lutto nel mondo del teatro sardo
Pierfranco Zappareddu, per gli amici Pierzappa, regista e animatore dagli anni 70 in Sardegna dell’avanguardia teatrale innovativa, rivoluzionaria e di sperimentazione, animatore culturale e regista cinematografico… ci ha lasciato con la sobrietà e la riservatezza che l’ha sempre distinto.
In silenzio… il saluto dell’amica Barbara Fois
Pierfranco Zappareddu è uscito di scena in silenzio, come suo costume. Per gli amici che lo conoscevano dai tempi del “Teatro Studio” di Castello è stato un colpo, ma non una sorpresa: era nel suo stile sparire all’improvviso per lunghissimi periodi e poi ricomparire altrettanto inaspettatamente, con un mirabolanti idee, nuovi spettacoli e ormai, da qualche anno, anche progetti di film.
Nessuno di noi si era meravigliato dunque di non sentirlo o di non vederlo per diversi mesi, ma questa volta la novità era ben diversa. Non era in viaggio, non stava lavorando a un nuovo segretissimo progetto, era in ospedale. Ma non voleva che nessuno lo sapesse. Ognuno può spiegarsi questa scelta come gli pare: forse non voleva che gli amici lo vedessero in fondo ad un letto, senza più nessun mistero, nessuna magia. O forse che della sua malattia lo sapessero altri rendeva più reale e scaramanticamente crudele la possibilità di un esito funesto. O più semplicemente il suo naturale riserbo, il suo estremo, quasi paranoico senso della privacy, gli facevano pensare che fossero solo fatti suoi… Insomma, poteva trattarsi soltanto di – come dicono gli inglesi – the right to be let alone, cioè del sacrosanto “diritto di essere lasciati in pace”.
Mi viene da considerare, a questo proposito, che mentre lui sapeva ogni cosa di ciascuno di noi, noi amici sapevamo pochissimo di lui, della sua vita privata, dei suoi affetti, dei suoi amori. Qualche frase, più spesso qualche battuta, poteva fornire un minimo indizio, ma nient’altro che dettagli marginali.
Ma per il resto, da un punto di vista culturale, politico, sociale è stato sempre più che esplicito, perfino didattico. Tutto quello che la nostra generazione sa sul Terzo teatro, su quello sperimentale, su quello della crudeltà, sul teatro povero, lo deve a lui e a tutti quei meravigliosi spettacoli che portò qui in Sardegna, da tutto il mondo. Incontri indimenticabili: da Grotowski a Kantor, a Lindsay Kemp, a Pina Bausch, ad Antonio Gades, a Peter Brook, a la Fura dels Baus, a Eugenio Barba, oltre a compagnie italiane da tutta la penisola, in un summit indimenticabile e mai visto nemmeno a Roma o a Milano.
Spettacoli sparsi in tutta la città, discussioni, concerti, opere liriche: da Diamanda Galas alla Carmen di Peter Brook: cosa non abbiamo visto e sentito, grazie a lui? Sono stati anni stupendi, vivi, entusiasmanti, in cui con una generosità incredibile ci offrì il meglio del Teatro internazionale, rovinandosi economicamente.
Per sé non chiedeva mai nulla, solo che tu partecipassi ai suoi spettacoli, che dividessi con lui i suoi entusiasmi. E’ sconvolgente che non siamo in realtà mai riusciti a rendergli nemmeno un decimo di quello che ci ha dato. E’ doloroso e amaro rendersene conto, sapere con certezza che non possiamo più ripianare questo debito. Che non potremo più discutere e a volte anche litigare, come fanno gli amici veri, quelli che si dicono sempre quello che pensano perché si stimano e si vogliono bene.
Eravamo amici da cinquant’anni, abbiamo diviso tante esperienze, tanti entusiasmi, tante vittorie e tante, oh quante! sconfitte. Gli volevo bene come a un fratello. Mi mancherà ogni giorno.
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