Peste suina africana in Sardegna: la malattia della politica
Il censimento imposto come esigenza dei governi, nelle società nomadi, come in questo caso, quella pastorale sarda, ha sempre creato forti diffidenze. Il controllo degli allevamenti bradi o semi-bradi, con l’alibi della recrudescenza della PSA, risponde a esigenze estranee alla nostra cultura millenaria e alla nostra economia.
La Comunità Europea con il piano per l’eradicazione della peste suina africana in Sardegna dà un nuovo colpo di grazia alla nostra economia tradizionale. La RAS bacchettata dalla Commissione Europea, che minaccia di adottare misure restrittive contro la Sardegna, per il persistere della malattiache esporrebbe a “un grave e ulteriore rischio per la salute animale nel resto d’Italia e in altri Stati europei”. Non è la prima volta che la Comunità Europea, ingiustamente, impone ai sardi misure restrittive, come il blocco all’export di carne e prodotti della sua lavorazione, decretando la morte di aziende suinicole ben organizzate e in regola con gli standard europei, con la scusa della recrudescenza della PSA nel territorio.
La memoria storica dei sardi non dimentica che la CE è arrivata a finanziare l’estirpazione di alberi da frutta e gli stessi vigneti di pregio, che alimentavano un mercato fiorente tra Sardegna e Francia, creando con la “politica degli indennizzi” distruzione delle economie e riducendo i sardi a semplici consumatori del mercato globale. Il Governo italiano pressa perché la RAS intervenga in modo più efficace contro gli allevamenti e i capi non censiti, impegnandosi a potenziare le azioni per contrastare il pascolo brado, “perché la recrudescenza della malattia in Sardegna potrebbe diffondersi al comparto suinicolo della penisola”, inasprendo le misure restrittive della CE nei confronti dell’Italia. La RAS supinamente obbediscee chiede un rafforzamento del supporto alla lotta contro il pascolo brado al Ministero della Salute-Salute Animale, vedendo in esso la fonte di malattia e rassicura l’Europa che: “…l’Unità di crisi sta attuando le misure richieste” e si impegna a incrementare i finanziamenti per l’abbattimento e l’interramento dei capi non controllati. “Basta esibire una relazione e le ricevute di eventuali spese, per aver diritto al risarcimento”.
Tra minacce e tentativi di omologazione della nostra economia tradizionale, la RAS deve difendere dall’attacco sia dalla CE che dal Governo italiano le nostre peculiarità e diversità legate ai territori. Il problema reale non è la PSA, le cui recrudescenze cicliche vanno di pari passo con i finanziamenti pubblici: L’epidemia esplode quando le casse pubbliche vengono rimpinguate e regredisce sino a scomparire quando le casse sono vuote.
Per debellare la PSA nella nostra Isola e le annesse sacche elettorali, sarebbe sufficiente porre fine a ogni forma di retribuzione per gli animali dichiarati affetti dalla malattia. E’ paradossale che un suino “morto di PSA” valga economicamente molto di più di un suino vivo e sano. E’ questa la ragione per la quale in oltre 33 anni in Sardegna si tenta di combattere la PSA, senza trovare soluzioni, al contrario di altre sedi europee, dove la patologia è stata totalmente debellata.
Ben venga la regolarizzazione dei suini e delle nostre aziende, ma la vastità e le peculiarità del territorio sardo è da millenni che si presta al pascolo brado. Dal punto di vista della Salute Animale,essi vivono in libertà, mangiano ciò che la natura offre, sono sani, felici e i loro prodotti costituiscono un’eccellenza per cui la nostra gastronomia è apprezzata nel mondo. Paradossalmente ci si dimentica della Salute Ambientale quando i maialini, dalla Francia edall’Olanda, affrontano lunghi viaggi per le autostrade d’Europa e varcano il mare in condizioni immaginabili e con un’alimentazione di dubbia origine. Tutto ciò in attesa che finiscano nei nostri mercati sotto il falso timbro di “maialino sardo”. Parliamo di Salute Animale, ma facciamolo in modo appropriato, evitando di speculare sulla PSA: una malattia che ha nella Politica la sua radice sociale.
Claudia Zuncheddu
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