Referendum in Catalogna sullo Statuto per l’Indipendenza
28F Consulta
SOBRE LA
INDEPENDENCIA
DE CATALUNA
Il 28 Febbraio si è tenuto in Catalogna un referendum popolare sul quesito:“Sei d’accordo che la Nazione Catalana divenga uno Stato di Diritto, Indipendente, Democratico e Sociale, Integrato all’Unione Europea?”
Questo referendum, svolto in un test di 80 Comuni ha visto la partecipazione spontanea, democratica e autogestita del 21,7% della popolazione.
Il test, promosso da formazioni indipendentiste e da organismi popolari di base, ha visto come risultato: il 92,04% dei votanti esprimere parere favorevole, il 4,86% contro, il 2,79% in bianco e 0,32% nullo.
Il referendum autogestito si è svolto alla presenza di “osservatori internazionali” facenti parte di organismi istituzionali eletti dal popolo nei propri Paesi d’origine.
Le operazioni di voto si sono svolte ovunque nella massima trasparenza e ordine. L’introduzione, per la prima volta in Europa, del sistema di voto elettronico è stata una grande novità che ha consentito, attraverso la registrazione del codice fiscale dei votanti, la garanzia dell’espressione libera, democratica e priva di qualsiasi possibilità di manipolazione da parte degli elettori.
In numerose situazioni, specialmente nelle piccole comunità, il momento di voto è stato anche un momento di aggregazione, di socializzazione e di festa popolare partecipata.
Questa esperienza politica e il processo ormai avanzato sull’indipendentismo catalano, sono oggi al centro del dibattito non solo di tutte le formazioni identitarie organizzate in Europa, ma anche di numerosi circoli e soggetti indipendentisti che agiscono nelle più piccole e diverse realtà.
Oggi, più che mai, è doveroso che la Sardegna e tutte le forze indipendentiste, progressiste ed identitarie puntino i propri occhi sul “processo” che si sta affermando in Catalogna.
La Nazione Catalogna rivendica il diritto alla propria Sovranità e si presenta come “leader” in Europa di un processo di autodeterminazione di cui la Consulta Popolare del 28 Febbraio è una espressione importante.
La gestione e l’organizzazione del referendum che chiede alla gente di esprimere il proprio voto a favore o no dell’indipendenza è rigorosamente costruita da processi di democrazia partecipata con il coinvolgimento totale dei propri “municipi”: comuni e amministrazioni popolari che hanno appoggiato e aderito al referendum, che non è stato per niente indetto dagli organismi istituzionali della “Regione Catalogna”. Perciò questo avvenimento politico di partecipazione popolare autogestita assume un significato straordinario. Esso si fonda sul principio dell’auto-organizzazione della società civile e dell’auto-riconoscimento del popolo catalano come nazione e come soggetto politico.
Il diritto democratico di decidere è la sintesi del diritto all’autodeterminazione dei popoli e alla propria indipendenza politica. Questo è un diritto universale riconosciuto dall’ONU. Attraverso questo tipo di consultazione referendaria si chiede ai cittadini di esprimere liberamente la propria opinione su una questione così importante.
Gli “osservatori internazionali” rigorosamente “eletti dal popolo” secondo le leggi europee, hanno presieduto le sedi di votazione nei territori per garantire la legalità, l’affidabilità e la massima trasparenza della consultazione.
A votazioni ultimate, gli Osservatori internazionali hanno certificato i verbali della Consultazione accreditandola presso l’Unione Europea a Bruxelles.
Il 28 Febbraio è stato in Catalogna un grande e importante momento di democrazia, un ulteriore passo per l’Autodeterminazione e l’Indipendenza del popolo catalano, uno straordinario momento di democrazia partecipata, un popolo in festa.
Claudia Zuncheddu
Osservatrice Internazionale Rossomori
28/02/2010
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