‘Giochi di guerra’ in Sardegna: ancora irrisolto il problema degli ordigni inesplosi
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Interrogazione Zuncheddu con richiesta di risposta scritta sul ricorrente e ancora irrisolto problema degli ordigni inesplosi sia in mare che a terra durante i cosiddetti “giochi di guerra” in Sardegna
Premesso che
– dalla stampa recente si apprende che, come ormai puntualmente accade da tempo in questo periodo dell’anno in Sardegna, si ripropone sempre con maggiori preoccupazioni il pericolo degli ordigni inesplosi (missili, bombe, granate ecc) nei territori prossimi ai poligoni militari, scenari di “giochi di guerra” che ripropongono esercitazioni a fuoco aria-terra e mare-terra;
– questa volta l’allarme è ancora più che giustificato poiché in questi giorni ha preso inizio una serie di intense esercitazioni a fuoco in tutto il territorio meridionale sardo, come già denunciato nella interrogazione depositata dalla scrivente in data 24 Aprile 2012 a seguito delle ordinanze con cui si annunciavano “esercitazioni di tiro con armi, lanci di razzi e missili, artiglierie nei giorni 1-4-5-6-7-8-11-12-13-14-15-18-19-20 GIUGNO 2012”, con annessa interdizione alla navigazione, all’approdo, alla pesca ed ai mestieri affini e, per motivi di pubblica incolumità, “lo sgombero di persone (non interessate all’esercitazione) ed animali, dalle ore 07:00 alle ore 01:00 dell’area delimitata dai seguenti allineamenti” nell’area compresa tra
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a NORD M. Sarciddu, Serra is Arangius, M. Illixiri Durci, M. Cobingius
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a EST M. Cobingius, Cuccuru Luggeras, Bruncu Spaulatzus , Pianedda Mummusa
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a SUD Pianedda Mummusa, Muflone Langius, Bruncu e Niada
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a OVEST Bruncu e Niada, M. Sarciddu;
– fra le difficoltà maggiori che il problema presenta vi è proprio quella di individuare gli ordini, a forte rischio di deflagrazione, che mettono a rischio non solo le persone che vivono presso le aree interessate da tali esercitazioni ma anche coloro che vi lavorano e i numerosi turisti che si recano soprattutto nelle zone balneari, credendo di poter trovare paesaggi incantati e incontaminati e che invece sempre più spesso si trovano a vivere scene da “teatro” bellico;
Sottolineato che
– l’irrisolto problema degli ordigni inesplosi durante esercitazioni a fuoco in Sardegna è stato affrontato in tutti suoi aspetti in un rapporto risalente al 2005 e redatto dal Cnr su commissione della Difesa e dal quale sono emersi dati significativi in merito alla presenza di armamentario bellico non solo esploso e inerte ma addirittura inesploso (dati che risultano ancora più allarmanti alla luce del fatto che si tratta di zone costiere e di acque particolarmente interessate dalle attività della pesca e legate al turismo);
– I risultati emersi evidenziano che, alla luce dei devastanti effetti derivanti da quarant’anni di esercitazioni a fuoco, le opportune e doverose operazioni di bonifica a cui dovrebbero essere sottoposte tali aree comporterebbero costosissime e complicatissime operazioni con l’utilizzo di sofisticatissimi mezzi e sistemi che consentano la localizzazione e quindi la rimozione di tutti gli ordigni inesplosi che si sono accumulati nei decenni;
– Queste difficoltà comportano ovviamente nefaste conseguenze alla flora e alla fauna dei fondali dei mari in cui continuano a svolgersi i “giochi di guerra”, come per esempio accade per le praterie di poseidonia oceanica che dovrebbero essere devastate per poter localizzare gli ordigni (dal rapporto Cnr: «la presenza di una densa prateria di posidonia oceanica su parte dell’area fino alla profondità di 20-30 metri, rende impossibile l’individuazione degli ordigni presenti con una semplice ricognizione mediante veicolo subacqueo munito di telecamera: le fronde della pianta impediscono la visione del terreno sottostante e di eventuali ordigni. Che, inoltre, potrebbero essere più o meno ricoperti dal sedimento»);
– In merito alle caratteristiche dell’ armamentario localizzato è emerso che nelle acque di Teulada si trovano armi non solo esplose, ma addirittura innescate e inesplose di ogni tipo, dimensione e calibro: dai proiettili razzo agli spezzoni d’aereo di ogni tipo, fino a razzi e missili di ogni dimensione e potenza;
– Se ne deduce che chi opera in quelle acque è continuamente esposto a rischi: bombe e razzi che restano intrappolati nelle maglie delle reti dei pescatori; urti che provocherebbero esplosioni come per esempio nel caso di “ancoraggio di imbarcazioni o il loro approdo sulle spiagge comporta rischi in quanto l’urto malaugurato dell’ancora o della chiglia su un ordigno inesploso potrebbe produrne la deflagrazione»;
Preso atto che
– Alla luce dei dati allarmanti emersi da tale studio, dalle testimonianze raccolte negli anni da chi opera all’interno dei Poligoni Militari in oggetto, dai continui rinvenimenti nei fondali marini e a terra non si può non considerare la componente incendi, altro aspetto di non secondaria importanza per il quale le preoccupazioni sono più che giustificate rapportate ai rischi a cui tali ordigni potrebbero esporre chi vive e opera nelle aree interessate;
– è infatti risaputo che la Sardegna sia tristemente nota per essere terra di imponenti incendi, soprattutto nei periodi più caldi dell’anno e che negli ultimi anni hanno devastato intere aree dell’isola anche prossime a Poligoni Militari (esemplare quello che qualche tempo fa ha interessato proprio il poligono di Teulada, con non poche difficoltà da parte dei mezzi di soccorso, sia militari che civili, impiegati per sedare l’incendio e soprattutto per evitare ulteriori danni ed esplosioni anche irreparabili in quanto il campo e le aree intorno allo stesso erano disseminate di ordigni inesplosi);
– i rischi non sono circoscritti alla presenza di ordigni inesplosi, ma vanno considerati anche per i proiettili inerti che, se da una parte non possono più esplodere, dall’altra continuano ad essere fonte di pericolo in quanto rilasciano sostanze dannose nell’ambiente circostante e metalli pesanti anche fatali per la salute dell’uomo (parlano chiaro le attualissime inchieste giudiziarie della procura di Lanusei in merito al disastro ambientale nelle aree presso il Poligono di Quirra e la casistica dei tumori al sistema emolinfatico diffusi in percentuali oltre la norma proprio fra le popolazioni delle zone presso i poligoni militari, le stesse riscontrare fra i militari all’estero);
Preso atto che
– dalla stampa, non solo sarda ma anche italiana, del 2011 emergono terrificanti testimonianze da parte di chi ha operato per anni all’interno del Poligono di Capo Frasca e che ha partecipato allo“svolgimento di brillamenti di ordigni provenienti da tutta Italia, avvenuti dagli anni 70 a oggi e sospettati di aver avvelenato pascoli e acque a Quirra”;
– Si tratta di testimonianze terrificanti anche in merito alle mancate bonifiche in quanto viene dichiarato che “anche a Capo Frasca non è mai stata effettuata una vera bonifica del territorio, sono stati lasciati per venti-trent’anni i residui delle esercitazioni delle Forze armate di tutto il mondo” fino all’accumulo di proiettili nelle radure in cui l’acqua piovana filtrava nel terreno e poi” attraverso un sistema di pozzi artesiani – veniva utilizzata per ogni uso nel poligono o nei vicini poderi. E in diversi casi l’Asl ha rilevato anomalie e impedito che venisse utilizzata per scopi alimentari»;
– In merito al poligono di Teulada la stampa più recente (Maggio 2012) riporta che sarebbe emerso “da fonti parlamentari” che il poligono denominato “Delta”, situato all’interno della base, è interdetto persino al personale militare, perché mai bonificato dopo le esercitazioni;
– In ordine cronologico le notizie più recenti riguardanti il rinvenimento di ordigni bellici risalgono ai mesi di Marzo e Aprile 2012:
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è del 25 Marzo 2012 la notizia che le esercitazioni militari che hanno interessato le acque del mare del Basso Sulcis “stanno mettendo a rischio l’incolumità di centinaia di pescatori della zona e dei diportisti che navigano in quel tratto di mare” proprio a causa del rinvenimento, da parte dei pescatori della zona, di ordigni lunghi anche un metro e mezzo nelle acque davanti a Sant’Antioco e che sono stati motivo di allarme per le istituzioni locali e le marinerie di Calasetta, Sant’Antioco e Teulada;
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casi di rinvenimenti ricorrenti sono periodicamente registrati fra i pescatori che operano nelle acque prospicienti il poligono di Teulada e non solo: infatti, come già accaduto nel 2011, Istituzioni locali e regionali e la Procura della Repubblica di Cagliari erano state sollecitate per il rinvenimento di ordigni inesplosi non solo nelle acque prossime ma anche in quelle lontane dallo stesso poligono, dove gli ordigni sono stati trasportati dalle correnti sottomarine e poi rinvenuti dai pescatori;
– è alquanto sconvolgente la dichiarazione dell’attuale Ministro dell’Ambiente che ha dichiarato di non avere competenza in materia;
Tutto ciò premesso,
Si interroga il Presidente della Regione, l’Assessorato alla Difesa dell’ambiente, l’Assessorato alla Sanità e tutti gli assessorati ognuno per sua competenza per sapere:
1) se intendano, in nome del diritto alla salute del popolo sardo e della tutela del nostro ambiente e territorio, farsi portavoce presso il governo italiano del gravissimo problema degli ordigni bellici presenti sul territorio sardo a seguito di esercitazioni militari ed avere chiarimenti in merito alle recenti gravissime dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente che dichiara di non avere competenza in materia;
2) Quali siano state le iniziative da Loro intraprese per rispondere alle suddette dichiarazioni ed esigere tutte le dovute attenzioni al problema da parte del competente Ministero dell’Ambiente, alla luce del fatto che non si tratta solo di problematiche inerenti solo le autorità militari o esclusivamente la salute dei cittadini ma anche quella dell’ambiente (vedi i casi sopra citati sulle praterie di poseidonia oceanica cui fa riferimento il rapporto del Cnr, l’acqua piovana contaminata proveniente dal poligono di Capo Frasca e che ha destato preoccupazioni da parte della Asl…)
3) Se alla luce delle recenti decisioni intraprese dalla Commissione Parlamentare sull’uranio impoverito abbiano provveduto o intendano provvedere d’intesa con tutte le istituzioni locali e regionali, le Università e i comitati di esperti e cittadini a programmare un tavolo tecnico con il Governo italiano mirato a stabilire quali saranno i tempi e le modalità per procedere alle operazioni di bonifica sia a mare che a terra e soprattutto a far luce sui costi e sulle responsabilità affinché sia definitivamente accertato che questi non dovranno essere a carico della Regione Sardegna e dei cittadini sardi;
4) Come intenderanno porsi, a tal proposito, in merito al gravissimo problema delle aree dichiarate “non bonificabili” dallo Stato italiano;
5) Se, a seguito dei gravissimi episodi sopra riportati, siano state predisposti appositi piani o misure urgenti per far fronte ai casi di incendi e quindi ai rischi di esplosioni nelle aree intorno a Poligoni militari;
6) Quali misure abbiano predisposto per tutelare la salute e l’incolumità dei pescatori ed in genere delle persone che operano e gravitano intorno alle aree e ai mari interessati dalle suddette esercitazioni a fuoco (quali mezzi di comunicazione vengano messi in atto da autorità militari, civili, istituzioni locali ecc)
Cagliari, 12/06/2012
Claudia Zuncheddu
Consigliera Regionale SardignaLibera
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