Sull’importazione di rifiuti (il percolato siciliano a Olbia): la Sardegna non è una discarica! la RAS vigili e agisca su chi viola le Leggi
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Interrogazione Zuncheddu con richiesta di risposta scritta in merito alla importazione di tonnellate di percolato provenienti dalla discarica di Bellolampo in Sicilia e dirette verso il porto di Olbia per essere smaltite in Sardegna
– dalla stampa degli ultimi giorni, ed in particolare in quella del 22/04/2013, viene confermato che è ancora aperto il caso dell’importazione in Sardegna di 40.000 tonnellate di percolato provenienti dalla discarica di Bellolampo, alla periferia di Palermo, in Sicilia;
– tutto ciò, nonostante le proteste da parte di cittadini e amministratori sardi, in particolare dello stesso Sindaco di Olbia, attraverso una specifica ordinanza, e della terza Commissione Consiliare del Comune di Obia che, infatti, hanno assunto una posizione inequivocabilmente contraria all’ importazione, al transito e al trattamento di rifiuti extraregionali;
– da quanto si è appreso negli ultimi giorni, infatti, il TAR ha accolto il ricorso della società Paradivi di Catania per lo smaltimento in Sardegna delle 40mila tonnellate di percolato provenienti dalla discarica Bellolampo di Palermo, la cui “emergenza rifiuti” sarebbe di difficile gestione da parte della Regione Sicilia e per tale motivo destinati alle discariche sarde;
– non devono essere dimenticati i sempre più frequenti casi di allarme per l’importazione da oltre Tirreno di rifiuti tossici e radioattivi nell’isola, come per esempio quello delle 70 mila tonnellate di scorie contenenti Isotopo radioattivo Cesio 137 arrivati a Portovesme nel Gennaio 2011sottoforma di fumi di acciaierie dall’Alfa Acciai di Brescia, dopo aver viaggiato indisturbati per mezza Italia, superando anche i controlli portuali;
– inoltre, in merito alle discariche del Nord Sardegna non va dimenticata la difficile gestione di siti come quelli di Spiritu Santu o quelli di Scala Erre e Canaglia, già oggetto di irregolarità nelle procedure dello smaltimento dei rifiuti provenienti dagli insediamenti militari di La Maddalena e dei lavori dei cosiddetti Grandi Eventi per il G8 (tutt’ora oggetto di procedimenti penali in corso);
– proprio in merito ai precedenti di mancata applicazione di controlli e di mancato rispetto della normativa vigente in materia di trasporto e smaltimento di rifiuti in Sardegna, il caso in oggetto ha suscitato forti perplessità fra i cittadini sardi e tra diversi amministratori in quanto “la regolarità dell’attività tecnica amministrativa” sarebbe stata “autonomamente compiuta” dal responsabile tecnico del Consorzio Industriale provinciale del Nord est Sardegna (Cipnes), come dichiarato dallo stesso in una nota nei giorni scorsi che attesterebbe che il percolato in arrivo dalla Sicilia sarebbe stato classificato come “rifiuto speciale non pericoloso”;
– in quanto tale, questi rifiuti sarebbero soggetti alle restrizioni previste dall’art. 6, comma 19, della Legge della RAS del 24 aprile 2001, n. 6, che impone il «divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna, rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale» sulla base di quanto stabilito dalla sentenza n° 12 della Corte Costituzionale del gennaio 2007, che ribadisce per tali rifiuti il principio di autosufficienza territoriale come stabilito dall’art. 182 comma 5 del Dlgs 152 del 2006, e già in passato affermato anche dall’art. 5 comma 5 del Dlgs n° 22 del 1997;
Sottolineato che
– nonostante le apparenti rassicurazioni date dal Cipnes e dalla Società siciliana, alla luce delle numerose irregolarità segnalate e denunciate in Sardegna negli ultimi tempi, sarebbe opportuno che le autorità competenti confermino la natura di tali rifiuti e ne autorizzino lo smaltimento anche a fronte di quanto previsto dai suddetti riferimenti normativi;
– come già sottolineato dalla Commissione del comune di Olbia, l’importazione di tali rifiuti può comportare non solo potenziali rischi per l’ambiente e per la salute dell’uomo, ma anche gravi ricadute in termini economici, a maggior ragione se si considera la forte incidenza della miticoltura e della pesca nell’economia olbiese, nonché la coincidenza dell’arrivo di tali rifiuti proprio con l’inizio della stagione turistica, che in tempi di crisi come quello che attraversiamo, sarebbe fortemente compromessa anche solo dalla “pubblicizzazione dell’arrivo in città di 40.000 tonnellate di rifiuti da oltre mare”;
– inoltre, è da ritenersi alquanto inaccettabile il fatto che si mettano a rischio l’ambiente, l’economia locale e la salute degli stessi cittadini per un contratto come quello stipulato fra la società Paradivi Servizi, di Catania, e il Cipnes Consorzio Industriale provinciale del Nord-Est Sardegna che le 40.000 tonnellate di percolato extraregionale siano smaltite in Sardegna dietro un corrispettivo di ben 1.000.000 di Euro;
Tutto ciò premesso,
si interroga il Presidente della RAS, l’Assessore alla Difesa dell’Ambiente, l’Assessore alla Sanità e
tutti gli Assessori competenti per sapere
– quali iniziative abbiano intrapreso per gestire la risoluzione della difficile situazione venutasi a creare fra il Cipnes e il Sindaco e la Giunta di Olbia che si sono opposti alla importazione e allo smaltimento del percolato e di qualsiasi rifiuto extraregionale in arrivo in Sardegna;
– se abbiano provveduto a verificare che i controlli e le procedure seguiti dal Cipnes siano conformi al Piano Regionale per i Rifiuti e a quanto stabilito relativamente al principio di autosufficienza territoriale dall’art. 182 comma 5 del Dlgs 152 del 2006, e già in passato affermato anche dall’art. 5 comma 5 del Dlgs n° 22 del 199
– se abbiano altresì provveduto a verificare se i rifiuti come descritti a CER 19 07 03 sono soggetti alla restrizione dell’art. 6, comma 19, della legge della Regione Sardegna 24 aprile 2001, n. 6, che impone il «divieto di trasportare, stoccare, conferire, trattare o smaltire, nel territorio della Sardegna, rifiuti, comunque classificati, di origine extraregionale» e come già ribadito dalla Corte Costituzionale;
– se abbiano intrapreso iniziative mirate ad impedire che il caso in oggetto rappresenti un ulteriore precedente di non poco conto che possa ridurre la Sardegna a discarica per i rifiuti provenienti dalle regioni di oltre Tirreno.
Cagliari, 26/04/2013
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