Mater Olbia, festa fuori luogo
In questi giorni i mass media ci hanno informato sulla festa per il Mater Olbia che poco tempo fa ha visto protagonisti tutta la classe politica sarda, il Governo italiano, il Vaticano con il Bambin Gesù e lo Stato arabo del Qatar. “È un ospedale. Un giorno ospiterà i malati, oggi riceve i mali della Sardegna”. Li chiamano “i mali della Sardegna” i 600 milioni di fondi pubblici regionali che noi sardi dobbiamo “ricoverare” in quell’ospedale, per garantire il suo funzionamento. È il 50% che lo Stato del Qatar investe per accaparrarsi il bene all’interno del nostro territorio in attesa di altre fruttuose acquisizioni. Il sindaco di Olbia si commuove e il deputato del Pd da sempre in prima fila a favore dell’operazione italo-araba “verserà poi qualche lacrima”. Per Renzi il Mater Olbia “è il simbolo della rinascita dell’Italia” – “un felice capitolo per far squadra”. La Sardegna è in vendita e mentre il suo presidente attende nuovi investimenti, si ringrazia il governo italiano, il Bambin Gesù e soprattutto una genuflessione va al Qatar. “Gratitudine ai confini della deferenza per il partner straniero”, scrive bene la stampa.
I nostri politici parlano di ossigeno per la Sardegna, di fine dei viaggi della speranza per curare i tumori, ma a noi sardi devono spiegare come faranno a curarci meglio con soli dieci posti letto in oncologia e solamente due posti letto in Cardiochirurgia, in Neurochirurgia e in Chirurgia vascolare. Sono i reparti più costosi di cui noi sardi dovremo garantire il funzionamento. In tempi di nuove crociate è certo singolare che sull’ex San Raffaele, simbolo di grandi scandali, tra sacro e profano si esalti “il rispetto di ogni fede, la valorizzazione di una singolare sinergia che vede insieme nel progetto la Santa Sede, attraverso il Bambin Gesù e l’Emirato arabo del Qatar”. Il tutto sotto la benedizione di un dio unico, quello degli affari facili in Sardegna. Ci troviamo di fronte alla più grande operazione coloniale italo-araba nell’Isola. La novità paradossale è che con le nostre casse, seppur ridotte all’osso, alla Sardegna viene imposto di comprarsi un nuovo padrone. Questa “è buona politica”, esulta un deputato sardo, sulla scia della “buona scuola”. E ai bambini sardi si fa intonare l’inno d’Italia per il dono di un applauso. Questa è la politica sarda di oggi, dei governi italiani e delle multinazionali. *Sardigna Libera
Fonte: L’UNIONE SARDA 6/6/2015
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