Sull’“apartheid” di genere a Roma come in Sardegna
Ieri in Parlamento si è assistito all’ennesima beffa messa in scena ai danni di noi donne, negando con un voto segreto il diritto ad una equa rappresentanza di genere, sotto qualsiasi forma tecnica.
Ciò è avvenuto grazie all’accordo fatto dal “nuovo Mattei Renzi” e dal “vecchio, ma sempre nuovo Berlusconi”, per il centro destra e per Forza Italia. Se il PD avesse voluto con l’ausilio dei voti di Sel, che giura di non aver votato contro, qualsiasi opzione delle tre presentate sulle quote, sarebbe passata a maggioranza. Ma ciò non è avvenuto.
Matteo Renzi e la sua maggioranza del PD, come Pinocchio, sono avvezzi alle bugie, infatti, sbandierano al vento la perfetta parità di genere nelle istituzioni, ma se andiamo a vedere i sottosegretari del suo Governo, su 45 solo 9 sono donne.
Del resto come ci si può fidare delle promesse di uno che dice che il PD rispetterà scrupolosamente l’alternanza fra donne uomini nelle liste, quando solo 20 giorni fa, il buon Renzi diceva a Letta di star tranquillo in quanto lui non aveva alcuna ambizione per la Presidente del Consiglio, ma voleva fare solo il segretario del PD.
Questa beffa ignobile, avvenuta a Roma non è una novità per noi donne sarde, visto che la Sardegna è spesso avanguardia nel produrre leggi lesive per i sardi. La Legge elettorale concordata in modo trasversale tra PD e PDL e votata a maggioranza, con i suoi sbarramenti (10% per le coalizioni e 5% per le liste singole) è un pasticcio legislativo che mira a privilegiare il bipolarismo italiano, la sua evoluzione verso il bi-partitismo perfetto e l’oligarchia, con l’esclusione delle minoranze politiche, che si vogliono presentare fuori dai blocchi italiani. Inoltre la Legge sarda, maschile e maschilista, nega in modo perverso il diritto di rappresentanza democratica alle donne. La doppia preferenza di genere, fra l’altro non obbligatoria, è stata bocciata in modo bipartisan con il voto segreto, richiesto da un consigliere di centro destra, poi arrestato per gli scandali dei fondi ai Gruppi.
La grande beffa è che il muretto a secco, costruito dal “coraggioso” consigliere di centro destra, ha consentito a numerosi “mezzi uomini” di tutte le parti politiche di nascondersi per agire in modo vile.
Il consigliere costruttore del muretto a secco, stizzito per le dichiarazioni false dei suoi colleghi alla stampa, sull’esigenza democratica della doppia preferenza di genere, minacciò che avrebbe reso pubblici i nomi dei numerosi consiglieri che fecero pressioni su di lui, sollecitandolo a chiedere il voto segreto.
La Legge sarda che discrimina ed esclude, nonostante la sua incostituzionalità e la violazione dello Statuto Speciale di Autonomia, è stata sperimentata alle recenti elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale, con 4 donne elette su 60 consiglieri. Così come ha escluso chi non sta nei blocchi italiani, come le liste di Sardegna Possibile nonostante la candidata alla presidenza Michela Murgia, abbia riportato 70.000 voti, privando di rappresentanza una parte importante della società sarda. Oggi nel Parlamento italiano la beffa si consuma a cavallo dell’8 marzo…
Claudia Zuncheddu
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