Sosteniamo la lotta del Movimento Artigiani e Commercianti Liberi
Manifesto la mia solidarietà al Movimento Artigiani e Commercianti liberi, che con un gesto estremo ha occupato la sede della Provincia Carbonia Iglesias. Quest’occupazione manifesta ancora una volta il grave stato di crisi di tutta l’economia del Sulcis, una crisi aggravata dalle vessazioni usuraie di Equitalia che con le sue azioni di pignoramento, ganasce fiscali, messa all’asta di imprese, abitazioni e beni strumentali, sta condannando migliaia di attività economiche ad una rovinosa chiusura e a un avvenire di povertà e di disperazione per migliaia di famiglie sarde.
E’ ora che le amministrazioni pubbliche rompano gli indugi e passino dalle parole ai fatti, estromettendo immediatamente dalla riscossione dei propri tributi comunali, provinciali e regionali, gli Uffici di Equitalia, dando così un segno concreto di dissenso da questa aggressione fiscale portata alle imprese che sicuramente vogliono pagare il dovuto.
Ancora una volta Equitalia è la lunga mano della rapina coloniale perpetuata dallo Stato italiano e dal suo “fisco usuraio” in Sardegna.
La Regione Sardegna deve far propria la richiesta di applicazione dell’Art 51 dello Statuto Speciale, il riconoscimento dello stato di crisi, e deve rendere conto ai sardi di che cosa ha fatto in questi ultimi mesi per sostenere concretamente la battaglia di fronte all’attacco degli strozzini di Equitalia e delle banche.
Ribadiamo che la RAS deve dotarsi, come previsto dallo Statuto speciale di Autonomia, di un Ufficio proprio delle Entrate. L’Ufficio Sardo delle Entrate, non solo garantirebbe ai sardi i denari dovuti da parte del governo italiano (vedi Vertenza sulle Entrate dovute e mai erogate ai sardi da parte dello Stato italiano), ma permetterebbe una equa riscossione in loco e una gestione locale controllata dai sardi con maggiore trasparenza ed equità.
Il Movimento Artigiani e Commercianti liberi non è un movimento di evasori così come lo vogliono far passare, ma è l’ossatura dell’economia sarda di fronte al fallimento della grande industria che ha dilapidato migliaia di miliardi di risorse pubbliche sarde, con la promessa di occupazione, trasformata poi in ricatto sui posti di lavoro e conclusasi oggi con la chiusura dei siti industriali e l’avvelenamento del territorio, dell’ambiente e dei cittadini.
La situazione economica, sociale e ambientale del Sulcis è il drammatico risultato di queste politiche di rapina ai danni dei sardi. Oltre che la difesa dei posti di lavoro attuali, l’unica prospettiva economica di sviluppo possibile, è quella delle bonifiche ambientali con la riconversione dei siti industriali in attività più in armonia con il territorio e il sostegno all’agricoltura, alla pastorizia, alle attività artigianali, al piccolo commercio e al turismo compatibile: attività già esistenti prima dell’industrializzazione forzata degli anni 60 e 70.
E’ ora di chiedere conti su come sono stati dilapidati, in 60 anni di Autonomia, i miliardi di finanziamenti pubblici di due “Piani di Rinascita”, quali ricchezze hanno prodotto per i sardi e i territori, e chi in concreto si è arricchito e con la connivenza di quali poteri.
Claudia Zuncheddu
Consigliere Regionale Indipendentista
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