Pastoris sardus – Intra pobulesa e avolotu
Il Movimento Pastori Sardi con le manifestazioni di questi mesi in tutta l’isola e con l’occupazione dell’aula della Commissione Bilancio, chiede non l’elemosina ma il diritto inalienabile a lavorare nelle proprie imprese per evitare il fallimento e garantire il sostentamento alle proprie famiglie.
Chi dice, come il ministro Galan “che per l’emergenza pastori in Sardegna non ci sono i soldi”, è sotto gli occhi di tutti che i fondi per le emergenze agro-pastorali del Nord Italia, si sono “miracolosamente” trovati. E’ una questione di priorità economica e politica.
Oggi la “fabbrica più importante della Sardegna”, che è quella agro-pastorale, rappresenta l’emergenza occupazionale più drammatica dell’isola.
Per affrontare la crisi in questi mesi, è improrogabile che si trovino (se c’è la volontà politica) i fondi per la “de minimis” (o misure equivalenti) alle imprese del settore per garantirne la sopravvivenza; provvedimento che si è votato a maggioranza in Aula Consiliare di recente.
L’economia agro-pastorale sarda non può essere sacrificata sull’altare del “mancano i soldi”, quando lo Stato Italiano deve alla Sardegna solo con la vertenza sulle Entrate un miliardo e seicento milioni di euro, con i quali si potrebbe affrontare non solo la crisi del settore agropastorale ma anche quella degli artigiani, commercianti etc.
Per tutte le forze politiche, servili al Governo italiano, che sostengono la “mancanza dei soldi” per questo settore, basterebbe che imponessero le dimissioni del Presidente e della sua Giunta di CD. Sicuramente Berlusconi, che in questo periodo di problemi ne già ha tanti, sbloccherebbe la situazione per non perdere il governo della Sardegna. Governo conquistato in modo fraudolento, grazie anche alla promessa in campagna elettorale di “100 mila posti di lavoro” per i sardi, promessa mai onorata.
Se Cappellacci, La Spisa e Maninchedda, avessero davvero la volontà di “salvare i pastori dal fallimento”, troverebbero i fondi con nuove scelte strategiche e tagliando parti del bilancio regionale: come “sussidi a fondazioni”, ristrutturazione del “seminario plurimiliardario” dell’arciv. Mani (che ospita solo tre studenti e per il quale chiede altri fondi per l’ampliamento); il “finanziamento alle scuole confessionali”, agli “oratori cattolici”, per “costruzione e ristrutturazione di chiese cattoliche” …e l’elenco non si ferma qui, nonché gli sprechi palesi negli assessorati regionali, nelle Agenzie e nelle consulenze esterne. Per quanto riguarda il taglio ai “costi della politica”, la riduzione del 50% degli stipendi ed emolumenti dei consiglieri regionali, assessori e presidente, sarebbe un bell’esempio e immediatamente praticabile.
Il Presidente Cappellacci e la Presidente del Consiglio Lombardo devono spiegare ai sardi la ragione per la quale il Consiglio Regionale è impossibilitato a riunirsi per affrontare temi e soluzioni della crisi del settore, come chiedono i pastori, perché in un’aula del Palazzo, dieci pastori “controllati a vista” dalle forze dell’ordine costituirebbero un “pericolo” e un “ostacolo” per la democrazia e la Sovranità del Parlamento dei Sardi. Forse perché l’Aula ha il “torto” di essere ubicata in Via Roma e non in altro stabile della Regione Sardegna; la sede dell’Assessorato all’Agricoltura è a sua volta occupata da Sindacati agro-pastorali, che turnano all’interno, senza che nessuno si sia indignato.
Quando la maggioranza di CD, che governa, chiede che i pastori cessino l’occupazione per aprire un reale dialogo con gli “attori del sindacalismo democratico”, ricattando ed escludendo il MpS, di fatto tenta di nascondere l’incapacità e la mancanza di volontà nell’affrontare i problemi drammatici del mondo agro-pastorale. Con ciò fomentano, in una “Sardegna in ginocchio” economicamente e socialmente, “guerre fra poveri” e precostituiscono una soluzione repressiva (come purtroppo è già avvenuto) che possa essere monito a tutti i sardi che lottano per il diritto inalienabile al lavoro, ad una esistenza dignitosa e ad un futuro sociale pacifico.
Claudia Zuncheddu
Consigliera Regionale Rossomori
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