Sulla difesa della legge 194
“Sa vida in su coile, in sa bidda e in sa domu”
veniva vissuta all’insegna del rispetto.
“Cussu chi anda beni a tie, anda bene a mime”
Erano queste le relazioni su cui poggiavano i rapporti all’interno della coppia nella cultura sarda pastorale. Il rispetto paritario come esempio di grande civiltà.
Sugli attacchi alla Legge 194
EST’ORA DE D’ACCABBAI
Tra bigotti e l’ipocrisia di chi vuole “salvare la vita”
(forse politica di se stesso nelle maglie ricche e dorate delle istituzioni politiche)
Il livello di civiltà di una società si misura dal rispetto dell’identità di genere.
Il pesante segnale di inciviltà innescato dal clero con le sue crociate contro la Legge 194 oltre che un’offensiva contro le donne, di fatto è un’ingerenza politica gravissima dello Stato Vaticano negli affari interni dello Stato Italiano.
Ma c’è chi pure supporta la crociata faccendone il proprio cavallo di battaglia nella campagna elettorale per il Parlamento Italiano.
Tutto avviene in perfetta sintonia con le esigenze della globalizzazione, per la quale la donna dev’essere “consumatrice” e allo stesso tempo “oggetto di consumo”, nulla di più.
Dov’è la voce laica dei progressisti per la difesa della 194?
La legge non si tocca se non per migliorarne l’applicazione, essa è parte integrante del diritto all’autodeterminazione delle donne. E’ una questione di civiltà.
Così come è una questione di civiltà eliminare l’obiezione di coscienza che impedisce alle donne l’applicazione del diritto, etc. etc.
Una visitina storica ai diritti della donna contemplati dalla Carta Delogu e a Eleonora d’Arborea consentirebbe a tanti di capire cos’è l’emancipazione e l’evoluzione degli uomini.
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