Rossella Urru: non sempre l’immobilismo paga
Ci sono situazioni in cui, ognuno di noi è chiamato a far quel che può per risvegliare le coscienze della gente, del mondo della politica, del mondo delle diplomazie, in casa propria o in casa altrui se necessario. Sul caso di Rossella Urru, non è più tempo di attendere. La situazione geopolitica esplosa nel fascia sub-sahariana: contraccolpo degli avvenimenti libici, non viene riportata in tutta la sua drammaticità e veridicità dai media internazionali. Il caso dei tre cooperanti rapiti in Algeria, non può prescindere da un’analisi responsabile sui nuovi scenari politici, troppo spesso sconosciuti, a partire da chi la politica internazionale dovrebbe conoscerla e capirla. In Mali, Paese che per ragioni geografiche è coinvolto dal rapimento dei tre giovani, sono in corso grandi ribellioni e rivolte con scontri violentissimi. Dal 1960, anno dell’indipendenza del Mali, siamo di fronte alla quarta “ribellione” del popolo Tuareg, ribellioni scatenate dalle fortissime discriminazioni contro questo popolo e dai Patti stipulati, e mai rispettati, con il governo centrale di Bamako, ultimo, quello siglato da ambo le parti ad Algeri nel 2008.
Da oltre un mese, i fortissimi scontri armati in tutto il territorio maliano e la “caccia al tuareg”, dalle città come Bamako e Timbouctu a tutta la fascia sahariana popolata, ha determinato la fuga di questo popolo verso il Sahara della Mauritania, in Burkina Faso, in Algeria, in Niger, oppure verso le zone desertiche del nord Mali, di possibile accesso solo a chi in Sahara vive da sempre.
Le “Primavere Arabe”, di cui bene farebbe la politica italiana e sarda a riflettere e ad occuparsi, visto anche i rapporti di vicinanza, si allargano ora verso il sud e il Mali oggi è coinvolto da questi grandi stravolgimenti.
Rossella Urru e i cooperanti spagnoli, si trovano per loro sfortuna coinvolti in questo contesto geopolitico instabile e in continua mutazione. Da qui la necessità che ognuno faccia quel che può, con i mezzi e le conoscenze che ha, con intelligenza, con discrezione, con l’aiuto di tutti assumendosi le proprie responsabilità senza delegare… “tanto ci pensano gli altri…” oppure, “non è cosa di nostra competenza…”.
L’attendismo e il nostro immobilismo potrebbero avere costi molto elevati per chi ha scelto, generosamente, di operare in situazioni e in luoghi difficili, pur di essere d’aiuto ai singoli e ai popoli.
L’altra faccia della questione, quella che avrei voluto continuare a tenere nella mia sfera squisitamente personale, ma che in quest’occasione inevitabilmente si interseca nei nuovi scenari politici Saheliani, riguarda centinaia di bambini tuareg delle scuole avviate, da me e da altri amici, nel 2006 nel Sahara, a sud – ovest di Timbouctu. Scuole nate grazie a un rapporto di collaborazione personale fra me e il capo dei Tuareg, Aboubacrine Ag Mohamed Mohamedine El Moctard, leader del popolo tuareg (o tamasheq – uomini liberi), purtroppo venuto a mancare nel 2009. Le scuole assicuravano ai bambini l’istruzione, la sanità e l’alimentazione, tanto da essere oggi riconosciute dallo stesso governo di Bamako. Nella situazione di instabilità che si è venuta a creare in quelle zone, le notizie sulla sorte dei piccoli, sono frammentarie e spesso inquietanti.
E’ in atto un grande esodo delle famiglie tuareg che per sfuggire alla guerra e alle violenze cieche fuggono nel deserto della Muritania e in altri paesi confinanti, sicuramente affrontando grandi sofferenze, stenti e incertezza sulla propria sorte. Quelle scuole nacquero anche come strumento di emancipazione e resistenza di un Popolo senza diritti, ma la storia si farebbe lunga….
I miei legami con le zone sahariane e del Sahel nascono anche da tutto ciò. Le vicissitudini della vita spesso chiamano ognuno di noi a dare il proprio contributo quando meno ce lo aspettiamo. Il mio contributo di semplice cittadina, che momentaneamente ricopre anche un incarico politico, poggia su questi presupposti, sulle forti preoccupazioni per il destino di un popolo costretto alla fuga e per chi, come Rossella Urru e i suoi colleghi spagnoli, si trovano in uno scenario geopolitico in continua trasformazione, difficile e ovviamente ad alto rischio.
Il nostro immobilismo, in una situazione così complessa potrebbe avere un costo troppo alto… e sicuramente non per chi ripone la totale ed esclusiva fiducia nella delega ad altri.
Claudia Zuncheddu
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