Quale verità sul progetto MUOS in Sardegna? Interrogazione in Consiglio Regionale
Consiglio regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Interrogazione Zuncheddu – Cocco – Sechi – Cugusi con richiesta di risposta scritta in merito alla possibilità di imporre l’ennesima servitù militare con il progetto MUOS in Sardegna e agli effetti devastanti di inquinamento elettromagnetico che questo comporterebbe per le popolazioni e l’ambiente
Premesso che
– da diversi mesi assistiamo alle proteste civili dei cittadini siciliani contro la realizzazione, nella città di Niscemi, di quello che in gergo tecnico viene definito MUOS (Mobile User Objective System), ovvero un sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza, gestito dal Dipartimento della Difesa degli USA e che prevede l’installazione di 4 satelliti e 4 stazioni a terra, per fini squisitamente militari.
– oltre all’inquinamento elettromagnetico dell’ambiente e alle ripercussioni negative sulla salute delle popolazioni, che tali sistemi generano, si deve tenere in considerazione anche il devastante impatto ambientale che ne consegue;
– alla luce dell’esperienza siciliana, infatti, la realizzazione del suddetto sistema MUOS, inizialmente avallata dalla Regione Sicilia, interessa anche una vasta area all’interno di una riserva naturale, in violazione della normativa europea in materia di tutela ambientale, dei Piani Paesistici locali e dello stesso parere contrario del Comune direttamente interessato, a cui si aggiunge il fatto che si ignorano totalmente i potenziali pericoli dovuti alle ingerenze elettromagnetiche nell’attività dell’aeroporto prossimo a quell’area;
Preso atto che
– si fanno sempre più insistenti le notizie, provenienti sia da fonti giornalistiche sarde che di oltre Tirreno, secondo cui sarebbe imminente l’imposizione di tale progetto anche in Sardegna, e precisamente in un articolo giornalistico su La Nuova Sardegna del 12 maggio 2013 viene sottolineato il ruolo centrale attribuito al “centro di comunicazione con i sommergibili nucleari dell’Us Navy di Tavolara”, dalla Marina Militare degli Stati Uniti per il progetto MUOS;
– è inoltre notizia del 24 maggio 2013 che è ripartita la mobilitazione del movimento sardo NO- RADAR Sardegna per l’installazione di un Radar a Carloforte, nonostante la sentenza contraria del TAR Sardegna ed il parere negativo del Comune di Carloforte così come dalla deliberazione del Consiglio comunale n. 17 del 29 novembre 2011, che hanno dato ragione alle lunghe battaglie portate avanti dai movimenti e comitati cittadini in difesa del diritto alla salute dei cittadini e del territorio;
– gli interessi e i poteri militari, all’interno dello Stato italiano, continuano a prevaricare palesemente i diritti alla sicurezza, alla salute, nonché gli interessi delle collettività locali che, non da oggi, per la forte militarizzazione del territorio sardo, pagano i costi più alti;
– a destare forti preoccupazioni sono anche le decisioni che il 6 Giugno 2013 saranno pronunciate dal TAR di Palermo sul ricorso che il Ministero della Difesa ha presentato contro la Regione Sicilia per aver revocato le autorizzazioni, inizialmente rilasciate in favore dell’impianto MUOS, proprio a causa dell’impatto devastante che l’inquinamento elettromagnetico avrebbe determinato nel territorio;
– tali preoccupazioni trovano fra l’altro fondamento nello studio sull’analisi dei rischi del MUOS condotto dagli esperti Prof. Dr. Massimo Zucchetti, Professore Ordinario di Impianti Nucleari titolare di cattedra di “Protezione dalle Radiazioni” presso il Politecnico di Torino (nonchè Research affiliate, MIT Massachusetts Institute of Technology a Cambridge negli USA) e Dott. Massimo Coraddu, Consulente esterno – Dipartimento di Energetica, presso il Politecnico di Torino;
– in tale relazione i due autorevoli esperti evidenziano come “Vengono valutati i rischi per la salute della popolazione dovuti all’ irraggiamento diretto, i rischi di incidente dovuti a interferenze elettromagnetiche, e quelli associati ai danni che le emissioni possono provocare all’ ambiente circostante. Le conclusioni evidenziano gravi rischi per la popolazione e per l’ambiente tali da impedirne la realizzazione in aree densamente popolate, come quella adiacente la cittadina di Niscemi”;
– nello stesso studio si mette in evidenza come “è stato analizzato l’impatto dei fasci di onde elettromagnetiche che le parabole del MUOS sarebbero capaci di generare. Secondo lo studio, l’intensità del campo emesso da ogni parabola, in una distanza inferiore ai 20 chilometri, sarebbe superiore ai 40 V/m. Il limite di sicurezza previsto per le strumentazioni di bordo degli aerei è di appena 1 V/m. L’aeroporto di Fontanarossa dista 67 chilometri dal MUOS, quello di Sigonella 52, quello, ancora inattivo, di Comiso solo 19. Sei anni fa la marina militare americana variò il progetto iniziale, che prevedeva la costruzione del MUOS all’interno della base militare americana di Sigonella, scegliendo come sito alternativo la sughereta di Niscemi, proprio per evitare le interferenze elettromagnetiche che questo sistema avrebbe potuto causare”;
– inoltre, è del 27 Maggio 2013 la lettera aperta intitolata “Un approccio globale basato sul Principio di Precauzione e sul Principio di Proporzionalità alla questione della localizzazione del sistema MUOS a Niscemi”, redatta sulla base di una relazione pervenuta dal Consiglio Nazionale dei Chimici e sottoscritta da un gruppo di esperti e studiosi composto da personalità illustri quali Eugenio Cottone, Massimo Coraddu, Angelo Levis, Alberto Lombardo, Cirino Strano, Massimo Zucchetti, Eugenio Cottone che sottolineano l’imprescindibilità del “Quadro normativo e procedimentale” nella realizzazione del progetto MUOS;
– in particolare, questi esperti, “componenti del gruppo di lavoro sui rischi di NRTF e MUOS che ha espletato, a vari livelli, consulenze ed audizioni per l’Assemblea Regionale Siciliana, la Regione Sicilia e il Comune di Niscemi, nonché per l’Istituto Superiore di Sanità” hanno messo in evidenza la necessità di rispettare
1) “principio di precauzione” soprattutto per quanto concerne “il dilemma equilibrare la libertà e i diritti degli individui, delle industrie e delle organizzazioni con l’esigenza di ridurre i rischi di effetti negativi per l’ambiente e per la salute degli esseri umani, degli animali e delle piante … sulla base di informazioni particolareggiate e obiettive di carattere scientifico o di altro tipo”, quindi considerando tutti quegli “elementi che rendano plausibile e ragionevole il rischio senza che se ne sia dimostrata inequivocabilmente la certezza, ma che vi siano sufficienti e non trascurabili studi scientifici ed elementi derivati per far supporre il rischio presente e per far supporre che le conseguenze di un accadimento di tali previsioni abbia effettivi gravi e significativi sulla salute e sull’ambiente”;
2) il “principio di proporzionalità” in quanto “esso rappresenta un parametro di riferimento costante per la pubblica amministrazione. Il cui agire deve essere, perciò, costantemente «proporzionato» all’obiettivo perseguito dalla norma attributiva del potere. E questa proporzione è possibile ricercarla solo attraverso l’individuazione ed il raffronto di tutti gli interessi concorrenti in gioco. Ciò implica, in concreto, il dovere per l’amministrazione di investigare costantemente tutte le alternative possibili alla propria azione: in modo tale da ricercare sempre la soluzione non solo più idonea al perseguimento dell’interesse pubblico primario, ma anche lo strumento più mite fra quelli a sua disposizione, nell’ottica del criterio di necessarietà… Viceversa, il sacrificio degli interessi diversi dall’interesse primario non sarà giustificato e l’azione amministrativa contraria al principio di proporzionalità e come tale censurabile”,
Sottolineato che
– in materia di tutela delle persone esposte a campi elettromagnetici esistono normative che si rifanno ai ”livelli di riferimento” fissati dall’ ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti, riconosciuta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità) per stabilire le soglie massime di esposizione a tali campi;
– a tal proposito anche la normativa italiana prevede sia la Legge 22 febbraio 2001, n. 36 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, sia il Decreto interministeriale 10 settembre 1998, n. 381 “Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute” che “fissa i tetti di radiofrequenze compatibili con la salute umana, tenendo anche conto delle norme comunitarie”, soglie limite ancora più severe rispetto ai “livelli di riferimento” indicati dall’ ICNIRP;
– è da sottolineare il fatto che, seppure in presenza di progetti militari e di segreto di Stato, tali soglie devono essere sempre e comunque rispettate, soprattutto alla luce del fatto che come evidenziato nel suddetto studio del Politecnico di Torino “La realizzazione del sistema MUOS, nel medesimo sito, incrementerà necessariamente le emissioni esistenti” soprattutto nelle abitazioni che si trovano a meno di 2 km dal sito di installazione del MUOS, “Un incremento del livello di campo emesso corrisponde a un incremento di rischio, per la popolazione residente nella zona, di contrarre vari tipi di disturbi e malattie, tra cui alcuni tumori del sistema emolinfatico, come evidenziato in numerosi studi epidemiologici”;
– a tal proposito, è doveroso ribadire la facilità con cui il corpo umano assorba facilmente tali campi elettromagnetici, scatenando patologie di vario genere anche gravi e degenerative: da quella che viene definita “ipersensibilità elettromagnetica” (che presenta sintomi di varia natura anche in grado di compromettere gli atti più elementari della quotidianità delle persone affette), a tumori solidi anche cerebrali, a patologie neurodegenerative (Alzheimer, Sclerosi Laterale Amiotrofica) la cui alta incidenza è stata rilevata dall’Istituto Superiore di Sanità nel Convegno “Salute e Campi Elettromagnetici” del 2007;
– poiché i risultati della ricerca scientifica mondiale non sono ancora definiti, soprattutto in merito all’entità della relazione di causa–effetto fra esposizione a campi elettromagnetici e patologie di varia natura, è opportuno che prima di prendere in considerazione qualsivoglia possibilità di installazione di un sistema come quello del MUOS, si faccia innanzitutto chiarezza su tale relazione e gli effetti che ne conseguono, così per evitare il ripetersi della tragica realtà che le popolazioni sarde vivono nei territori a ridosso dei poligoni militari, dove per l’inquinamento ambientale, l’incidenza di patologie tumorali e non solo, sono ormai sotto gli occhi di tutti (vedi gli studi autorevoli di Pierluigi Cocco, medico dell’università di Cagliari, e di Fabrizio Bianchi, epidemiologo del CNR di Pisa);
– soprattutto, bisogna tener conto di quanto sostenuto dal professor Zucchetti e dal dottor Corraddu secondo cui “Alle emissioni del sistema MUOS sono associati rischi di gravi incidenti e di danni per la salute della popolazione e per l’ambiente, che andrebbero attentamente valutati, e che ne impediscono la realizzazione alla distanza di appena qualche Km da aree densamente abitate”;
Tutto ciò premesso
Si interroga il Presidente della Regione e tutti gli assessori competenti per sapere
1) se siano a conoscenza di quanto espresso in premessa in merito alla possibilità che il progetto MUOS possa essere imposto in Sardegna, anche in alternativa alla base di Niscemi, in Sicilia, nel caso in cui il TAR di Palermo non accolga il ricorso presentato dal Ministero della Difesa contro la Regione Sicilia;
2) se intendano farsi portavoce presso il Ministero della Difesa della già grave imposizione in Sardegna del 66% delle servitù militari italiane, della iniqua distribuzione di siti e poligoni militari contrariamente a quanto stabilito da direttive UE e delle gravissime ripercussioni a livello di inquinamento ambientale e delle popolazioni già oggetto di importanti inchieste giudiziarie in corso;
3) se abbiano già provveduto ad intraprendere iniziative preventive al fine di non permettere allo Stato Italiano e ai poteri militari di imporre l’ennesima servitù, estranea agli interessi della Sardegna e in violazione del diritto alla salute per le nostre popolazioni e per i nostri territori, per contrastare ogni ulteriore tentativo di prevaricazione dei poteri della Sardegna in quanto Regione Autonoma, dotata di Statuto Speciale;
4) se il CoMiPa sia a conoscenza del progetto MUOS e quale sia la sua posizione in merito alla possibilità di imporre il progetto in Sardegna;
5) se sia loro intenzione far proprio lo studio sull’analisi dei rischi condotto dal professor Zucchetti e dal dottor Corraddu sul MUOS, nonché le osservazioni pervenuto dal Consiglio Nazionale dei Chimici e del gruppo di esperti contenute nel documento “Un approccio globale basato sul Principio di Precauzione e sul Principio di Proporzionalità alla questione della localizzazione del sistema MUOS a Niscemi”;
6) se intendano comunque provvedere ad avviare una eventuale indagine per conto della RAS al fine di accertare che il rispetto dei “livelli di riferimento” citati in premessa rispetto alle indicazione dell’ ICNIRP, della Legge 22 febbraio 2001, n. 36 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” e del Decreto interministeriale 10 settembre 1998, n. 381 “Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute” che “fissa i tetti di radiofrequenze compatibili con la salute umana, tenendo anche conto delle norme comunitarie”;
7) come intendano opporsi alla paventata installazione del Radar a Carloforte anche sulla base dei principi di precauzione e proporzionalità;
8) se proprio alla luce di quanto previsto dal “principio di precauzione” e dal “principio di proporzionalità” nonché alla gravissima imposizione in Sardegna del 66% delle aree destinate a servitù militari intendano assumere una posizione contraria rispetto alla realizzazione di progetti come il MUOS e di ogni altro RADAR o sistema militare in territorio sardo;
Cagliari, 29/05/2013
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