L’Indipendenza non è più un’aspirazione ma una necessità
Avendo rilevato che la mozione n° 82, discussa in Aula nel 2010 con altre 9, non risulta postata nel sito, seppur in ritardo è doveroso adempiere a quest’atto di trasparenza politica.
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Mozione n.82 Zuncheddu – Uras – Sechi – Zedda M. Su riscrittura dello Statuto Sardo e apertura con lo Stato italiano del processo di Sovranità e Indipendenza
Il Consiglio Regionale,
Premesso che
– nella massima Assemblea dei Sardi, il dibattito sui valori di Sovranità, di Autodeterminazione, sul significato identitario di Popolo Sardo e di Nazione Sarda è imprescindibile dall’uso della lingua sarda: elemento portante dell’identità del popolo sardo e strumento che ha consentito di ereditare il ricco patrimonio culturale, storico, etnico delle nostre madri e dei nostri padri;
– la lingua sarda, con le sue varianti, è oggi un momento fondamentale della resistenza etnica al tentativo di eliminazione culturale, sociale ed economica del nostro popolo;
Ribadito che la Mozione approvata da questo organismo il 24 febbraio 1999 afferma
-“il diritto del Popolo Sardo di essere padrone del proprio futuro”,
– “il diritto e il dovere del Consiglio regionale di rappresentare l’intero Popolo sardo, ai sensi dell’articolo 24 dello Statuto”,
Riaffermato
– il diritto del popolo sardo a difendere e rafforzare l’Autogoverno della Sardegna come si evince dal Patto Costituzionale riconosciuto con lo Statuto del 1948
– il diritto del popolo sardo alla propria autodeterminazione e autogoverno, in quanto Popolo ed Etnia, come sancito dal Diritto Internazionale e dai deliberati delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli;
Constatato
che 60 anni di Autonomia
– non hanno realizzato il suo significato più importante, quello dell’autogoverno e dello sviluppo economico, anzi, ha aumentato la sudditanza coloniale rispetto allo Stato italiano dominante, mortificando la volontà del popolo sardo di attuare quelle scelte tese a garantire la sua libertà, l’emancipazione e la prosperità,
– non hanno contribuito all’attuazione integrale dello Statuto di Regione Autonoma, che continua ad essere disatteso, violato e reso subalterno ai voleri politici ed economici preminenti dello Stato italiano,
– non hanno contribuito a ridurre la condizione di dipendenza della Nazione Sarda, che nell’era dell’Unione Europea e della globalizzazione mondiale, è accresciuta nel sistema politico, finanziario, economico, culturale, educativo, sanitario, delle servitù militari, delle risorse energetiche, dei beni culturali e artistici, nonché nella presenza del dominio economico delle multinazionali operanti in Sardegna, non riuscendo neppure a garantire il diritto alla rappresentanza dei sardi nel Parlamento Europeo;
Considerato che
– la crescita di una coscienza e di una fede nel Popolo sardo e nella Nazione Sarda, sono valori capaci di innescare processi di cambiamento e di sviluppo, possono essere progettati e attuati solo attraverso la totale sovranità delle istituzioni del Popolo Sardo, condizione indispensabile del percorso di Indipendenza;
– l’identità storica, geografica, culturale e linguistica esige un’identità politica chiaramente definita e indipendente;
Ribadendo la validità dei principi di Sovranità contenuti nella mozione approvata dal Consiglio regionale il 24 febbraio 1999, le sue ragioni storiche, culturali e politiche, da cui discende naturalmente “la sovranità del Popolo Sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma marina”, riappropriandosi con ciò, della Sovranità a suo tempo consegnata alla monarchia Sabauda in cambio della ‘fusione perfetta’ con gli stati della terraferma”;
Dichiara conclusa la vicenda storica e istituzionale susseguente la rinuncia alle proprie sovrane istituzioni nel 29 novembre 1847 e solo in parte recuperata nello Statuto del 1948;
Non riconosce la validità della petizione portata avanti dalle Deputazioni delle tre maggiori città dell’Isola “rivolta alla impetrazione per la Sardegna della perfetta fusione con gli Stati Regi di terraferma, come vero vincolo di fratellanza, in forza di qual fusione ed unità di interessi si otterrebbero le bramate utili concessioni…” (Deliberazione del Consiglio Generale di Cagliari, del 19 novembre 1847);
Denuncia come non valida la concessione della ‘perfetta fusione’ deliberata dal Re di Sardegna Carlo Alberto, con Regio Biglietto del 20 dicembre 1847, a cui non fece seguito alcuna consultazione popolare attraverso plebiscito – come avverrà negli altri stati italiani in vista dell’unità del 1861 -, trasgredendo palesemente il dettato dei trattati internazionali di Londra del 1720 e principalmente, priva del voto dei tre Stamenti sardi, unico organo deputato alla risoluzione di questa questione internazionale;
Ritiene che
– il processo di riscrittura della Statuto Sardo debba ribadire i valori e i principi di Autodeterminazione, di Indipendenza e di Autogoverno Nazionale del popolo sardo e della sua aspirazione ad essere nel Mediterraneo centro di pace, benessere ed equità sociale;
– tale processo storico di riscrittura e di autodeterminazione non possa essere prerogativa esclusiva del Consiglio Regionale o di sue commissioni, nel rispetto della Sovranità Popolare e dell’Identità nazionale del suo popolo;
Afferma che
sia diritto inalienabile del popolo sardo la partecipazione popolare al nuovo processo assembleare costituente, attraverso un dibattito politico-culturale ed economico che veda la partecipazione democratica delle comunità sarde alla riscrittura e all’approvazione dello Statuto anche attraverso referendum popolari;
Ribadisce in attesa dell’inizio di questo processo costituzionale di confronto con lo Stato Italiano e in sede diversa con la Comunità Europea , il rispetto dei valori di coesione economico, sociale e il modello di libertà, di democrazia e di benessere propri dei popoli e delle nazioni libere;
Ritenendo che
il processo di Autodeterminazione e di Indipendenza Nazionale non possa prescindere da una vastissima condivisione del popolo sardo, partendo dalla difesa e dall’affermazione della sua identità culturale, storica, etnica, linguistica, ambientale, delle sue economie tradizionali e dell’aspirazione del popolo alla felicità;
IMPEGNA come momento di affermazione di Sovranità e di rottura della dipendenza coloniale l’Assemblea dei Sardi e i suoi organi di governo a un confronto serrato con lo Stato Italiano, teso a ribadire, nell’emergenza, il diritto del popolo sardo:
– alla Sovranità sul proprio territorio e alla smilitarizzazione di quelle aree gravate da servitù militari;
– alle bonifiche dei siti gravati da servitù militari e industriali;
– alla restituzione dei Fondi dovuti ai sardi derivanti dalle Entrate Fiscali, dai Fondi FAS e comunitari sottratti illegittimamente dallo Stato italiano;
– alla difesa e al rilancio delle economie tradizionali, agropastorali, artigianali, ittiche etc. con stanziamento urgente di fondi adeguati alla drammaticità della crisi in corso;
– ad una flotta marittima propria, pubblico-privata, per garantire la continuità territoriale di persone e merci;
IMPEGNA il Consiglio e la Giunta a mettere in atto le iniziative sopraelencate per la rottura dei processi di dipendenza dallo Stato italiano e l’apertura di una nuova stagione di processi di Sovranità e Indipendenza.
Cagliari 07/09/2010
la traduzione in lingua sarda precede questo post
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