NUOVA PERSECUZIONE GIUDIZIARIA PER MAURO PILI
Caro Mauro
Nulla può stupirci.
A noi sardi non è mai stato consentito di tirar su la testa. Devo darti atto che i tuoi lunghi anni di lotte per la difesa dei diritti dei sardi e contro ogni sorta di oppressione da parte dello Stato, hanno consentito nella nostra diversità e nella reciproca stima, la “riappacificazione politica”.
I partiti italiani non sono luoghi per i sardi. La Sardegna è umiliata e distrutta dalla genuflessione e dalle connivenze della sua classe politica rispetto ai governi di uno Stato che ha sempre considerato la Sardegna la sua “prima colonia”: luogo di spoliazione di risorse, di aggressione di ogni sorta e di annientamento del nostro Popolo.
A differenza di altri politici di destra e di sinistra, tu hai avuto il coraggio di uscire da un partito italiano rinunciando alla “pole position” in un sistema di potere che offre privilegi e che può assolvere o condannare a propria discrezione.
Hai abbandonato il potere senza neppure cercare alloggio in altri partiti. E’ una scelta che nei linguaggi di una certa politica può riservare alti prezzi da pagare.
Questo sarebbe dovuto essere un dato di riflessione importante per molti sardi, un dato che va ben oltre un giudizio politico superato dalla storia. Una concezione che negli anni 90 Giorgio Gaber preannunciò profeticamente nella sua canzone “Cos’è la destra… cos’è la sinistra”. Ebbene, ciò che conta in una situazione di post democrazia, di crisi dei valori e di totale dissoluzione delle ideologie, è chi lotta per i diritti e per la giustizia a partire da quelli della propria Terra e del Popolo di appartenenza. E’ su questo dettaglio importante che ho condiviso una corsa elettorale con te.
In mancanza di unità di tutte le nostre forze, fuori dai blocchi dei partiti italiani, avevo la consapevolezza che non saremmo andati lontano, ma era necessario dare con le proprie candidature il contributo a far vivere un Pensiero politico, quello del riscatto dei sardi, del diritto ad essere liberi, indipendenti e felici. Oggi è normale che lo Stato bussi alla tua porta con l’accusa di un’irruzione di cinque anni fa “in uno specchio d’acqua davanti alla base militare di Teulada”, meglio specificare: “in uno specchio d’acqua davanti alla base militare italiana a Teulada, in territorio sardo”. Non ti perdonano la tua non accettazione che quello spazio fosse il “Poligono Militare Addestrativo di uno Stato occupante”.
E’ qui che si ribaltano le colpe. I carnefici diventano vittime e le vittime sono sardi da consegnare alla Giustizia italiana.
Per la vendetta dello Stato, anche attraverso il tuo ex partito, c’è sempre tempo. Bastava attendere che scadesse il tuo impegno nel Parlamento romano.
Il Ministero della Difesa invoca per te un processo penale esemplare, anche se per il reato di “disobbedienza” non basterebbero tutte le carceri italiane per ospitare i sardi che si ribellano, a partire dalla sottoscritta che gode giusto del privilegio di non aver mai militato né condiviso le politiche dei partiti italiani, risparmiandosi il livore e la vendetta riservata a chi, come te ha avuto il coraggio e l’intelligenza di cambiare idea.
Nei partiti italiani, che ben conosciamo, non c’è posto per i sardi liberi.
Nessuno di noi, tra i dissidi e le contrapposizioni dei tempi passati, ti lascerà solo in una battaglia giudiziaria di cui lo Stato italiano ti vuole capro espiatorio.
Claudia Zuncheddu
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