«L’Isola dice no alle servitù militari»
Articolo pubblicato su l’Unione Sarda del 12-10-2019
Michele Schirru, vicesindaco di Arbus, parla, e in sottofondo si sentono i rumori delle esercitazioni di tiro aereo nel poligono, ricominciate nei giorni scorsi. Siamo a Capo Frasca – dove oggi ci sarà la grande manifestazione contro le servitù – e questo è uno dei territori più colpiti, in cui l’intesa siglata nel 2017 tra ministero della Difesa e Regione non è stata minimamente concretizzata. «Le spiagge non sono state restituite alla comunità», dice Schirru, «il porticciolo è inaccessibile ai nostri pescatori, degli indennizzi del periodo 2010-2014 non abbiamo più notizie da tempo. Insomma, la situazione è triste e mortificante. Ci auguriamo che la mobilitazione serva a riaprire un dibattito fermo da oltre un anno e mezzo, e che tutte le istituzioni ricordino che i patti si rispettano».
L’appuntamento
Dunque, l’appuntamento con la Manifestada contra s’ocupatzione militare de sa Sardigna è per oggi alle 15 all’incrocio della strada provinciale 65 con la strada che porta al cancello del poligono di Capo Frasca. «Quarantadue gruppi organizzatori, altre ventuno adesioni, un manifesto firmato da importanti intellettuali, sardi e non solo, a cui si sono aggiunte altre centinaia di firme», quella di oggi «sarà una manifestazione larga e aperta, che rappresenta ampi settori del popolo sardo», sottolinea Luisi Caria, portavoce della piattaforma della Manifestada . «Sarà una festa popolare, con musica, poesia, performance teatrali e balli, aperta a tutti coloro che vogliono partecipare, dai bambini ai nonni», aggiunge Bettina Pitzurra, anima del movimento.
Le richieste
«Diverse sensibilità politiche hanno deciso di mettersi insieme per lottare contro un sopruso che la Sardegna subisce ormai da troppo tempo», dice ancora Caria. Si chiede lo stop immediato alle esercitazioni, per consentire la conta dei danni subiti e l’entità delle bonifiche da mettere in campo; la chiusura di tutti i poligoni e la restituzione delle terre ai sardi.
Gli attivisti
«Lottiamo per non dover più sottostare al ricatto occupazionale che legittima l’arricchimento delle fabbriche di morte e delle multinazionali che sperimentano i loro armamenti nella nostra terra, lottiamo per alternative economiche possibili davanti alla devastazione ambientale, lottiamo perché ci siano verità e giustizia per le persone che si sono ammalate o sono morte a causa dei poligoni», dicono gli organizzatori. «Serve il nostro impegno personale», avverte Claudia Zuncheddu, leader di Sardigna Libera. «Capo Frasca è un simbolo che va oltre la ritualità delle manifestazioni antimilitariste che promuoviamo ormai da decenni. Dalla nostra presenza pacifica e gioiosa si definiranno i rapporti di forza, quanti siamo e quanto pesa la ribellione dei sardi a un sistema a noi estraneo, ingiusto e violento. Da questo sistema che ci affama e ci fa “morire di guerra” con le modalità più svariate, noi dobbiamo tentare di uscire. Ma perché ciò sia possibile dobbiamo unire le forze. Capo Frasca è il laboratorio dove sperimentare la forza delle nostre idee».
(cr. co.)
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