Tutto quello che avreste voluto sapere sulle pecore ma non avete osato chiedere…
Il contributo di Barbara Fois, docente di Storia Medievale, giornalista e scrittrice sarda.
Battutaccia volgare del comico Paolo Villaggio indigna i Sardi. Si allude aliaisons particolari fra pastori e pecore, che – offesissime – minacciano una “class action” senza precedenti.
In una trasmissione tristissima di Rai3 in cui si straparlava di donne e di come le nascite fossero scese quasi a zero nel nostro paese e si segnalava la Sardegna come regione in cui in assoluto nascono meno bambini, Paolo Villaggio se ne usciva attribuendo la causa di questa penuria al fatto che i sardi preferiscono andare a letto con le pecore. E non per contarle…
I sardi non hanno apprezzato la battuta, ça va sans dire, e soprattutto i diretti interessati, i pastori. E come dargli torto? In un momento come quello che vive l’Isola oggi, con quasi il 40% di disoccupati, le fabbriche che chiudono e la vertenza dei pastori sempre aperta, mentre le aziende agro-pastorali falliscono e la gente è alla disperazione, quella battuta stupida, volgare e scontata non solo non ha fatto ridere (anche al di fuori del contesto storico, economico e sociale drammatico in cui è stata detta), ma è stata proprio la classica goccia che fa traboccare il vaso, la tipica ciliegina sulla torta. Le reazioni di cittadini e istituzioni dell’Isola sono state giustamente inviperite: si parla di pesanti azioni legali contro il comico genovese, la trasmissione e il suo mesto conduttore, incapace di fare il moderatore – ruolo per cui è pagato – e perfino contro la Rai che ospita trasmissioni del genere.
D’altra parte le scuse di Villaggio, poi, sono state ancor più insultanti, se vogliamo, proprio perché rivelano la sua superficialità, grossolanità e incapacità di comprendere quanto potesse ferire delle persone già in grave difficoltà quella sua battuta dispregiativa, fatta solo alla ricerca della risata a tutti i costi ed evidenziano come non sappia nemmeno distinguere ormai fra paradossi e ingiurie: “Se ho sbagliato, chiedo scusa e sono disponibile a fare harakiri. Ho detto una cosa paradossale che pensavo fosse compresa. In studio, d’altro canto, tutti mi hanno ingannato perchè ridevano” e ancora: “Con quella frase non volevo offendere la Sardegna ma desideravo soltanto sollevare il clima politico che c’era in studio. Non sopporto più, dopo 19 anni, i talk-show politici perchè hanno esautorato i personaggi davvero divertenti, come Dario Fo, Paolo Rossi e Enzo Jannacci che dicevano cose paradossali… Non sono così vecchio e rincoglionito, è assurdo che la gente non abbia capito che si trattava solo di una battuta. Lasciamo stare le reazioni dei politici, i sardi non devono prendersela, era solo umorismo”.
Beh, dispiace vedere come tanti anni di volgari “fantozzate” abbiano cancellato la sua comicità di un tempo, così surreale e realmente paradossale, innovativa e aliena da qualsiasi sguaiata banalità, di quando faceva il professor Kranz, il prestigiatore tedesco pasticcione e aggressivo, coi suoi assurdi cammelli di peluche. E visto che il 20 febbraio ha uno spettacolo qui in Sardegna, sarebbe consigliabile che si trovasse delle scuse credibili, convinte e sincere, oppure che non si facesse proprio vedere. Perché i sardi a volte possono essere pericolosamente rancorosi, nonostante il loro cuore ospitale e generoso.
Ma per tornare alla battuta sull’attrazione fatale dei pastori per le pecore: è una vecchia storia, una sorta di leggenda metropolitana e non riguarda solo la mia pietrosa Isola.
Mi viene in mente, a questo proposito, l’esilarante, raffinato e surreale episodio del film di Woody Allen “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere)” con protagonisti la pecora armena Daisy e l’attore Gene Wilder nei panni di un medico innamorato di lei, che finisce poi – abbandonato dall’ ovino traditrice e volubile – su un marciapiede a ubriacarsi di “woolite”, un ammorbidente per la lana.
E le pecore? Visto che se ne parla più che dei pastori ( e anche questo è indicativo), cosa ne pensano le pecore? Già si parla di loro nei detti popolari come creature senza troppe ambizioni e convinzioni, ma certo qui si è passato il segno: qui siamo alle offese nella loro onorabilità di ovini senza pudore! E’ probabile che stiano serrando le fila, pronte a sferrare una offensiva legale senza precedenti, un primo esempio di class action di animali domestici contro l’insensibilità umana. Almeno, ne sembrano convinti alcuni esponenti del partito autonomista “Fortza Paris” che – secondo una stupefacente dichiarazione del portavoce – si batteranno perché “…venga salvata l’onorabilità delle tre milioni e mezzo di pecore che contribuiscono all’economia sarda. Non è accettabile che vengano trattate da prostitute svilendo il loro naturale essere…”.
Già. Così ha detto. Noi ci auguriamo che il tono fosse ironico, ma siamo certi che le pecore ne sono state comunque oltremodo confortate. E che diamine! Poveracce, già fanno una vitaccia infame, sempre a camminare per colline impervie e montagne sassose e tutto per un po’ d’erba, ma se si continua con questa propaganda offensiva, finirà che metteranno in giro voci perfino che si tratta di ben altro genere d’erba!! E che lassù, sotto il cielo stellato si fanno chissà che festini trasgressivi!
E magari qualcuno penserà pure di aver ragione a ridire e malignare sulla loro onorabilità, vedendo le foto di questa particolare e rara razza di maiali dal vello ricciuto, originari dell’Austria e dell’Ungheria: si chiamano Mangalitzas… e qualche dubbio francamente lo fanno venire….
Barbara Fois
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