PPR: Difendiamolo dagli spregiudicati imprenditori estranei alla Sardegna! Difendiamolo dalle mire del Presidente Cappellacci!
Con il PPR la Sardegna si è dotata di uno strumento indispensabile per superare il ‘far west’ edilizio che da sempre imperversa nei nostri territori. Non si può barattare il Piano Paesaggistico Regionale in cambio di pochi e momentanei posti di lavoro. Chiaramente il PPR è una buona base da cui partire per apportare miglioramenti soprattutto nelle norme di attuazione. Difendiamolo dagli spregiudicati imprenditori estranei alla Sardegna! Difendiamolo dalle mire del Presidente Cappellacci.
La Giunta vara il nuovo Piano e soffiano già i venti di guerra.
A quattro mesi dalle elezioni regionali (salvo voto anticipato, sempre possibile) la giunta Cappellacci adotta uno dei provvedimenti più importanti della legislatura. È il nuovo Piano paesaggistico regionale che intende operare «una rivoluzione» (così la definiscono i tecnici che hanno contribuito alla stesura) non tanto in materia di vincoli, che restano sostanzialmente gli stessi, soprattutto per le zone costiere, quanto per il rapporto che esso deve avere con i cittadini. E, tanto per sottolineare il concetto, il Piano paesaggistico regionale, varato nel 2006 dalla giunta di Renato Soru, cambierà nome e si chiamerà Piano paesaggistico dei sardi.
LE LINEE GUIDA Sono tre le direttrici lungo le quali si muove il nuovo complesso di norme che, da oggi, scatenerà un dibattito vivacissimo. Infatti, proprio questa mattina è prevista l’approvazione della giunta. Poi, il presidente Cappellacci si incaricherà di illustrare il Piano e solo da questo momento si potrà dare un giudizio fondato.
LE RESTRIZIONI È certo che il Pps porrà una grande attenzione ai vincoli. La fascia di inedificabilità entro i trecento metri dal mare resterà, ma sarà possibile ristrutturare l’esistente e portare a compimento ciò che era già previsto prima dell’adozione del Ppr di Soru. Sostanziale modifica, invece, dei vincoli che gravano sui corsi d’acqua interni. Infatti, «solo fiumi e torrenti di rilievo paesaggistico sono vincolati», recita la relazione esplicativa del Piano. Al momento, la fascia di rispetto di tutti i corsi d’acqua copre il 60% del territorio dell’Isola e coinvolge l’80% della popolazione. E ancora per quanto riguarda i centri storici. Massima attenzione a quelli di pregio (Cagliari, Castelsardo, Alghero e così via) più libertà di manovra in quelli che sono storici di nome ma non di fatto.
RIVOLUZIONE DIGITALE Il Piano paesaggistico dei sardi sarà disponibile per via telematica, consultabile con smartphone e tablet. Allo studio anche la possibilità di caricare le norme su “pennine” di facile utilizzo. Adesso, la consultazione per via telematica non è possibile. Le tavole del Ppr sono cartacee con inevitabili, enormi difficoltà di lettura anche per la sovrapposizione di oltre sessanta strati formativi.
RAPPORTO CON GLI ENTI L’intenzione è di rendere i Comuni di nuovo protagonisti della gestione del territorio. Il Pps dovrà fornire la cornice generale, fissare le regole, entro le quali dovranno muoversi gli enti locali con l’adozione dei Piani urbanistici comunali che dovranno tenere conto del Pps e adeguarsi alle norme in esso contenute. In verità, questo adeguamento era previsto anche dal precedente Ppr ma, al momento, solo 8 dei 377 comuni sardi hanno provveduto a farlo e tra questi, tra le città più importanti, c’è solo Oristano. Non Cagliari, Sassari, Olbia, Nuoro, Alghero, Quartu Sant’Elena e via discorrendo. Il coinvolgimento dei Comuni riconosce ai sindaci il ruolo di controllori del territorio, conoscitori dei problemi e delle potenzialità dello stesso e, quindi, maggiori protagonisti della sua gestione. Naturalmente, è auspicabile che il Pps contenga norme sufficientemente chiare e ferree per evitare il saccheggio dell’ambiente registrato dagli anni ’80 in poi, quando l’assenza di norme permise lo scempio delle coste.
IL DIBATTITO Il Piano che sarà approvato oggi dalla giunta non mancherà di scatenare il dibattito. Tra l’altro, l’approssimarsi delle elezioni regionali (la data indicativa è quella del 2 marzo, con voto concentrato nella sola giornata di domenica, come previsto dalla Legge di stabilità per risparmiare) accresce la tensione e questo sarà uno dei temi principali della prossima campagna elettorale. Non mancheranno i dubbi degli ambientalisti, anche se – assicurano negli uffici della Regione – il nuovo Piano non stravolge il precedente ma lo semplifica.
I PROTAGONISTI La rivoluzione, quindi, sarebbe solo nel coinvolgimento pieno dei comuni e dei cittadini (da qui il nome Piano paesaggistico dei sardi) non nell’allentamento dei vincoli nelle zone di pregio. Almeno questa è la prima sensazione, da verificare con la lettura del Piano quando verrà reso pubblico.
LA RICHIESTA Una cosa è certa, quello che i cittadini chiedono è chiarezza, semplicità e tempi certi. Adesso, le pratiche urbanistiche hanno un decorso infinito, una persona difficilmente riesce a ottenere una risposta in tempi decenti. Un problema che si posero i legislatori regionali nell’89, quando vararono l’ottima Legge 45. Essa, affidava alla Regione il compito di definire il quadro di insieme e demandava ai Comuni la predisposizione dei piani urbanistici che recepissero le norme generali. Per controllare che le regole venissero rispettate, fu inventata la Sezione specializzata di controllo sugli atti urbanistici. Che, però, non fu mai insediata.
Fonte: L’Unione Sarda – 25/10/2013
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