PD Sardo tra Sudditanza e Inaffidabilità
A proposito delle elezioni delle vicepresidenze nelle commissioni consiliari della Regione Sardegna, rinnovate per regolamento a metà consiliatura, tengo a precisare che la proposta del mio nome alla vicepresidenza della II° commissione (diritti civili ed emigrazione), è nata non certo da accordi o ambizioni mie personali, ma da un accordo globale concordato fra tutti i partiti dell’opposizione. Onorare questo accordo politico, anche con il mio voto, ha permesso ai consiglieri del PD di essere eletti vicepresidenti in diverse commissioni, e non solo.
Per stessa dichiarazione del capogruppo del PD, Giampaolo Diana “abbiamo ricevuto tutti una lettera del leader del Pdci, Oliviero Diliberto, che ci segnalava come il suo partito contava sulla riconferma di Ben Amara”, prendiamo atto ancora una volta che alle segreterie di Roma non si può dir di no, che gli ordini imposti da Roma valgono più degli accordi presi in Sardegna. Con ciò si dimostra che il capogruppo e il gruppo consiliare del PD non godono di nessuna autonomia politica propria e tanto meno sono politicamente affidabili, come nella migliore tradizione dei sudditi e dei servi.
Se la mia proposta di Legge sull’abbattimento dei costi della politica, depositata da tempo e mai presa in considerazione dalla “Commissione Autonomia” e dall’Aula, con cui si dimezzano drasticamente emolumenti, indennità e privilegi vari della “casta politica”, sicuramente le presidenze e le vicepresidenze delle commissioni, in quanto non remunerate, si sarebbero risolte subito e non dopo un mese di immobilismo dell’attività consigliare.
Auspico che di fronte alle “miserie politiche” siano messi al primo posto gli interessi e i bisogni economici e sociali delle famiglie, delle imprese e di tutto il Popolo sardo.
Claudia Zuncheddu
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