Radar: tra “servitù militari” e affari sporchi di Stato
Consiglio Regionale 31/08/2011 (seduta pomeridiana)Mozione n° 130 dei gruppi PD – SEL-Comunisti-Indipendentistas – IdV
“Sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi del comma 2 e 3 dell’Art. 54 del Regolamento”
Tracce del mio intervento
Ci troviamo di fronte a un’operazione coloniale-criminale contro la salute delle popolazioni, dell’ambiente, della nostra economia e ovviamente della nostra Sovranità.
L’”operazione radar in Sardegna” è il frutto di una compravendita fra il Ministero della Difesa italiana, il Comando della Guardia di Finanza e l’Industria israeliana, produttrice di sofisticati “Agora Voxitalia”, si tratta di potenti dispositivi a microonde.
Un’operazione finanziaria allettante grazie alle risorse del Fondo Europeo per le Frontiere Esterne, per contrastare i flussi migratori. Un’operazione finanziaria cinicamente agevolata dalla drammatica coincidenza delle ribellioni in vari Paesi del Magreb.
I lavori per l’installazione e la manutenzione dei radar, sono stati appaltati circa un anno fa alla Almaviva SpA di Roma, con la motivazione che solo questa società vantava i requisiti richiesti. Tutto ciò smentito dal fatto che tale società cede in subappalto le attività di monitoraggio ad altre società come ad esempio alla Maptel srl.
Tra le “note stonanti”:
– il presidente della soc. Almaviva fa parte del consiglio direttivo della Confindustria. Lo cito perché sicuramente è un grande esperto…
– inoltre per poter accedere alle risorse del Fondo Europeo deve essere certificata l’informazione delle popolazioni residenti e la loro condivisione. Una norma sicuramente violata visto il grande dissenso popolare manifestato anche con i presidi dei territori interessati.
La complicità della RAS:
– è espressa dalla Delibera n° 36/22 del 04/11/2010 con la quale concede in comodato alla Guardia di Finanza Su Semafuru: l’ex stazione radio di Sant’Antioco a Capo Sperone, sulla splendida area costiera che ricade nel parco di Carbonia e Isole Sulcitane.
Un’operazione che sorprende per la velocità nel cedere le autorizzazioni. Una velocità che può essere giustificata solo da “forti ragioni militari”, visto che il radar avrà un impatto devastante e in fortissimo contrasto con la bellezza dei luoghi. Si tratta di aree sotto la direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, sulla conservazione degli habitat naturali, seminaturali, della flora e della fauna selvatica. La “direttiva Habitat”, all’Art. 6, comma 3, recita:“Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di un’opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”.
Da notare che le autorità italiane competenti danno il loro accordo su tale progetto “soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell’opinione pubblica”.
A proposito delle incompatibilità:
L’ambito costiero interessato è inoltre vincolato dal punto di vista paesaggistico (PPR), così come i fabbricati presenti di oltre 50 anni, sono vincolati dal punto di vista storico, culturale e architettonico (vedi Su Semafuru).
Ma di fronte ad un’opera che rivestirebbe interesse per la “sicurezza dello Stato”, la RAS rilascia nulla osta, le autorizzazioni paesaggistico-ambientali, storico-culturali etc. etc.
Ma resta il fatto che parlare di “sicurezza dello Stato” e di “radar anti-migranti” insospettisce.
Insospettisce la dimensione dell’”operazione di controllo” che consentirebbe la trasmissione di avvistamenti anche di piccoli canotti a 50 Km dalla costa, al Centro di Comando della Guardia di Finanza, consentendo così di avviare il respingimento della “povera gente” con efficaci operazioni militari via mare e via aerea!!!!!
Ma tutto questo è credibile?
Oggi con i sistemi satellitari, il mondo è sottocontrollo nei minimi dettagli. Cessano di aver funzione gli stessi servizi segreti classici, figuriamoci che senso possono avere i “radar anti-disperati del Magreb”.
Vorremo anche sapere il senso dei radar previsti per il Nord Sardegna. Forse a noi sfugge qualche minaccia di invasione dal Nord? Spagnoli? Catalani? Francesi?
Ma oggi, colleghi, con i potenti sistemi satellitari, non avrebbe senso neppure il radar per localizzare il nostro presidente Cappellacci, sempre assente in Consiglio Regionale e forse disperso.
E chi controlla i rischi dei sardi
legati alla cappa elettromagnetica creata dai radar dove potrebbero essere superati i limiti di esposizione previsti dal decreto n° 381 del 10 settembre del 1998. Vaste zone (protette) potrebbero essere interessate da inquinamento elettromagnetico senza che sia stata condotta alcuna indagine preliminare sui potenziali effetti dell’inquinamento sull’ecosistema e sulle persone.
L’ARPA infatti non è in possesso di documentazione inerente eventuali verifiche sull’impatto elettromagnetico, verifiche previste dalla Legge prima dell’installazione dei radar;
In ogni caso, il “Principio di Precauzione” sancito dal diritto internazionale impone che in situazioni di solo “sospetto di effetti patologici sulla salute ambientale” l’interruzione delle operazioni. Inoltre nel rispetto di quanto contemplato proprio dalla Legge italiana, in materia di inquinamento ambientale e di tutela degli ecosistemi, è compito istituzionale vigilare e scongiurare ogni ulteriore rischio in Sardegna per il nostro ambiente e le nostre popolazioni. A tal proposito ribadisco che i sindaci dei comuni sono responsabili penali della salute ambientale e della propria cittadinanza.
In definitiva, noi sardi ci troviamo di fronte all’ennesimo “affare sporco di Stato”, con il potenziamento della militarizzazione del territorio; all’ennesima imposizione per tenere la Sardegna al centro delle strategie della guerra, dalle quali noi sardi, in nome della pace e del nostro benessere, chiediamo di uscire.
Claudia Zuncheddu
Leggo il comunicato del coordinamento Comitati NORadar Sardegna
del 02 luglio 2011, indirizzato a:
Presidente della Giunta RAS
Presidenti delle Province di Sassari, Oristano e Carbonia-Iglesias
Sindaci di Sassari, Tresnuraghes, Fluminimaggiore e Sant’Antioco
I comitati popolari contro l’installazione dei radar chiedono al residente della Giunta:
1) che assuma le preoccupazioni della popolazione per i rischi alla salute causati dai radar a microonde;
2) che difenda i territori dal danno ambientale e paesaggistico permanente prodotto da installazioni di fatto militari;
3) che affermi i principi della Sovranità popolare opponendosi a decisioni prese senza sottoporle, o almeno consultare, la popolazione o gli organi democratici rappresentativi, a nessun livello, ne locale ne regionale;
4) che revochi la delibera n° 36/22 del 4/11/2010 con la quale si concede in comodato d’uso alla GdF il sito di Su Semafuru a Sant’Antioco e lo ceda invece al Comune per il recupero conservativo dell’immobile e delle sue pertinenze affinché ne venga consentita la pubblica fruizione.
I comitati popolari si attendono pertanto che il Presidente, in accordo con i sindaci e i presidenti delle province, si impegni concretamente e urgentemente per:
1) ottenere dalla GdF e dall’Impresa – anche alla luce delle vicende giudiziarie che interessano i radar del poligono di Quirra – la revoca dei progetti o, in subordine, la sospensione immediata dei lavori, bloccati solo grazie al sacrificio dei presidi popolari;
2) investire del problema gli uffici tecnici e legali per attivare le procedure amministrative e legali di tutela del territorio e delle popolazioni;
I comitati popolari infine ribadiscono la convinzione che questa lotta contro i radar – ma anche contro i progetti di militarizzazione dei nostri territori e contro la continua estensione delle servitù militari in Sardegna – si può e si deve vincere uniti, a maggior ragione dopo i blocchi imposti dal Ministro dell’Ambiente in Sicilia, dal TAR in Puglia e apprendiamo di recente anche dal TAR Sardegna.
Al fine di ottenere un risultato positivo:
- proseguiranno l’occupazione dei siti e le iniziative di sensibilizzazione;
- proseguirà la preparazione delle carte da inviare alla magistratura per valutare le evidenti irregolarità e eventuali reati;
- inizierà un’azione di informazione e mobilitazione a livello italiano e europeo.
I comitati popolari, per le ragioni stesse che li animano, non si renderanno mai disponibili a nessun accordo che preveda lo spostamento dei radar in qualunque altra parte della Sardegna.
Comunicato del 02/07/2011
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Segue un ordine del giorno unitario con il quale si impegna il presidente Cappellacci e la Giunta, a un confronto serrato con il governdo italiano al fine di “rivisitare complessivamente la presenza di servitù militari in Sardegna…, per riesaminare pareri e concessioni rilasciate a favore dell’installazione dei radar…”. Un odg votato con 51 voti a favore, 2 contrari e 3 astenuti.
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