Mozione per la liberazione di Rossella Urru e dei cooperanti spagnoli rapiti
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Mozione Zuncheddu – Uras – Sechi – Cugusi – Salis A. – Cocco D. – Mariani sulle urgenti misure e azioni che il Presidente della Regione deve intraprendere rispetto alla diplomazia e agli organi internazionali (Farnesina, Nazioni Unite, Cooperazione internazionale, ONG presenti nei territori interessati) affinché si attivi in prima persona e in tempi celeri presso i governi degli Stati africani interessati e presso le capitali del Magreb e del Sahel, per perorare la causa della liberazione di Rossella Urru cooperante sarda del CISP (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli) e degli altri colleghi spagnoli rapiti
Premesso che
– Da oltre due mesi, tra il 22 e il 23 ottobre, Rossella Urru, la cooperante sarda del CISP (Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli), veniva sequestrata, con altri due colleghi spagnoli, nel campo profughi, per rifugiati saharawi, a Tindouf, in Algeria.
– Dopo la missione ufficiale della Farnesina, con la visita lampo dell’inviato speciale Margherita Boniver, a Bamako, in Mali e in Burkina Faso, sul rapimento della cittadina sarda ufficialmente non si è saputo più niente. Le uniche notizie ufficiose, sono quelle già trapelate prima della visita della Boniver, da fonti maliane a cui hanno fatto seguito le immagini trasmesse dall’emittente francese France Press il 12 dicembre, che attestavano che la ragazza con i due colleghi spagnoli sarebbero nelle mani di aderenti, o presunti tali, di un gruppo scissionista di Al Qaeda per il Maghreb Islamico.
– Secondo le dichiarazioni del Fronte del Polisario (movimento politico e militare del popolo Saharwi: gli autoctoni del Sahara Occidentale), che lotta da oltre trent’anni per la propria indipendenza dal Marocco, i tre sequestrati, dopo le notizie secondo cui sarebbero tenuti in quel lembo di frontiera del Sahara, fra Algeria, Mauritania e Mali, si troverebbero in una zona desertica tra il Mali e il Niger. La prima notizia era già trapelata, con discrezione, subito dopo il rapimento, da fonti maliane, riconducibili ai Tuareg che da sempre risiedono nel deserto sahariano e che hanno manifestato la loro solidarietà e vicinanza ai rapiti e ai sardi.
Visto che
– In Sardegna, e in diverse sedi europee si registrano grandi mobilitazioni popolari, a tutt’oggi da parte delle istituzioni regionali c’è un incomprensibile e preoccupante silenzio, un silenzio che va oltre il normale riserbo dovuto alle trattative internazionali in atto per la liberazione degli ostaggi.
– Alla famiglia della rapita, e a tutti i sardi, è dovuta una forte presa di posizione, da parte della RAS, che rompa la situazione di stallo sulla vicenda e l’imbarazzante silenzio che rischia di essere un alibi pericoloso per la stessa incolumità degli ostaggi. E’ noto in questi casi che maggiore è la mobilitazione e la solidarietà internazionale e prima si concludono positivamente queste vicende.
– I fatti ci dicono che sul caso di Rossella Urru la RAS non ha manifestato nessun tipo di iniziativa autonoma e ancor meno il presidente Cappellacci si è distinto per atti che lo mettessero al centro della stampa locale e internazionale per il suo interessamento alla liberazione della cittadina sarda e dei suoi colleghi.
Constato che
– Per le istituzioni sarde, la delega incondizionata allo Stato Italiano per la risoluzione dei nostri problemi, purtroppo è diventata la norma, tale da essere una condanna a cui non ci si può sottrarre e con costi elevatissimi per noi sardi;
Tutto ciò premesso,
chiediamo l’impegno del Presidente della Regione affinché
- Assolva al proprio ruolo di rappresentante del popolo sardo, dei suoi interessi, dei suoi bisogni e delle sue emergenze, facendosi parte attiva in tutte le fasi della vicenda, sollecitando costantemente e con forti pressioni la diplomazia e gli organi internazionali, dalle relazioni con la Farnesina, alle Nazioni Unite, alla Cooperazione internazionale, alle ONG presenti nei territori interessati;
- Si attivi in prima persona e in tempi celeri presso i governi degli stati africani in qualche modo interessati, da Algeri, a Rabat, a Bamako, a Ougadougou e presso le altre capitali del Magreb e del Sahel, per perorare la causa della nostra concittadina, contribuendo sicuramente in questo modo alla buona riuscita della liberazione di tutti gli ostaggi
Cagliari, 17/01/2012
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