Medici a mani nude
Benché ritenga non opportuno personalizzare il grande disagio che noi medici con tutto il personale sanitario stiamo vivendo negli ospedali e nei territori, frutto della profonda crisi del Sistema Sanitario pubblico, purtroppo la notizia apparsa oggi sulla stampa sarda sul caso di Decimoputzu, merita qualche precisazione.
Si tratta di un mio paziente per il quale nel pomeriggio di ieri sono stata chiamata dai carabinieri per la constatazione di decesso. Da quanto si apprende dalla stampa “sulla chiusura in serata al traffico della via Palestrina …per consentire l’intervento dei sanitari – coperti dai dispositivi di protezione individuale – polizia locale, vigili del fuoco e carabinieri…. I medici sono intervenuti con il massimo delle precauzioni”, per dovere di cronaca, vorrei precisare che al mio arrivo c’era una notevole mobilitazione di vigili del fuoco, di carabinieri e di protezione civile. Carabinieri e protezione civile erano dotati solo di guanti e mascherina di uso comune.
Solo i vigili del fuoco erano organizzati con le corrette misure di controllo delle infezioni e dell’uso di misure di barriera/Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) consistenti in: guanti monouso doppi, mascherina, stivali, occhiali e doppia tuta di tipo 3 e 4.
L’unico sanitario intervenuto, che doveva accedere per la constatazione di decesso, ero io in quanto medico curante. Ero priva di ogni dispositivo di protezione necessari per il caso. A nulla sono valsi i tentativi dei carabinieri di coinvolgimento degli organi competenti, come certe situazioni complesse, anche al di là dell’epidemia in corso richiedono.
Solo dopo alcune ore di disorientamento generale, una volta forzata la camera del mio paziente, i vigili del fuoco, dietro mia insistente richiesta, hanno provveduto a dotarmi dei loro dispositivi di protezione per consentirmi l’accesso alla camera del mio paziente e constatarne il decesso.
Claudia Zuncheddu
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