in testa in Europa e terza a livello mondiale per l’attività di riciclaggio di alluminio, c’è da chiedersi il perché una quota di tale produzione con conseguente occupazione non venga attribuita alla Sardegna.
Intanto fuori da ogni logica in Sardegna si vuole insistere con un sistema produttivo ad alto consumo di energia, per la produzione di alluminio dalla bauxite, e con esso di scorie altamente tossiche.
Da qui la necessità di serie riflessioni sulla richiesta al Governo italiano di riattivare una produzione, uguale alla precedente, assolutamente fuori da ogni logica.
Per l’occupazione dobbiamo imporre soluzioni immediate, alternative e possibili al declino dell’industria pesante in questi territori.
Claudia Zuncheddu
Consigliera regionale Indipendetistas
Dichiarazione di voto:
Dichiaro il mio voto di astensione sulla mozione. Il modello di sviluppo legato all’industria pesante è ormai tramontato ed è inutile ogni tentativo di recupero riproponendolo tale e quale. Bisogna pensare ad altre soluzioni fattibili già da oggi.
Il 31 sarò a Roma per sostenere la battaglia per il diritto al lavoro dei nostri operai.
VOTAZIONE:
58 voti a favore
1 di astensione (il mio).
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