In tanti mi hanno chiesto quale sia la mia interpretazione delle “modifiche” cosiddette “migliorative” inerenti la Riforma della Rete ospedaliera territoriale e nel caso specifico le ricadute sull’ospedale Paolo Merlo di La Maddalena.
Seguo con attenzione e molta preoccupazione l’evolversi degli eventi della Politica sarda in materia sanitaria. Con l’alibi di ridefinire la Rete degli ospedali territoriali disagiati, di fatto si mira oggi a svuotarli dei servizi e nel tempo a sopprimerli. E’ palese che la Politica con le sue scelte sta consegnando il Sistema Sanitario pubblico nelle mani delle lobby della Sanità privata e delle assicurazioni.
Ciò che viene contemplato dal Piano di riordino della rete ospedaliera sarda, in concreto non è nulla di buono per le nostre comunità. Il caso specifico dell’ospedale Merlo di La Maddalena merita un’approfondita interpretazione che va ben oltre le dichiarazioni trionfalistiche dei politici sulla stampa. Si tratta di un’opera di equilibrismo ipocrita, davvero indecente e grave.
Ieri, 4 luglio, La Nuova Sardegna ha riportato: “Il Futuro della Sanità. Rete ospedaliera, primo Sì. I punti nascita salvi” e L’Unione Sarda “Salve le strutture dei piccoli centri e delle zone di montagna. Pigliaru: «Modifiche migliorative» Rete ospedaliera, riforma a un passo. Via libera dalla commissione: la legge in Aula entro metà settembre…
Purtroppo per i non addetti ai lavori è facile cadere nella trappola della demagogia e del linguaggio ambiguo di una certa Politica.
Secondo il Nuovo Assetto della Rete Ospedaliera, l’ospedale Merlo è definito “Stabilimento di sede disagiata e Ospedale di Comunità”. Prevede un Pronto Soccorso h24. Punti nascita “zero”, Pediatria “zero”, Rianimazione “zero”, “Camera iperbarica “zero”. Dominano i tagli.
Sono previsti 20 posti di medicina d’urgenza e si parla vagamente di “chirurgia” senza specificare nulla. Chirurgia a bassa intensità di cura, quindi fortemente ridimensionata: Week Surgery con ricoveri dal lunedì al venerdì mattina e Day Surgery, interventi con dimissione in giornata.
E’ grave che l’ospedale Merlo sia privato della Rianimazione, servizio fondamentale ai fini della gestione completa dell’emergenza e non solo. Come si possono garantire le urgenze di “livello superiore” anche chirurgiche? Il paziente deve essere trattato all’interno dell’ospedale Merlo? Deve essere trasferito in altra struttura? Chi lo porta e chi lo accompagna visto che il Decreto non specifica nulla?
Viene detto che a garanzia delle urgenze sia disponibile l’elisoccorso, un servizio attualmente svolto dai VVFF grazie ad una convenzione. Da quanto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea, risulta un bando di gara da quasi 93 milioni di euro per l’affidamento del servizio di elisoccorso in Sardegna per otto anni: operazione in odore di privatizzazione.
Ma al di là dei costi e dei tempi anche tecnici, prima che l’elicottero si levi in volo, va ribadito che l’elisoccorso è fortemente legato alle condizioni metereologiche. Ci sono stati già casi in cui questo mezzo non abbia volato proprio per condizioni meto avverse. Parrebbe pure che questi elicotteri, a differenza di quelli militari, non siano abilitati al volo notturno.
In queste “modifiche” spacciate dai politici come “migliorative”, non vengono prese minimamente in considerazione le “urgenze concomitanti tempo-dipendenti”.
Sulla questione del Punto nascita, categoricamente chiuso, regna la confusione e uno spregevole inganno. Si sono inventati il cosiddetto “Percorso nascite” nel quale sarebbe anche possibile partorire, come riportato ieri 4 agosto anche dalla Nuova Sardegna. E’ un sotterfugio su cui è necessario fare chiarezza. Si tratta di uno spazio assai generico, all’interno dell’ospedale, dove seguire le donne in gravidanza. Di fatto è ciò che si fa in un normale consultorio. Ma visto che in questo strano “Percorso” sarebbe possibile partorire, va esplicitato dove verranno gestiti la puerpera e il neonato. Non è che verranno trasferiti a Olbia dopo il parto, così come è già avvenuto?
Sempre secondo quanto riportato nell’articolo della Nuova Sardegna se la gravidanza si prevede complicata la donna deve andare all’ospedale di Olbia.
Ma cosa succede se un parto programmato come fisiologico si complica nel corso del travaglio e necessita di un trattamento chirurgico d’urgenza? Verrà forse usata quella sala operatoria prevista per le urgenze chirurgiche e che diventa in questo caso totipotente? E chi interviene chirurgicamente? Il chirurgo di turno? Il ginecologo? Anche questo non è dato sapere.
A tal punto merita una riflessione il parere di un consigliere del Pd (fra l’altro è un medico): “Questo ddl rappresenta un nuovo approccio culturale alla salute: saranno appunto le reti di ospedali ad affrontare la complessità crescente della domanda clinica e non più le singole strutture, dove tutti fanno tutto”.
L’onorevole non spiega bene il concetto di “nuovo approccio culturale”, forse si riferisce ai tagli e alla privatizzazione?
Hanno detto che l’ospedale Merlo è un Ospedale di Comunità.
Che cos’è un Ospedale di Comunità?
“Standard ospedalieri. Il regolamento in Gazzetta. Arrivano gli “ospedali di comunità” gestiti dagli infermieri e le grandi reti per patologia. L’Ospedale di Comunità, al quale è affidato il compito di “interfacciarsi” con l’ospedale ordinario per la presa in carico di interventi sanitari potenzialmente erogabili a domicilio ma che necessitano del ricovero per impedimenti di varia natura (logistici o familiari) ad essere erogate a casa del paziente. Questi ospedali saranno gestiti dagli infermieri, avranno dai 15 ai 20 posti letto e l’assistenza medica sarà assicurata da medici di medicina generale o pediatri o da altri medici dipendenti o convenzionati con il SSN secondo modalità scelte localmente. A livello gestionale questi ospedali faranno capo ai distretti sanitari”.
E’ palese che un Ospedale di Comunità non può essere considerato un normale ospedale, secondo i canoni riconosciuti a livello internazionale.
Altra grande beffa è la chiusura della Camera iperbarica, in spregio all’intensissima attività subacquea e al Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, un habitat di richiamo internazionale e dove il rischio di incidente è altissimo. Ebbene, il savoiardo Moirano, super-manager della neonata Asl Unica, sopprime l’iperbarica mentre dall’altra parte della Sardegna, l’ospedale Marino di Cagliari deve far fronte anche alle emergenze del nord. Naturalmente dalla tempestività dell’intervento dipenderà la vita del subacqueo. E’ inquietante che un presidio così indispensabile non sia operativo nell’Arcipelago di La Maddalena.
Va anche precisato che l’ospedale Marino di Cagliari è nella lista dei presidi ospedalieri da declassare.
In questa atmosfera di tagli sugli ospedali pubblici sardi, se è vero che devono rastrellare 58 milioni di euro all’anno per dieci anni, da destinare al Mater Olbia, è anche vero che non si può privare La Maddalena della Camera iperbarica, sempre che non ci siano progetti privati pronti a sostituire quella dell’ospedale pubblico.
C’è da chiedere ad ogni singolo consigliere di tutte le forze politiche rappresentate nel Consiglio della Regione Autonoma e a tutti i membri della Commissione Sanità dei vari schieramenti, nessuno escluso, come abbiano potuto firmare all’unanimità un emendamento ingannevole per una legge truffa.
Come possano con l’uso efficace della stampa tradire gli elettori e prendersi gioco delle esigenze dei nostri territori.
Queste non erano le aspettative dei sardi quando li hanno eletti per essere rappresentati.
Queste sono solo alcune delle osservazioni su cui a mio avviso c’è poco da rallegrarsi.
Invito gli amici di La Maddalena, impegnati nella lotta per la tutela e il potenziamento dell’ospedale Paolo Merlo, a interagire e far parte della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica che con le sue lotte e le sue iniziative sta contribuendo a denunciare e smascherare questa truffa istituzionale sulla Sanità. Sono a disposizione per ogni tipo di chiarimento e per eventuali iniziative comuni.
Claudia Zuncheddu
Unione Sarda 08-08-2017
Sulla questione è intervenuta anche Claudia Zuncheddu, portavoce della Rete della sanità pubblica, critica sulla mancanza della rianimazione nel presidio maddalenino.
«È un servizio fondamentale per la gestione completa dell’emergenza», dice Zuncheddu, che si sofferma sulla situazione attuale del servizio di elisoccorso che a prescindere dai dettagli tecnici sul bando «è comunque fortemente legato alle condizioni metereologiche e pare che gli elicotteri previsti, a differenza di quelli militari, non siano abilitati al volo notturno
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