Mozione di sfiducia al Presidente Cappellacci
Mozione N. 235
URAS – SALIS – CAPELLI – ZUNCHEDDU – CUGUSI – COCCO DANILE – SECHI-MARIANI di sfiducia al Presidente della Regione
tracce del mio intervento
… Vorrei dire al collega Campus, che io non sono in campagna elettorale, tuttavia sostengo la necessità che il Presidente Cappellacci rassegni le dimissioni per limitare ulteriori danni arrivando a fine legislatura.
A distanza di quattro anni dalle dichiarazioni programmatiche del Presidente e della maggioranza che a tutt’oggi lo sostiene, sotto elezioni e in prossimità di fine legislatura, è sempre di moda per chi governa, e in alcuni casi, come in questo, occupa in modo arrogante il potere politico, come se fosse “cosa privata”, far finta di prendere distanze in modo che nello stesso tempo si possa godere, fra virgolette, “del privilegio dell’essere in maggioranza e del risalto mediatico dell’essere all’opposizione”, cavalcando in modo strumentale e spregiudicato il dramma del lavoro che non c’è (e che chi può nulla fa per crearlo), la crisi finanziaria delle nostre imprese strozzate da Equitalia e dalle Banche che non concedono crediti creando deserto occupazionale e disperazione sociale.
Queste forze politiche di maggioranza, incollate con il bostik alle poltrone del potere e del sottogoverno degli Enti Regionali, nella loro demagogia e spregiudicatezza, in questi ultimi tempi hanno cavalcato il giusto sdegno popolare sul tema della riduzione dei costi della politica e della suoi privilegi che in oltre 60 anni di Autonomia Speciale, dobbiamo rilevare che sono stati rivisti, seppur parzialmente, nella precedente legislatura e in questa in corso, grazie anche alle battaglie fatte in Aula, nelle Commissioni preposte, e recepite dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio e da questa stessa Assemblea.
Ma la demagogia sul tema dei costi della politica, vista come “taglio numerico dei consiglieri e non dei privilegi e degli sprechi della RAS, è tale da aver “contagiato benevolmente” anche l’opposizione, visto che il mio è stato l’unico voto contrario alla riduzione del numero dei consiglieri della RAS da 80 a 60; Legge ratificata recentemente da un Parlamento italiano non più in carica e a Camere sciolte: unico caso nella storia della Repubblica italiana.
Ma l’arroganza e la demagogia del potere, è così forte e trasversale tanto che la mia proposta di Legge per la riduzione di stipendi e privilegi, non è stata ne discussa in Commissione, ne potata in Aula. Una proposta che avrebbe ridotto i costi garantendo tutte le rappresentanze delle minoranze, specialmente quelle identitarie peculiari della storia politica sarda. Questa arroganza e trasversalità continua imperterrita nella proposta di Legge elettorale in Sardegna, frutto in Commissione di “inciucci, veleni e sassolini nelle scarpe”, dove ancora una volta la rappresentanza numerica delle donne viene discriminata non imponendo la doppia preferenza di genere e negando quindi un’adeguata rappresentanza alla maggioranza di genere della società sarda, in violazione dello stesso Statuto di Autonomia.
Una Legge Elettorale amputata e rinviata (ovviamente a dopo le elezioni per il Parlamento italiano), che ripropone di fatto il bipartitismo italiano con le soglie di sbarramento e premi di maggioranza che inevitabilmente escluderà dall’Assemblea della RAS la rappresentanza delle minoranze, donne comprese, eliminando in particolar modo le minoranze identitarie e omologando il Parlamento sardo a quello italiano, con la differenza che il Parlamento italiano è stato efficientissimo nel tagliare il numero dei consiglieri della RAS ma non i propri e ancor meno gli altissimi costi e privilegi di Camera e Senato.
Anche sull’esigenza della Riforma degli Enti Locali e in particolar modo delle Province, in questa maggioranza ha prevalso la propaganda demagogica, la “politica del rinvio” (molto in voga), con l’incapacità di programmare una soluzione alternativa, che dopo gli esiti del referendum ne garantisse l’attuazione senza creare il caos e il vuoto che oggi regna, con forti preoccupazioni per una nuova ondata di disoccupazione e incertezza sui ruoli e la stessa gestione istituzionale: dettagli che i colleghi riformatori hanno ignorato…
Ancora una volta la RAS accetta passivamente la Riforma istituzionale di Comuni, Regioni e Province, anticipata da Berlusconi e portata avanti dal suo degno successore Monti.
Tutto ciò dimostra da parte del Presidente Cappellacci e della maggioranza che lo sostiene una sudditanza ai diktat italiani che ancora una volta mortifica l’Autonomia Speciale facendoci retrocedere dietro le regioni a Statuto Ordinario.
Di fronte alla devastante crisi economica mondiale la Sardegna rischia di essere ancora di più colonia italiana e terra di conquista della finanza, delle multinazionali internazionali, nonché di Stati (anch’essi stranieri) che con i loro fondi sovrani, vedi la questione del Qatar, fanno shopping del nostro territorio, in violazione di Piani Paesaggistici, con la complicità di alcune istituzioni locali ricattate dal dramma dell’occupazione e la mediazione internazionale del Presidente Cappellacci.
Gli accordi fatti fra Cappellacci, Monti e il Sultano del Qatar, sulla testa dei sardi, sono totalmente sconosciuti a questa Assemblea che neanche in modo preliminare ne è stata informata.
Personalmente non ha mai creduto alla “vocazione autonomista, nazionalista ria e ancor meno indipendentista” del Presidente Cappellacci che a parole nei suoi proclami ha spesso ribadito in diverse occasioni, anche in quest’Aula.
La gestione della Vertenza delle Entrate, sia con il governo Berlusconi che con il governo Monti, ha manifestato una totale sudditanza del Presidente agli interessi italiani e non a quelli dei sardi. Stesso discorso sulla “questione Equitalia”, sulla difesa delle imprese e delle famiglie sarde dallo strozzinaggio delle Banche; sui tagli del governo italiano alla scuola pubblica sarda, agli stessi fondi per la divulgazione della lingua sarda; sui tagli alla sanità pubblica, a partire dalla tutela dei cittadini allettati, dagli ammalati di SLA, che dopo la vergognosa passerella mediatica del Presidente Cappellacci, di assessori, nonché di ministri e rappresentanti del Governo italiano, ad oggi, dopo tante promesse, tutto tace.
Sulla difesa dei nostri territori, gli unici interventi del nostro Presidente sono espressi ad esempio dalla sua recentissima ordinanza urgente N. 1 del 04/01/2013 per l’incremento a brevissima scadenza dell’installazione di ulteriori inceneritori, violando normative internazionali, comunitarie, dello stesso Stato italiano oltre la volontà popolare e scientifica che si è espressa.
Non voglio entrare in merito ne alle servitù militari, ne a quelle industriali, ne negli affari dell’eolico e delle cattive amicizie con cui il nostro Presidente ha esordito all’inizio della Legislatura. Tanto meno voglio parlare del disastro occupazionale perché è drammaticamente sotto gli occhi di tutti, con la Sardegna che vanta il primato della disoccupazione e della povertà.
Chi pensava che il Presidente Cappellacci fosse il paladino degli interessi sardi in Italia e nel mondo, è stato clamorosamente smentito dalla tragica realtà che è sotto gli occhi di tutti.
Siamo di fronte a un fallimento non solo suo personale, ma di tutta la sua stessa maggioranza, al di là delle fibrillazioni e degli interessi personali dei singoli gruppi politici.
Non voglio tornare sul tema della crisi istituzionale (alimentata dal Presidente e denunciata ripetutamente anche da numerosi consiglieri di maggioranza) tra Giunta e Consiglio, ne alle bugie dichiarate alla stampa dal Presidente, su impegni che avrebbe preso e che ha puntualmente disatteso, mi riferisco anche alla mancata costituzione di parte civile al processo contro la “cricca del G8”.
Presidente, ancora una volta le rinnoviamo l’invito a rassegnare le sue dimissioni e a decretare il fallimento della sua maggioranza e del suo progetto politico, lontano e contrapposto agli interessi del Popolo sardo.
13/02/2013
Presenti 70 Votanti 69 SI 26 NO 43 ASTENUTI 1(Presidente Claudia Lombardo)
VOTANO la sfiducia al Presidente:
I gruppi di opposizione: SEL – Sardigna Libera – IdV – PD + Cappelli (tra i firmatari della mozione)
Della maggioranza: Maninchedda – Diana M. – Campus –
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