Manovra Finanziaria 2013 per la Sardegna N. 503/S/A
Il prezzo da pagare per la sudditanza di chi ci rappresenta
Dibattito 06/05/2013
Tracce del mio intervento su Art. 1
Come ha già detto chi mi ha preceduto, l’Art. 1 è il cuore pulsante di tutta la Manovra. Una Manovra Finanziaria, che non solo giunge con notevole ritardo, ma è lontana anni luce dal dare risposte adeguate alla gravità della crisi sarda, fortemente condizionata da quella italiana oltre che mondiale. La sua inadeguatezza è tale, che per le “scelte politiche di bilancio” che l’hanno indirizzata, può addirittura aggravare la situazione economica e sociale sarda già al tracollo. Da qui la necessità di una forte assunzione di responsabilità da parte di Presidente, Giunta e Maggioranza, che consenta alle forze dell’opposizione di collaborare per apportare le giuste modifiche, al fine di limitare i danni che si prospettano con questo Disegno di Legge. Anche se non sarà facile, perché sarebbe tutta la rifare. Una collaborazione, nel nome del superamento della crisi e degli interessi dei sardi, sino ad oggi mai accettata da questa Maggioranza. Il dibattito, a partire da quest’ Art., non può prescindere dalla presa atto del fallimento delle relazioni fra la RAS, rappresentata dal P. Cappellacci e lo Stato italiano.
La scelta della Giunta (vedi il comma 1), di voler revisionare il Patto di Stabilità, al fine di innalzare lo spazio di spesa per un miliardo e 200 milioni di €, (un incremento previsto per il 2013 in relazione all’applicazione dell’Art. 8 dello Statuto Speciale), è un giusto ribadimento del principio, ma può essere una mossa maldestra, perché si rischia in caso di ricorso alla Corte Costituzionale che i fondi vengano congelati e non possano essere spesi prima di fine anno. Prima che si compiano atti scellerati, auspico vivamente che si apra una stretta interlocuzione con il governo Letta, con il sottosegretario sardo e con i rappresentanti di tutti i partiti, eletti in Sardegna, affinché questo cappio al collo della spesa, che rischia di strozzare definitivamente il nostro Popolo, possa essere tolto e le nostre rivendicazioni e interessi possano affermarsi.
Al Presidente Cappellacci, ancora una volta la storia gli offre una grande possibilità… deve solo essere all’altezza della situazione difendendo e affermando in Italia i nostri interessi. E’ urgente che si riaprano i confronti con il Governo italiano e si rivendichi con determinazione il diritto della RAS a far sì che il miliardo e 200 milioni possa essere speso immediatamente per metter mano alla pesante crisi economica e sociale che noi sardi stiamo subendo violentemente, e non di certo per nostra responsabilità.
Per la RAS, non è più tempo di sudditanza, anche per l’inasprirsi della violenza con cui lo Stato italiano effettua i tagli a tutti i settori dell’economia e della cultura sarda, della sanità e del sociale, per non parlare dei suoi interessi “coloniali e di rapina” rispetto al nostro Territorio, nonché dell’intenzione sempre più palese, di cancellare definitivamente il nostro status di Regione Autonoma a Statuto Speciale. Vorrei ricordare che una parte sempre più consistente della classe politica e del Popolo sardo da tempo ha riconosciuto che l’Autonomia ha fallito e che la società sarda deve prenderne atto e iniziare a pensare concretamente al superamento dell’Autonomia con un modello decisamente più avanzato ed equo e non alla sua cancellazione per farci regredire …e morire italiani.
Non dobbiamo perdere di vista il fatto che la discussione della Manovra Finanziaria, a partire dall’Art. 1, va contemplata nel contesto di queste relazioni conflittuali con lo Stato italiano, così come non va dimenticato che l’aggressività dello Stato nei nostri confronti si è fortemente accentuata grazie alla gestione in solitudine e ai toni sommessi del nostro P. Cappellacci, che da 4 anni porta a casa le sue sconfitte e i suoi fallimenti da far pagare ai sardi con i ringraziamenti di una parte della classe politica italiana dominante. Se da una parte si pone il problema della Vertenza delle Entrate: una questione mai chiusa e mai affrontata nella sua complessità, dall’altra si pone il problema del superamento del Patto di Stabilità impostoci; per non parlare del Fondo Unico che penalizza gli Enti locali sempre più poveri e impossibilitati a far fronte alle emergenze nei propri territori. La stessa restituzione dell’IMU, Legge iniqua e antipopolare da abolire… rischia di essere una manovra spudoratamente elettorale… giusto per imitare ciò che fa il Governo italiano.
Questo Bilancio, che dovrebbe dare una risposta alla nostra crisi economica, di fatto gioca su risorse inesistenti e su poste che non rientrano nelle nostre possibilità. Oltre che non dare risposte ai problemi, danno risposte a pioggia alle clientele. Come già sostenuto da altri colleghi, anche giorni fa, tutti insieme, faremo bene ad affrontare e ridurre drasticamente il peso dell’IRAP sulle nostre imprese, soprattutto quelle medio-piccole che subiscono maggiormente la crisi, la mancanza dell’accesso al credito e che stentano a stare in piedi e mantenere la già precaria occupazione. Ci vogliono atti concreti. L’Art. 1 con tutti i suoi commi andrebbe soppresso per non creare ulteriori danni. Ai moti di ribellione, fuori tempo massimo, del nostro Presidente Cappellacci, non ci crede nessuno, neppure lui stesso. La perdita di credibilità del nostro Presidente è di vecchia data, già nel 2010, disattese gli impegni presi con il Consiglio, proprio sulla questione inerente la Vertenza delle Entrate, quando stabilimmo, tutti insieme che avrebbe ricorso alla Corte Costituzionale, per rivendicare i diritti dei sardi, contro il governo italiano, ma dopo qualche giorno disattendendo gli impegni presi, dichiarò che “quell’azione non era possibile portarla avanti perché avrebbe incrinato i rapporti politici con il Governo Berlusconi…”.
Claudia Zuncheddu
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