gli affari dell’emiro a olbia: come ai tempi delle promesse del petrolchimico e il mistero di certi sardi genuflessi
Comunicato stampa
L’affare immobiliare San Raffaele: ci sono ancora sardi che chinano la testa di fronte al Sultano del Qatar mentre i medici dei nostri ospedali non vengono né consultati né ascoltati.
“Chiudere in fretta” sembra esser questa la parola d’ordine e la minaccia della Politica romana per l’affaire dell’ospedale degli sceicchi San Raffaele di Olbia. I diktat di Renzi impongono alla Regione Autonoma Sarda di approvare gli “investimenti immobiliari sulla sanità” del Qatar in Sardegna, per non perdere gli altri investimenti degli Emiri in Italia. Il diktat sembra abbia raggiunto il suo scopo viste le dichiarazioni di allineamento e servilismo comparse ultimamente su questi temi nella stampa sarda.
Con l’affaire San Raffaele e il miraggio di un polo di eccellenza sanitario, purtroppo a danno e scapito dei poli di eccellenza già esistenti nelI’Isola, i sardi subiranno un’ennesima operazione immobiliare coloniale in nome di una “miglior salute”. Le risorse per il San Raffaele saranno sottratte alla sanità pubblica, compromettendo il diritto di noi sardi a un’assistenza gratuita e di qualità, da noi pagata, per agevolare gli investimenti immobiliari dei nuovi padroni della Costa Smeralda.
Già nei decenni scorsi la Sardegna ha subito il ricatto dei posti di lavoro, con la chimera dell’innovazione e il progresso (vedi l’industrializzazione forzata nell’Isola e l’abbandono programmato dei territori e delle economie tradizionali). Quello sviluppo fallito ha portato con l’inquinamento la distruzione delle nostre economie locali, agropastorali e della pesca.
Due posti letto in cardiochirurgia, 2 in neurochirurgia e 2 in chirurgia vascolare, non possono giustificare o essere merce di scambio per la chiusura di ospedali locali e di centri di eccellenza internazionali, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come il Microcitemico.
Claudia Zuncheddu
RASSEGNA STAMPA
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