Sanità: una Proposta di legge che ignora i problemi reali della Sanità Sarda
Proposta di legge inutile se non si affronta il problema principale della moralizzazione della sanità, fra delegittimazione delle Istituzioni predisposte, strapotere dei Direttori Generali, sperperi di danaro pubblico e clientelismo.
Disegno Legge n° 385/A della Giunta Su proposta dell’Assessore Regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale De Francisci
3/10/2012
Tracce del mio intervento
Per analizzare la situazione della Sanità sarda, oggi bisogna tornare alle Dichiarazioni Programmatiche del Presidente Cappellacci di oltre 3 anni fa, quando su questo tema sostenne di voler “coniugare gli aspetti di carattere sanitario con quelli di carattere finanziario”. Con preoccupazione gli chiesi se per caso intendesse privilegiare la sanità privata a discapito di quella pubblica. Da parte sua, allora non ci fu alcun chiarimento. La risposta oggi purtroppo è sotto gli occhi di tutti. La situazione sanitaria sarda, nell’erogazione dei servizi al cittadino è oggi allo sfascio e in totale abbandono. La politica poco lungimirante in questi anni ha visto impegnati Presidente e assessori in operazioni di smantellamento del Piano Sanitario Regionale, varato dopo decenni di attesa, dalla Giunta Soru.
La filosofia che guida questa maggioranza, per il Piano Sanitario Regionale, come per il Piano Paesaggistico è all’insegna della distruzione senza costruire un’alternativa credibile e adeguata alle esigenze. Questa Giunta non ha avuto la capacità di ripartire da tutto ciò che di buono era stato raggiunto dalla precedente Giunta (…e non che tutto fosse perfetto). L’intelligenza politica di chi governa si evince dalla volontà di costruire piani funzionali. L’imminente scadenza di questa legislatura rischia di lasciare la sanità in Sardegna fra le macerie delle incompiute, la mancanza di servizi e gli sprechi.
Mi sono oscure certe logiche. Cito alcuni esempi significativi del disordine che regna nella sanità sarda e da cui non possiamo prescindere quando si pensa di proporre il riordino con una Legge. Incominciamo dall’acquisto per la ASL 6 di Sanluri di un Tomografo (TAC), con 750 mila € di finanziamento pubblico ignorando, che un tomografo a 16 strati tecnologicamente avanzatissimo era stato acquistato pochi mesi prima e già serviva sufficientemente tutto il territorio. Non si capisce perché l’assessore, non avesse acquistato un’apparecchiatura per la RNM, complementare alla TAC, necessaria nella diagnostica precoce dei tumori nonché per abbattere i costi altissimi: circa un milione all’anno da pagare a strutture esterne cui si rivolgono i cittadini per questa indagine diagnostica. C’è da chiedersi se l’acquisto del doppione di TAC sia un caso isolato oppure no.
L’inesperienza dichiarata dall’Assessora De Francisci non fu di buon auspicio visto che la sua debolezza è stata da subito funzionale ad appetiti che contrastano con il diritto dei cittadini sardi ad una sanità equa e pubblica. La sanità con la Giunta Cappellacci si è prospettata subito come terreno fertile per clientele e potentati politici. La mancanza di controllo su un settore così sensibile, quindi la rinuncia al ruolo di controllo e di indirizzo da parte dell’Assessorato alla sanità, ha esitato con un progressivo aumento della spesa pubblica e una precipitazione della qualità del servizio al cittadino.
Tutto il settore della c.d. sanità pubblica finisce nelle grinfie di “padroni di turno”: emanazioni di correnti politiche di questa maggioranza. L’H. Brotzu primeggia vergognosamente per lo spreco di danaro pubblico in consulenze e collaborazioni esterne, per non parlare del dramma occupazionale del personale organico medico-infermieristico e dello scandalo dei contratti interinali; del far scadere le graduatorie degli Operatori-Socio- Sanitari, per assumere persone non idonee a discapito di personale qualificato. Compromettendo con ciò il buon andamento della pubblica amministrazione, con ulteriore sperpero di danaro pubblico e il crollo della qualità dell’assistenza ai cittadini. La violazione del diritto al lavoro dei tecnici già inseriti in graduatoria, è aggravata dal fatto che si tratta di lavoratori altamente qualificati e per la cui formazione la RAS ha già investito 7.600.000 €
Il degrado è una costante del sistema sanitario sardo. Le ASL diventano anch’esse strumenti di potere e di sperpero di danaro pubblico al servizio dei soliti noti. Intanto interviene la Giunta Regionale a riappianare il disavanzo, visto che chi sperpera è rigorosamente espressione di potentati politici ed economici.
La spesa della sanità privata sale in modo incontrollato, così come la spesa farmaceutica, che subì una forte contrazione con la precedente Giunta di CS, ora vanta un incremento tale da riportare la Sardegna in testa alle classifiche italiane per lo spreco di danaro pubblico e per la più bassa qualità dei servizi ai cittadini.
Agli “eventuali scettici” vorrei ricordare che proprio sulla questione della Sanità, con la Giunta Soru, il Governo di Berlusconi, riconoscendone i meriti, non annoverò la Sardegna fra le c.d. “Regioni canaglia”. Per la cattiva amministrazione in questi 3 anni e mezzo, il disavanzo è in forte crescita. Dai 265 milioni di € del 2009, si passa ai 273 milioni dell’anno successivo… e l’ascesa continua. Tutto questo avviene in modo ingiustificato vista la bassa qualità dei servizi, il crollo totale della prevenzione sia primaria che secondaria; l’abbandono della ricerca (a partire dalle c.d. “malattie rare” assai presenti in Sardegna); la dismissione di centri di eccellenza già ben citati dal collega Agus, a cui aggiungo il Centro per la procreazione assistita presso il Policlinico Città di Quartu. Il centro oltre che seguire numerose coppie sarde, richiamava numerose coppie da tutt’Italia e non solo, visto arrivavano persino dall’Irlanda. I due professionisti che adottavano tecniche d’avanguardia sono stati di fatto messi nella condizione di lasciare l’isola, costringendo le coppie sarde a continui viaggi, fuori dalla Sardegna, con costi elevati per la sanità e i cittadini; così come lo stato di abbandono dei cittadini che una volta dimessi dagli ospedali, vengono privati della continuità assistenziale, per la mancanza di un sistema di servizi territoriali coordinati con gli ospedali.
Bisogna ripristinare le funzioni dell’assessore alla sanità che non possono essere sostituite dalle figure di Direttori generali, spesso piazzati ai vertici della struttura sanitaria, ovviamente per espletare la propria tra virgolette “professionalità” in botteghe e clientele a danno dei servizi.
Oggi come se non bastasse, dietro la c.d. “ottimizzazione” si nascondono nuovi tagli alla spesa sanitaria con la riduzione dei posti letto e della mobilità del personale, come denuncia proprio in questi giorni con un comunicato, la Anaao. In esso inoltre si annuncia un l’imminente mobilitazione e sciopero da parte dei medici ospedalieri in totale dissenso con la politica dei tagli attuata dal governo italiano e accettata passivamente dalla RAS. Oggi non è possibile parlare di sanità senza affrontare il suo principale problema: il costo sanitario, che pagano totalmente i cittadini sia nella quantità, nella qualità e nel costo monetario. Ritengo doveroso affrontare il problema della spesa sanitaria prima di valutare e sottoscrivere i tagli che il governo italiano intende perseguire passando sopra a qualunque diritto dei cittadini sardi ancora una volta trattati come schiavi di una colonia.
In Sardegna l’offerta sanitaria ma anche la qualità della salute è peggiore rispetto ad altre regioni dello Stato italiano. Secondo il rapporto censis 2011, i principali fattori sono determinati dall’inquinamento ambientale. Per il 50,8% dei residenti del Mezzogiorno la qualità dei servizi sanitari è inadeguata (contro il 26,9% della media italiana). La sanità sarda necessita di un Piano che preveda i cambiamenti radicali legati all’invecchiamento della popolazione. Si tratta di trasformazioni che inevitabilmente e in modo drastico imporranno modifiche dell’assetto dell’offerta sanitaria, invertendo la tendenza degli standard.
La spesa per gli anziani non autosufficienti rimane la spesa maggiormente incomprimibile per le nostre famiglie. Tutto ciò perché l’assistenza è già carente, la società invecchia e aumentano i bisogni. Paradossalmente la Manovra di stabilità del 2011 del governo italiano ha cancellato il fondo di 400 milioni precedentemente stanziato per il fondo nazionale specifico. I tagli e i nuovi ticket che si nascondono dietro la politica delle c.d.“ottimizzazioni” non saranno sostenibili.
Purtroppo resta il nodo della “spesa sanitaria” fortemente influenzata dalla corruzione e da un processo di privatizzazione della sanità che sta portando giorno dopo giorno a un deperimento della quantità e della qualità delle prestazioni del servizio pubblico. Le nostre istituzioni regionali deputate al controllo e agli indirizzi della sanità, deboli e delegittimate, devono riprendere in mano le redini di un settore di tale importanza, se si vuole salvare il salvabile e mettere al centro le esigenze dei cittadini e delle famiglie.Tutto sarda, intesa come bisogni ed esigenze per la salute del Popolo sardo.
Sullo spending review, la sanità sarda è già stata pesantemente falcidiata e nuovi tagli non sarebbero più possibili se non a discapito di una ulteriore diminuzione di servizi che colpirebbe i ceti popolari più deboli e più poveri. D’altra parte sul fronte logistico – infrastrutturale è già avvenuta una forte riduzione e taglio dei posti letto, così come il numero di strutture di ricovero pubbliche ed equiparate, sono nettamente ridotte e in alcuni casi hanno dovuto letteralmente cessare il servizio.
Il personale dipendente occupato in questo settore, è complessivamente diminuito. I livelli decisionali (Stato e Regione) si sono concentrati sulla ricerca prevalente di “equilibrio di bilancio”, mentre il grado di libertà di decisione delle Aziende sanitarie è stato fortemente ridotto. Manca la legittimazione istituzionale del loro ruolo decisionale. Ribadisco che le istituzioni della RAS che dovrebbero controllare e orientare i comportamenti, e le scelte delle aziende sanitarie, sono deboli. Le politiche di selezione, di retribuzione e di valutazione attuate dal Top management rischiano di impoverire il pool di professionisti ai vari livelli, disponibili ad assumersi la direzione e la responsabilità delle scelte nelle aziende sanitarie.
Questa Legge che ha visto, in modo evidente, scarsa partecipazione e condivisione nel suo iter da parte delle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, dovrebbe essere riportata come minimo in Commissione. Io suggerirei il ritiro. Non è possibile che su un tema così importante, quello della salute del Popolo sardo, si vada a legiferare solamente per alzata di mano e non per condivisione come meriterebbe questo argomento. Ancora una volta non possiamo come RAS e come Popolo sardo subire passivamente i diktat politici ed economici imposti dalla quadratura dei bilanci dello Stato italiano. Fatta nostra la lotta allo sperpero e all’inefficienza dobbiamo salvaguardare il diritto alla salute per tutto il Popolo sardo, pena di essere servi e non padroni a casa nostra, ancora una volta.
Claudia Zuncheddu
Consigliera regionale SardignaLibera
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