Ma custu Referendum e ita fiada cosa de craculai?
E ita bisongiu teneus nosu sardusu de si fai interrogai a pizzusu de is benisi de su populu e de sa terra nosta.
Funti “benisi” chi is babbusu e is aiaiusu nostusu s’anti “prestau” po dus “lassai” a pustisi a is fillusu chi anti a deppi arribai, e a is ominis de totu su mundu chi teninti is propriusu sentimentusu po sa bellesa sarda e de totusu is logusu.
Berlusconi e is amigusu no podinti cumprendi ca nosu teneusu “sentimentusu” de no toccai. E ita n’di depiada bessiri a pillu de su referendum? Berlusconi e inzasa is “amighisceddus sardus” bolianta “la sorpresa?” Ma is sardusu anti arrespustu cummenti giai sciemmusu: calancunu esti andau a mari, atrus cumenti de mei funti andausu a firmai po solidariedadi a su populu de Vicenza contrasa is merisi de sa gherra, americanusu e italianusu chi olinti ammanniai sa basi militari.
L’affluenza del 20% degli aventi diritto al voto in questa consultazione referendaria, dimostra che il cosiddetto “avviso di sfratto” a Renato Soru, che il Centro-Destra e alcuni loro “reggicoda” avevano con tanta enfasi portato avanti in questi mesi, purtroppo per loro non è avvenuto. Tanto meno giustifica la sconfitta del “si” il “teorema” della mancanza di pubblicità della Regione sull’evento.
Sono stati vani i fiumi di denaro per il “si”, spesi dal C-D nei giornali sardi con pubblicità palese a tutta pagina, cosa legittima, e con pubblicità occulte.
Non è valso a nulla l’appello a “gamba tesa” contro l’autonomia delle scelte della Regione Sarda e dei suoi organismi (giunta e presidente) fatto da Berlusconi. Il suo “ordine” di votare per il “Si” al referendum per l’abrogazione del “Decreto salva coste”, perché di fatto solo questo gli interessava, è caduto nel vuoto, in dispregio alla della nostra Autonomia e del nuovo “decantato Federalismo”. Il CD e i loro “reggicoda” hanno improntato la battaglia referendaria di fatto esclusivamente su quest’ultimo quesito (salva coste), perché questo era il “grimaldello” per rimetter mano al “sacco” del nostro territorio.
Devono essere un forte campanello d’allarme per noi sardi, le inchieste portate avanti da alcuni magistrati di diverse Procure italiane, di cui alcune già arrivate a giudizio, che rivelano le infiltrazioni della criminalità organizzata sia italiana che internazionale nella compravendita dei terreni e nella speculazione edilizia sulle coste della Gallura e specialmente nel territorio della città di Olbia.
I sardi nel loro “disertare” le urne hanno dimostrato di fatto di aver a cuore il futuro delle proprie ricchezze ambientali, hanno dimostrato di non cadere nella demagogia di chi ha indicato nelle scelte della Giunta Regionale e nel suo Presidente, gli affossatori della “libertà degli enti locali nel poter decidere sui propri territori”, i “distruttori dell’economia sarda” specialmente nel settore dell’edilizia, i “padri padroni” pronti a vendere ai “grandi gruppi monopolistici dei loro amici” il nostro territorio dalle coste all’interno.
Di fatto risulta dai dati di settore che il numero degli occupati è aumentato.
Mi dispiace che facendo abuso, per i propri esclusivi fini politici, dello strumento referendario lo si svilisca come momento di reale partecipazione popolare democratica e lo si riduca come in questo caso a un momento di sperpero delle risorse pubbliche.
I due quesiti referendari riguardanti il gestore unico dell’acqua comunque pongono con forza il problema della gestione della risorsa idrica, specialmente in una Regione Autonoma. Gestione che non può che essere pubblica in quanto l’acqua è un “bene comune” e come tale dev’essere accessibile a tutti. E’ un diritto inalienabile di ognuno di noi e va garantito dalle norme istituzionali.
Ancora una volta il gruppo dirigente del Psd’Az ha collezionato l’ennesima sconfitta, alleandosi da “fedele guardiano della vigna” con il C-D, ribadendo la sua sudditanza all’Udc e staccandosi politicamente in modo definitivo dalle posizioni del “sardismo storico” di reale difesa del nostro territorio, e isolandosi rispetto alle altre formazioni indipendentiste, unanimemente schierate per disertare le urne.
Del resto con gli “innesti politici” che questo Gruppo Dirigente ha avuto in questi ultimi anni non poteva portare che a questa scelta, e dare simili frutti… il tradimento del sardismo e l’avvicinamento al sardo-fascismo.
A distanza di quarant’anni è ricomparso il manifesto di Nivola, che denunciava il progetto di vendita del territorio sardo compreso del popolo con la sua cultura, progetto portato avanti da alcuni sardi “rinnegati” in favore e per conto di colonizzatori italiani e internazionali.
Il ritorno del manifesto di Nivola, non è mai stato così attuale come oggi.
Il Partito Democratico è totalmente impegnato in una guerra interna fra chi, seppur in modo contradditorio, vuole manifestare un sentimento di “sardità e di difesa della propria terra e della identità”, e fra coloro invece che di fatto vorrebbero continuare a “depredare la cosa pubblica per proprio conto o per conto altrui”, nella peggior tradizione dei 60 anni di Autonomia Regionale, mantenendo i privilegi dell’intermediazione che la classe politica sarda ha sempre avuto a dispregio di tutti noi.
Questo empasse che si prolunga nel tempo “non può preludere a nulla di buono” per i sardi liberi e per le sorti della Sardegna. Anch’essa coinvolta in una crisi economica e finanziaria mondiale che rischia di far pagare le turbolenze e la stagnazione dell’economia ai più deboli per salvare i privilegi delle multinazionali che governano l’economia globale.
Altro che le “chimere della sicurezza” dalle ondate dei cosiddetti clandestini sulle nostre coste!!!!
La difesa e lo sviluppo reale dell’occupazione, coniugata al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente, della cultura e dell’identità del nostro popolo, è la sfida irrinunciabile a cui Soru in qualità di Presidente della Regione è chiamato dai sardi che sperano ancora in un futuro di progresso.
Questa è la madre di tutte le sfide, la sfida della nostra storia che nasce dall’ideologia di liberazione nazionale sarda (il sardismo) con cui tutti i sardi democratici e progressisti (siano essi autonomisti, federalisti o indipendentisti), e quindi con a cuore il destino della propria terra, sono chiamati a confrontarsi e con tutte “le diversità di vedute” arrivare a una sintesi di un progetto comune condiviso di felicità e benessere per
Claudia Zuncheddu
Mi scuso con i lettori per gli errori nel mio sardo scritto. Anch’io ho avuto la “lingua tagliata”
Caglairi 06/10/08
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