Metanodotto Galsi – L’autostrada della morte in Sardegna
Progetto Galsi: la devastazione dell’isola e la morte di un popolo.
Sardegna solo “servitù di passaggio” di un’opera pericolosa e portatrice di menzogne. Un tubo di 1 mt e 20 di diametro che trasporterà il metano: un gas ad alto rischio di esplosione, dall’Algeria in Italia, dividerà nettamente la Sardegna in due parti in senso longitudinale, da Sud a Nord. Un’area di servizio di circa 80 metri a destra e 80 mt a sinistra costeggerà il tubo e sarà protetta da strutture anche murarie, precostituendo un serpente di cemento armato.
La realizzazione del progetto prevede la distruzione di tutto ciò che l’opera incontrerà: cultura, arte, natura, economie tradizionali e non. Il rischio costante di esplosioni con conseguenti disastri, condizionerà la vita già mortificata delle popolazioni sarde. Per un'”opera criminale” di tale portata distruttiva, chiamata dai progettisti “servitù di passaggio”, non è previsto nessun compenso economico e nessun servizio per la Sardegna e la sua gente. Mentre l’attuazione di questo progetto avanza in silenzio, si sta procedendo ai bandi di esproprio per le aree interessate, nessuna informazione su questo eco-mostro e sulla sua pericolosità è data ai sardi dai media e dagli enti preposti, ancor meno le forze politiche discutono e coinvolgono le collettività su questo devastante progetto.
Il Galsi, con la distruzione della nostra isola, segnerà la fine della storia di un popolo consumato dall’ingordigia del colonialismo e delle multinazionali, avvallato dalla miopia e dal disinteresse della classe politica sarda, un dato non nuovo.Ma i sardi liberi non si rassegnano a questo sopruso e lotteremo contro questo ennesimo attentato al nostro ambiente. Noi rivendichiamo il diritto a decidere autonomamente e liberamente su tutte le c.d. “grandi opere” che il colonialismo italiano, con le multinazionali della globalizzazione ci “vorrebbero regalare”, bontà loro, per portarci la “modernizzazione, la civiltà e il progresso”.
Questo è un copione già letto e 60 anni di Autonomia regionale sono un tragico film già visto dai sardi. Nessuno può toglierci il diritto di decidere a casa nostra e tanto meno può privarci del diritto alla Libertà, all’Autodeterminazione e all’Indipendenza economica, sociale e politica.
Il metano può viaggiare con le navi, ma c’è qualche costo da pagare, quindi “is meris” scelgono di distruggere la Sardegna perché nelle colonie tutto è gratis e nulla è dovuto al popolo sovrano…
Claudia Zuncheddu
PS: nel testo della mozione che segue, nata da studi attenti con esperti di vari settori, si possono leggere i dettagli mostruosi dell’opera.
Consiglio Regionale della Sardegna – XIV Legislatura
Mozione Zuncheddu – Uras – Ben Amara – Cugusi – Sechi
su criticità costruzione del gasdotto Galsi
Premesso che
– Il 14 novembre 2007, ad Alghero, è stato firmato l’Accordo sul metanodotto GALSI, destinato a portare il gas dall’Algeria in Italia e in Europa attraverso
– Il Galsi si candida a diventare il gasdotto più lungo e più profondo al mondo, 2880mt offshore, che parte dall’Algeria per arrivare in Toscana attraverso
– l’intera Sardegna verrà sventrata per il passaggio del tubo che, ad alta pressione, spingerà il metano sino ad Olbia, con indiscutibili rischi e con il pericolo di compromissione dell’integrità di zone costiere, di aree tutelate, di siti archeologici. Varcherà fiumi e corsi d’acqua, strade, ponti, ferrovie, acquedotti e condotte, e cancellerà vigneti, frutteti e pascoli. Saranno 40 i comuni che verranno attraversati dal tubo: S. Giovanni Suergiu, Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Domusnovas, Musei, Siliqua,Vallermosa, Villasor, Serramanna, Villacidro, San Gavino Monreale, Sardara, Pabillonis, Mogoro, Uras, Marrubiu, Santa Giusta, Palmas Arborea, Oristano, Simaxis, Ollastra, Zerfaliu, Villanova Truschedu, Paulilatino, Abbasanta, Norbello, Borore, Macomer, Sindia, Semestene, Bonorva, Torralba, Mores, Ozieri, Oschiri, Berchidda, Monti, Loiri Porto San Paolo, Olbia;
– il gasdotto che partirà dall’Algeria, approderà nelle acque di Porto Botte, nel Golfo di Palmas (S. Giovanni Suergiu/Sant’Antioco) dove, per quanto si conosce, è prevista l’installazione di una Centrale di Pompaggio del gas su un’area di circa
– l’ ”operazione Galsi” viene indicata e propagandata come una “opportunità” per la nostra isola ma, in realtà, si tratta in sostanza di una ennesima e pesantissima servitù di passaggio funzionale all’Italia, all’Europa e oltre, visto che il 60% del gas trasportato dal Galsi è di proprietà russa;
– per la “servitù di passaggio” imposta ai sardi, non è previsto alcun tipo di compensazione, né l’erogazione del metano per l’isola. Ad impianti ultimati, se i sardi vorranno usufruire del metano, ne dovranno fare richiesta a costi di mercato, così come avviene per la benzina e il gas, prodotti in Sardegna da note società petrolifere: fra l’altro, eventuali compensazioni, qualificabili come “aiuti di Stato” non sarebbero compatibili con le norme comunitarie e come tali sarebbero sanzionabili dalla Unione Europea, alla quale però va il maggior beneficio dell’opera;
– è da rilevare che per
– l’Accordo non ha previsto alcun obbligo sulla valutazione e stima dei pesantissimi costi ambientali e sanitari, visto che si tratta di un’opera ad altissimo rischio antropico, ambientale, idrogeologico, archeologico, industriale, di incendi boschivi, sanitari etc. con possibili gravissime e inevitabili ripercussioni sul territorio, sull’ambiente, sull’economia della Sardegna, sulla salute e sulla vita di tutti i sardi;
– esso rappresenta una ulteriore criticità per i settori portanti della nostra economia, già fortemente compromessa dalla grave crisi in corso, dall’ambiente, al turismo, all’agricoltura, al sistema delle produzioni tipiche locali, alle attività agropastorali. Nel resto del mondo avviene il rilancio della pastorizia, dell’agricoltura, del turismo rurale e della sovranità alimentare mentre in Sardegna si ragiona ancora su infrastrutture di sostegno ad uno smantellato ormai inesistente sistema industriale energivoro e di base. Tutto questo in aperto contrasto con l’innovativo indirizzo economico prevalente della rinaturalizzazione;
– sull’inutilità del gasdotto, si è espressa recentemente l’UE, non considerandolo una infrastruttura prioritaria nel quadro della programmazione energetica europea. Inoltre
– sui rischi, non è stata valutata l’interazione del gasdotto con altri impianti che possono interferire pericolosamente: aeroporti, poligoni militari, radar;
– il progetto di costruzione del gasdotto, è incongruente rispetto alla politica ambientale ed energetica assunta anche dall’attuale Giunta e comunque: con la cosiddetta “Green Economy”; con le energie rinnovabili; con il Patto tra le isole sottoscritto a Bruxelles; con il no al nucleare; con la salvaguardia del territorio e delle coste;
– a fronte di tutti i pericoli a cui il Galsi espone il territorio e i sardi, è stata avanzata una petizione (da cittadini e Movimenti che operano in difesa del territorio e dell’ambiente, come il Comitato ProSardegnaNoGasdotto) al Parlamento europeo con cui hanno recentemente reiterato la richiesta di annullare la decisione di finanziamento del Galsi, sostenendola con una ulteriore petizione al PE;
– risulta che nel gennaio del 2009 il suddetto Comitato, supportato da esperti del settore, ha predisposto, nell’ambito della procedura della VAS – Valutazione Ambientale Strategica – del PEARS – Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna – un testo con Osservazioni e Proposte in merito al progetto Galsi. Il testo, inviato agli Assessorati regionali dell’Industria e di Difesa dell’Ambiente e agli altri Enti competenti, è stato trasmesso anche alle Province e ai Comuni della Sardegna, con richiesta di pronunciamento;
– su tale documento nessuno degli Enti coinvolti si è mai pronunciato; Preso atto che – dal Decreto di Approvazione VIA da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare emergono forti criticità sulla struttura e sui danni/rischi incombenti sull’intero territorio regionale e sui suoi abitanti;
– anche recentemente la stampa ha riportato alla ribalta alcune inchieste giudiziarie condotte dal Tribunale di Algeri e dalla Procura di Milano in cui sarebbero coinvolte alcune società legate al progetto Galsi S.p.a.;
–
Constatato che
– è preoccupante e grave che il percorso del Galsi possa interferire con aree di particolare pregio naturalistico e aree protette, Aree Umide, SIC, ZPS, Santuario dei Cetacei (la condotta sottomarina Sardegna-Toscana si sviluppa per la maggior parte – circa
– le 7 aree interessate saranno: “Stagno di Porto Botte”, “Stagno di Santa Caterina”, “Altopiano di Campeda”, “Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali”,” Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri”, “Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri”, “ Isole del Nord Est tra Capo Ceraso e Stagno di San Teodoro”, ricche di biodiversità in habitat e specie animali e vegetali, talvolta rare o addirittura minacciate di estinzione;
– risultano assenti indagini dirette quali rilievi faunistici e floristici che esaminino i possibili impatti dell’opera su specie particolarmente a rischio e che sarebbero addirittura assenti le simulazioni dell’opera e assenti modelli di stima della diffusione degli inquinanti e della propagazione dei rumori.
– sul piano dell’inquinamento ambientale preoccupa il fatto che lo scarico delle acque di collaudo si configurerebbe come scarico di “acque reflue industriali”;
– nel punto di approdo, la condotta sarebbe in parte posizionata fuori dall’acqua in prossimità della riva, dove la sua stessa visibilità, avrà inevitabilmente forti ricadute in termini di immagine e turismo;
– in parte il tubo sarà, così pare, ancorato nel fondale marino dove una volta posato è sottoposto a forze di tipo idrodinamico, per la presenza di correnti, che tenderanno a spostarlo aumentando i rischi;
– i rischi di dissesto idrogeologico lungo il tracciato, sono altissimi per la prevista deviazione di fiumi e corsi d’acqua e per l’attraversamento di strade, ponti, ferrovie, acquedotti e condotte.
– ulteriori rischi appaiono connessi ai numerosi attraversamenti in corrispondenza di corsi d’acqua e di infrastrutture viarie e ferroviarie;
– in assenza di accordo bonario con i proprietari dei fondi, si procederebbe alla richiesta di imposizione coattiva di servitù, eventualmente preceduta dall’occupazione d’urgenza, delle aree necessarie alla realizzazione delle opere determinando problemi non indifferenti sul piano sociale con le persone e le comunità interessate ”;
– le ingenti movimentazioni di mezzi e attrezzature previste, determineranno, oltre al disagio per la percorrenza viaria, una deturpazione del paesaggio con costi reali che ricadranno sulla vita di ogni cittadino.
– sul piano della percorrenza viaria il tracciato del gasdotto interessa numerosi attraversamenti della Strada Statale 131, di altre Strade statali e provinciali, di ponti, ferrovie, acquedotti e condotte;
– sia il gasdotto che le strutture che ne fanno parte, rappresentano una seria minaccia anche per la mobilità legata al traffico aereo civile e militare, nonché per il trasporto marittimo: posti di lavoro che saranno seriamente messi a repentaglio dal posizionamento del gasdotto Galsi;
– non sono da sottovalutare e tantomeno da escludere rischi di incidenti in quanto il metano trasportato infatti è già per natura altamente infiammabile e ad alto rischio di esplosione, pertanto pericoloso per l’ambiente e le popolazioni;
– ad aumentare le preoccupazioni è il non trascurabile pericolo che
Tutto ciò premesso,
si impegna il Presidente e
– a riferire dettagliatamente su tutti gli atti dell’Accordo, stipulato a suo tempo, sul Gasdotto Galsi tra il governo italiano,
– a richiedere, in via cautelativa e ai fini di verifica dei rischi per i cittadini Sardi, la sospensione degli eventuali lavori già avviati;
– ad avviare in tempi brevi un processo di informazione e consultazione delle Amministrazioni locali e delle popolazioni, al fine di chiarire e rendere note le ricadute che tale infrastruttura avrebbe sulla Regione Sardegna: dai lavori per la costruzione del tubo, alle conseguenze sul piano paesaggistico e ambientale, dalle interdizioni e limitazioni alle attività di pesca e alla balneazione alle minacce per attività produttive, occupazione, settore del turismo e non ultima sulla viabilità portuale ed aeroportuale;
– ad aprire un tavolo di confronto con Amministrazioni locali, con l’Università, con i Movimenti ambientalisti e con gli esperti del settore, al fine di predisporre un referendum consultivo regionale che recepisca le proposte che perverranno dai territori interessati, che dia quindi seguito alla Petizione indirizzata al Parlamento Europeo dal Comitato ProSardegnaNoGasdotto, mentre è in corso una ulteriore petizione al Parlamento Europeo non solo in ragione del fatto che ormai il gasdotto non viene fatto più rientrare dall’UE fra le infrastrutture prioritarie nel quadro della programmazione energetica europea, ma anche perché
– ad intraprendere tutte le iniziative e misure necessarie affinché
– a pronunciarsi sul documento che nel gennaio del 2009 il suddetto Comitato, supportato da esperti del settore, ha predisposto, nell’ambito della procedura della VAS – Valutazione Ambientale Strategica – del PEARS – Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna – un testo con Osservazioni e Proposte in merito al progetto Galsi.
– a pronunciarsi e predisporre specifici studi in sinergia con le Amministrazioni locali, l’università, comitati e d esperti dei vari settori di competenza, finalizzati a
a) fare chiarezza sulle criticità emerse dal Decreto di Approvazione VIA da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in relazione alla struttura e ai danni/rischi incombenti gravanti sull’intero territorio regionale e sui suoi abitanti e in particolare
– sul persistere di considerevoli criticità riguardano in particolare:
- sulle più volte citate “necessità’ di riesami”;
- sulle ammissioni di “incidenza negativa sull’habitat”;
- sui pareri ancora da acquisire circa vincoli idrogeologici e ambientali;
- sulle autorizzazioni rimaste in sospeso;- alla violazione di varie convenzioni internazionali, tra cui citiamo quella di “Aarhus: sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”;
b) accertare la fattibilità e i rischi circa
– pericoli e limitazioni del traffico aereo civile e militare e del trasporto marittimo e della percorrenza viaria;
– rischi di dissesto idrogeologico: attraversamento di fiumi, corsi d’acqua, strade, ponti, ferrovie, acquedotti e condotte;
– lo scarico delle acque di collaudo che – come riportato alla pagina 43 del medesimo Parere – si configura come scarico di “acque reflue industriali;
– l’attraversamento da parte del gasdotto delle aree di particolare pregio naturalistico e aree protette, Aree Umide, SIC, ZPS, Santuario dei Cetacei;
– l’impatto sugli habitat e la fauna, con particolare riferimento all’interferenza dell’opera con le Praterie di Poseidonia oceanica, gli insediamenti di Pinna Nobilis;
– l’interazione con altri impianti e soprattutto con l’installazione di impianti radar e in quale grado interferirebbero pericolosamente sul gasdotto;
c) una accurata valutazione e stima di costi ambientali e sanitari;
d) quantificare l’entità dei danni conseguenti alla costruzione del gasdotto sia in termini di utilizzo del territorio, inquinamento, salute pubblica, occupazione, eventuali possibili incidenti;
e) valutare eventuali compensazioni territoriali – riferire in modo chiaro ed inequivocabile da quale voce di bilancio
f) a mettere a disposizione del Consiglio regionale tutta la documentazione in loro possesso della Regione concernente anche i vantaggi per le imprese che si aggiudicano le gare e i vantaggi in termini di tariffe per le popolazioni interessate.
Cagliari 05/08/2011
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