Sito Unico scorie nucleari in Sardegna? Anche Obama gettò la spugna
Articolo di Claudia Zuncheddu pubblicato su “Il Manifesto Sardo” il 16-9-2017
Le scorie nucleari impossibili da smaltire, in tanti continuano a produrle e nessuno le vuole in casa. La Germania tentò una soluzione ma i fusti metallici perfettamente sigillati ed alloccati nelle viscere della terra, non tardarono ad erodersi con la fuoriuscita di sostanze radioattive tanto da renderne impossibile il recupero.
Gli Stati Uniti, per le scorie prodotte dalle oltre 100 centrali nucleari americane, già dall’82 ambivano alla realizzazione di un sito unico per lo stoccaggio permanente delle scorie. Il Dipartimento dell’Energia degli USA ebbe l’incarico e per l’ambizioso progetto fu creato il Nuclear Waste Fund, la tassa che i cittadini avrebbero pagato con la bolletta elettrica.
George Bush 15 anni fa firmò lo Yucca Mountain Development Act, il progetto per la creazione del sito lungo 80 Km ad una profondità di 300 Km, per lo stoccaggio di scorie che avrebbero conservato la radioattività per decine di migliaia di anni. Scelsero una zona desertica già compromessa da sperimentazioni nucleari, idearono contenitori in lega di acciaio e titanio per prevenire eventuali infiltrazioni di umidità, i geologi parlavano di almeno mezzo milione di anni prima che quella montagna potesse subire scombussolamenti.
Quale migliore occasione? Si, ma solo apparente. Non esiste alcuna sede sicura nel pianeta e per questo è superfluo e fuorviante soffermarsi sul concetto di compatibilità ed incompatibilità della Sardegna ad accogliere il sito.
Per la Comunità scientifica non esistono soluzioni sicure per quelle scorie la cui radioattività non è controllabile. Dopo tanti tentativi, fu il presidente Obama a gettare la spugna bloccando i fondi per bloccare il progetto dello Yucca Mountain.
Dal No di Obama al sito radioattivo nei deserti americani al No dei sardi al sito unico delle scorie (italiane) in Sardegna.
La scienza indipendente e l’esperienza tedesca ed americana insegnano che non c’è sicurezza che tenga, ancor meno nei fragili equilibri della nostra Terra. La forte militarizzazione dei territori, la bassa concentrazione demografica con 1.560.000 abitanti (contro i 1500 di un centro abitato ad una cinquantina di Km dallo Yucca Mountain), le valutazioni superficiali sulla stabilità geologica, non sono da considerarsi elementi favorevoli all’installazione del mostro radioattivo in Sardegna. Il problema reale è politico.
Se per lo Yucca Mountain, apparentemente sede perfetta per un sito radioattivo, con finanziamenti di portata inimmaginabile per l’installazione e la messa in sicurezza del sito, si è arrivati alla conclusione che non esistono deserti né siti geologicamente stabili per stoccare scorie radioattive, noi sardi ci chiediamo: perché l’Italia ha ipotizzato che l’Isola di Sardegna possa essere luogo sicuro?
- problema politico, risposta politica: la Sardegna non è il deserto dell’Italia oltre il mare, lontana dagli occhi e dal cuore dei suoi governi. E’ una terra abitata da millenni da un popolo che ha il diritto naturale di decidere in casa propria ed i sardi al 97% hanno espresso la netta contrarietà con il referendum consultivo del 2011.
La Sardegna è bersaglio di nuove scelte antipopolari. Sarà per le coincidenze astrali se a metà settembre avrebbero dovuto coincidere decisioni importanti che necessitavano della distrazione di massa per far passare in modo indolore ed inosservato la Legge Urbanistica, per il ritorno al far west per il cemento nei nostri territori (Legge bocciata a Roma), sia il Piano di riordino della rete ospedaliera sarda, che decreta la fine del Sistema Sanitario pubblico, Legge ispirata e voluta da Roma, rinviata in Consiglio Regionale a fine mese.
Visto che il riaffacciarsi del mostro radioattivo è un problema politico, non resta che interrogare la nostra classe dirigente:
Il Presidente Pigliaru e la sua Giunta hanno risposto al Governo italiano? Se SI che cosa si sono detti? Hanno presentato le osservazione di incompatibilità entro i termini? Hanno ribadito la legittimità del Referendum Consultivo e l’intenzione del popolo sardo ad opporsi con tutte le sue forze non solo all’installazione del sito radioattivo, ma perché la Sardegna esca una volta per tutte dai pensieri perversi della politica romana? Hanno detto che nella Terra sarda non c’è spazio per nessun sito nucleare?
Il problema del Sito unico delle scorie nucleari, che si tratti di una minaccia reale o di oggetto di distrazione di massa, rendere pubbliche le interlocuzioni tra Regione Sardegna ed il Governo italiano è un atto dovuto ai sardi ed un sano esercizio di democrazia.
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