Qualche riflessione
Riflettevo sul rientro del Psd’az nel Consiglio Comunale di Cagliari a distanza di tanto tempo.
Ma che ne è stato de su Partidu Sardu in questi lunghissimi anni?
Le innumerevoli disavventure politiche che si sono alternate nella lunga vita del Psd’az, hanno impedito la sua naturale crescita, relegandolo sempre di più a una condizione di piccolo partito instabile e a rischio di estinzione nonostante i suoi 85 anni di storia.
Le stesse scelte politiche spesso determinate da forze estranee al Partito e al sardismo, sono state volutamente gravi elementi di regressione.
Gli eventi interni infatti hanno fatto in modo che i nobili valori delle nostre radici e la capacità alla lotta, da cui non si può prescindere nel processo di liberazione di ogni popolo, cadessero nell’oblio.
Intanto c’era sempre chi decideva per noi … pensando ai propri interessi personali.
Che i partiti italiani a cui troppo spesso i sardi hanno affidato il proprio destino abbiano costantemente tradito le aspettative dei sardi, è un dato di fatto: i numerosi sardi arruolati in questi partiti, a tutti i livelli delle istituzioni, sono stati sempre funzionali ad una politica oppressiva, voluta indistintamente da tutti i governi italiani contro il nostro popolo, la nostra storia, la nostra identità, nella migliore tradizione coloniale.
La figura del politico “sardo-italianista” è per sua natura contraddittoria, e come tale non è utile alla nostra causa.
D’altronde in questi anni noi non abbiamo avuto la forza per creare l’alternativa sardista.
Oggi la crisi globale delle ideologie ha generato uno scenario politico assai confuso, caratterizzato da forti e illogiche metamorfosi.
L’eclatante confusione dei valori all’interno della stessa sinistra storica, e il livellamento dei suoi intenti politici con quelli delle destre, devono richiamare necessariamente l’attenzione di noi sardisti.
Est’ora ‘e cumentzai.
A noi i valori non mancano: necessitiamo sicuramente di una rivisitazione dei principi del nostro Partito, con una seria analisi che ci consenta di uscire da quell’alone di ambiguità, alimentato dall’ignoranza.
Se solo volessimo, il nostro forte patrimonio identitario, più che mai attuale, ci pone in una posizione di privilegio per il rilancio politico del nostro Partito e del pensiero sardista.
Non possiamo più permetterci assenze o posizioni ambigue, né possiamo consentire che il Partito sia (purtroppo come spesso è accaduto) la “Banca Affari” di certi.
Il Psd’az deve essere in sintonia con i tempi e i nuovi parametri politici. E’ con la divulgazione del pensiero sardista e con l’intensificare delle proprie iniziative di lotta, che si apre in modo naturale alla confluenza dei grandi fermenti di sardismo che animano in maniera forte le nuove generazioni.
Laddove noi siamo assenti, i numerosi giovani e intellettuali, che hanno lo stesso nostro “sentire”, con la necessità di riappropriarsi e di costruire valori identitari, nazionalitari, federalisti e indipendentisti, si organizzano in modo autonomo. E’ con loro che dobbiamo dialogare in modo sereno e costruttivo, dare delle risposte e compattarci verso il comune obiettivo: il riconoscimento della sovranità dei sardi per l’ autodeterminazione del proprio destino.
La crescita del nostro Partito di certo non può passare attraverso l’apertura a eserciti di lestofanti pronti a tutto pur di “occupare” il Psd’az. Questo di tipo di crescita fallimentare, l’abbiamo sin troppo sperimentata, direi semmai che dovremmo vigilare per evitare che questo si ripeta.
E’ concezione diffusa che il Partito Sardo sia un contenitore da riempire. Ma i vuoti politici vanno colmati di contenuti: di dibattiti, di idee, di progetti e di azioni.
Il processo verso la creazione di un Partito Sardo di maggioranza in Sardegna non può prescindere dalla crescita qualitativa.
Cari compagni, ripropongo l’urgenza del dibattito al nostro interno, e contemporaneamente la necessità di impegnarci in una battaglia politica sardista ripartendo dai bisogni e dalle emergenze che colpiscono la nostra gente, gli esempi non mancano.
Perché non continuare ad affrontare il problema delle imposte e della necessità di riscossione qui da noi? Perché non prendiamo posizione sul problema delle servitù militari, dell’ambiente, della lingua, dell’identità, di un progetto di sviluppo ecocompatibile?
Perché non partire dalle esigenze del territorio, dei nostri quartieri, dell’interland? Per il raggiungimento dei nostri obiettivi perché non unire le sinergie all’interno di aree politiche progressiste, di sinistra e nazionalitarie?
Questo “relazionare” non significa rinunciare alla propria diversità ma è un processo di emancipazione politica di tipo federale, cui il Psd’az, sempre in nome della sua crescita e della sua sopravvivenza, non può più sottrarsi.
Chiudo questa riflessione personale, sicuramente carente, ma stimolante (spero), per momenti di riflessione e di confronto.
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