Sulla nomina del dott. Lorefice ad Amministratore Unico della Carbosulcis
Il casus belli all’interno della Maggioranza nel Consiglio della RAS
Seduta del 12/06/2012
Tracce dell’intervento della consigliera di SardignaLibera
Sulla “questione Lorefice”, non basta il ripensamento tardivo e le sue dimissioni agevolate da fatti giudiziari (come appreso dalla stampa in queste ore) per chiudere il caso, per cui spero che oggi Presidente, lei e la sua Giunta abbia trovato le condizioni politiche e psicologiche ottimali, per relazione in Aula sulla nomina, di Lorefice ad Amministratore Unico della Carbosulcis: un incarico con molte ombre a partire dal metodo di selezione da lei adottato. Un metodo “nepotista e clientelare” che privilegia chi ha come unica referenza e titolo l’appartenenza al suo enclave politico, con ciò sacrificando ed escludendo professionalità e intelligenze che la Sardegna e quel territorio esprimono e che sono indispensabili per una ripresa economica del Sulcis. Ma questo è tempo di lauree brevi e di titoli di studio sospetti che arrivano via internet, in nave e in aereo e che sicuramente non premiano le professionalità e le competenze.
Presidente, lei che spesso ha la “firma veloce” e che ama far presente che lei non sta chiuso nei palazzi ma è fuori per accorgersi di quello che avviene nei territori sardi, e visto che parliamo di Sulcis-iglesiente, le faccio presente che la Riforma per il rilancio del Parco Geominerario, sollecitato dalle popolazioni locali che vantano purtroppo il primato di disoccupazione in Sardegna, e che sicuramente sia per gli investimenti pubblici già fatti, sia per le aspettative di occupazione e per la prospettiva che il Parco può essere concretamente il volano di una nuova economia del territorio, attendono per poter decollare, solamente la sua firma. A tutti è noto il patrimonio di inestimabile valore, storico, ambientale, culturale e sociale che questo progetto, riconosciuto dall’UNESCO, rappresenta per la memoria dei sardi e per una concreta prospettiva di occupazione per le popolazioni locali, a partire dai giovani disoccupati, spesso laureati e portatori di grandi professionalità,(…e spesso senza padrini). Presidente basta la firma che le lotte portate avanti in questi anni, dall’occupazione dei pozzi, all’attendamento di fronte a Villa Devoto, le chiedono. Una firma che sicuramente le farebbe onore anche perché lei giustamente ama ricordare le sue origini iglesienti.
Ma torniamo alle mozioni all’odg Sig Presidente, Lei spesso con la solita scusa di “inderogabili impegni istituzionali”, ha dimostrato un arrogante atteggiamento di scherno delle istituzioni, nella fattispecie il Consiglio, la Presidente e la Conferenza dei Capi-gruppo. Un atteggiamento che sicuramente in questo momento di forte crisi economica e sociale sarda, non contribuisce a creare un clima favorevole per affrontare e cercare di risolvere anche parzialmente il dramma occupazionale, la crisi delle imprese e delle famiglie sarde.
In questi atti del Presidente da “padre-padrone” della RAS, si intravedono chiaramente atti di “onnipotenza”, vedi il caso eclatante “Carbosulcis-Lorefice”, episodio con il quale il Presidente della RAS, interpreta la politica sarda, come sua “questione privata”, privilegiando il potere personale e spesso interessi estranei alla Sardegna. Il tutto sulla pelle dei sardi, con il silenzio-complice di gran parte della sua maggioranza e con l’abuso delle regole democratiche, in perfetta sintonia con i metodi del suo maestro (S. Berlusconi) .
Questi avvenimenti sono il frutto avvelenato della politica di questa maggioranza di CD impegnata in azioni e scelte politiche dal “sapore clientelare” e lontane dai problemi della Sardegna, eseguendo ordini esterni ed estranei e incapace a dare risposte concrete alla crisi delle imprese, allo strapotere delle banche che non sostengono le famiglie e ancor meno l’economia agro-pastorale e della pesca già in una crisi strutturale.
Da questa situazione e da una politica sempre più asservita a interessi estranei ai sardi, nasce l’arroganza politica del Presidente e della sua Giunta, ovviamente supportata da gran parte della sua maggioranza e da alcuni tentennamenti dell’opposizione.
Questo sistema spartitorio, di cui gli Enti Regionali sono un “ricco pascolo” che si è consolidato trasversalmente negli anni dell’Autonomia, permette oggi al Presidente Cappellacci di usare con disinvoltura il potere politico come se lui fosse il “padrone delle ferriere”.
Il Presidente in questi tre anni di “assenza ingiustificata”, si è reso responsabile di uno scollamento istituzionale ormai insanabile. La totale mancanza di confronto dialettico che sta alla base dei processi democratici, all’interno della massima istituzione sarda, è stata una anomalia che ha creato forti squilibri istituzionali in un momento in cui, la Sardegna sempre più piegata da una crisi economica e sociale devastante, necessitava di un supporto politico sardo ben più solido, in modo da poter essere una controparte allo strapotere dello Stato italiano che non riconosce a noi sardi i diritti più elementari, a partire dalla Vertenza sulle Entrate, Trasporti etc.etc.
Le emergenze occupazionali in Sardegna hanno bisogno di risposte certe e concrete, così come alle nostre istituzioni democratiche bisogna restituire decoro, affidabilità, autorevolezza e principalmente Trasparenza e Legalità nelle scelte politiche, …visto che stiamo navigando in acque torbide Presidente! Questo è il compito della classe politica sarda nella sua interezza e nei diversi ruoli interpretati: maggioranza e opposizione.
Concludo con una riflessione politica sul fallimento di questa maggioranza di CD di cui il Presidente Cappellacci è il leader: “Non è sufficiente un richiamo alle elezioni anticipate, (richiesta comunque da me sottoscritta in tempi non sospetti) o la richiesta di dimissioni del Presidente e della sua maggioranza, ma per tutte quelle forze politiche, che hanno a cuore primariamente gli interessi dei sardi, per una soluzione della crisi che non distrugga la coesione sociale, che non dissolva l’economia, le imprese e le famiglie, si pone con priorità il problema della costruzione di un progetto politico che veda nel superamento dell’Autonomia Regionale, nella costruzione di un percorso di difesa dei diritti dei sardi, di prosperità e Autogoverno.
Vorrei anche chiedere al Presidente Cappellacci, se nei suoi impegni fuori dall’Aula, o fuori da questo “pollaio”, come lui avrebbe definito il Consiglio Regionale, che cosa ne è stato delle mie sollecitazioni ripetute perché si costituisse parte civile al Processo di Perugia, contro la c.d. giornalisticamente “cricca” per la questione del G8 alla Maddalena. Il 23 Aprile a Perugia erano presenti tutte le regioni che hanno subito dei danni, tutti tranne le rappresentanze sarde che difendessero gli interessi dei sardi.
Per fortuna, il processo è stato rinviato a settembre. Presidente si dia da fare!
Claudia Zuncheddu
Consigliera regionale SardignaLibera
Commenti