Sulla privatizzazione della Società Tirrenia
Consiglio Regionale
12/04/2011
Mozione n° 124 Sulla privatizzazione della Società Tirrenia
E’ desolante affrontare in Aula un tema strategico di tale importanza per lo sviluppo economico della Sardegna in assenza del Presidente Cappellacci, sempre più assente dal Consiglio e sempre più distante dai bisogni dei sardi; così come è assente la Giunta ad esclusione dell’assessore Solinas che a questo punto ringrazio, così come ringrazio la Presidente Lombardo.
Sulla questione Tirrenia, di fatto si è scelta una formula di privatizzazione attraverso bandi regolati da leggi europee, Leggi che andrebbero viste nei particolari per creare situazioni di vantaggio per la Sardegna e non di nuove sudditanze.
Probabilmente questa impostazione fino ad oggi è stata limitante e perdente, in questo caso, per i sardi, per chi viene in Sardegna (uomini e merci), per lo sviluppo economico imprenditoriale e sociale della nostra terra.
La Regione Sardegna avrebbe fatto bene, non da oggi, a mettere in campo risorse e idee per una cordata di imprese pubblico-private con forte prevalenza pubblica per la costituzione e la gestione di una flotta sarda indispensabile per spezzare i monopoli e servitù sull’insularità e il trasporto.
Questo non si è fatto in questo senso. I rincari dei prezzi sono l’effetto della costituzione di un cartello monopolistico che in qualsiasi momento potrebbe controllare l’economia turistica delle persone e delle merci e servizi per e dalla Sardegna.
Ripensando alla flotta bisogna ripensare alla dislocazione dei porti visto che il sud è fortemente penalizzato rispetto a nord.
Purtroppo si sono sposate, in modo acritico, le privatizzazioni come se fossero l’unica soluzione ai traffici marittimi e aerei con le isole.
Ci sono settori dell’economia sarda che hanno una valenza strategica che va oltre il mero interesse della Compagnia privata. Il caso Tirrenia, con la sua gestione dissennata e penalizzante per noi sardi, ne rappresenta un esempio in quanto i servizi marittimi per persone e cose da/e per la Sardegna rappresentano per noi sardi, e quindi anche per i “ras”, un interesse strategico che sta alla base da oltre un secolo dei problemi di sviluppo e servizi per la Sardegna e il suo popolo.
L’interesse pubblico, quindi della collettività, non si addice all’interesse privato poiché in quanto tale produce ricchezza solo per esso, al contrario del pubblico che deve produrre occasioni di ricchezza e quindi di servizi per tutta la collettività.
I servizi pubblici non possono essere privatizzati totalmente. Ciò che sta accadendo è il frutto di decenni di privatizzazioni di servizi e di beni pubblici, come ad esempio l’acqua, che ha visto come unico risultato l’aumento delle tariffe e un servizio sempre più scadente.
Quando c’è in ballo un interesse nazionale e comunque un bene che eroga servizi collettivi, quindi pubblico, questo bene pubblico dev’essere gestito e orientato in maniera forte dall’Ente Pubblico, in questo caso la RAS, che è l’unica preposta per sua natura a salvaguardare l’interesse collettivo e non quello del singolo.
E’ tempo e ora di creare una flotta sarda gestita e orientata a maggioranza dall’Ente pubblico sardo e quindi da un “ente nazionale sardo” che segue un “interesse nazionale sardo”, quindi l’interesse di tutti i sardi siano essi operai, contadini, pastori, imprenditori, operatori turistici etc. e che persegua con ciò un interesse primario per un nostro sviluppo autonomo.
E’ tempo di Sovranità.
Allora sì, in una situazione del genere con una flotta sarda “pubblico-privata”, orientata dall’interesse collettivo potremo veramente risolvere i problemi della mobilità di passeggeri e merci, creando con ciò ricchezza per tutta la collettività e non essere ricattati volta per volta da cordate private il cui unico interesse è il “Profitto” (così come deve essere per il privato).
Prima incomincia a ragionare in questi termini e a creare strutture economiche e giuridiche per varare la flotta sarda e prima si incomincerà ad essere liberi, autonomi, sovrani e indipendenti.
Questo si che sarebbe un bel modo per creare occupazione in Sardegna e non per scatenare guerre fra poveri. L’Autonomia non si fa a colpi di percentuali di napoletani, siciliani e sardi a servizio della Tirrenia o di chi la vorrebbe rilevare per due soldi.
Avrei voluto chiedere al Presidente Cappellacci di farsi sì che il popolo sardo applichi forme di autonomia e di Sovranità sul grande tema oggi dei trasposti marittimi e domani aerei, che sono alla base della nostra indipendenza economica e politica.
Basta con la politica dei piagnistei, delle occasioni perdute e dei governi amici.
La RAS e noi sardi dobbiamo prendere in mano questo settore strategico per tutta la nostra economia e con esso e su di esso creare occupazione a tutti i livelli (portualità, imprenditoria, servizi manutenzioni, turismo a prezzi da noi concordati e accessibili a tutte le tasche etc. etc).
Tutto questo è possibile subito, se si ha una reale e autonoma volontà politica. Questa è la sfida per tutta la classe politica sarda che a parole dice di essere, per sua dichiarazione, almeno autonomista e quindi slegata dai poteri forti italiani e solidale con gli interessi della Nazione Sarda.
Non bisogna aver paura di guardare con nuovi occhi alle altre sponde del Mediterraneo. Di fronte alla nascente comunità economica del Mediterraneo, rischiamo ancora una volta di perdere un’opportunità e di arrivare in ritardo.
Agli inizi del 900, i traffici con tutto il Magreb erano fiorenti per le nostre comunità. Oggi non esiste nessuna linea marittima che toccando i porti sardi colleghi le due sponde del Mediterraneo.
Per andare al sud, noi dobbiamo prima andare a nord, allungando i tempi e negando mercati e sviluppo che storicamente hanno portato scambi culturali e ricchezza. Ovviamente tutto ciò acuisce la condizione di dominio e di isolamento.
Così facendo non costruiremo nessuna opportunità di cooperazione e tanto meno di pace e di solidarietà con i popoli frontalieri del Mediterraneo.
Claudia Zuncheddu
Consigliera Regionale
Indipendetistas
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