Legge di contrasto e prevenzione alla violenza di genere e allo stalking: la “sagra dell’ipocrisia” in consiglio da parte di chi ha appena sparato dal “muretto a secco…”
Seduta del 10/09/2013
Consiglio Regionale
XIV Legislatura
Testo Unificato n: 225-244/A su Interventi per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere e allo stalking. Modifiche e integrazioni alla legge regionale 7 agosto 2007, n. 8 (Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza)
Alcune riflessioni
Con l’approvazione all’unanimità di questa Legge sullo stalking, il Consiglio ha fatto un grande passo avanti in difesa dei diritti delle donne, allineando la nostra legislazione fra quelle più garantiste per le donne.
Ma sui temi dei diritti delle donne il Consiglio, come il granchio, fa un passo in avanti dopo averne fatto due indietro. E’ una violenza inammissibile sulle donne anche la negazione del diritto civile di rappresentanza nelle istituzioni democratiche della Regione Autonoma sarda, in quanto non ci sono meccanismi di garanzie.
Non possiamo accettare il bavaglio, su questi temi, in nome del bon ton.
Sono passate poche settimane da quando il Consiglio si è espresso sulla proposta di Legge n. 19 (per correggere la Legge elettorale sarda, respinta dal Governo italiano sulla “non rielezione del Presidente dimissionario…”. Una questione secondaria, rispetto alla contraddizione di principio e legislativa più grave, che vede con questa legge l’istituzionalizzazione dell’esclusione delle donne dalla partecipazione attiva alla gestione della Politica sarda, all’interno del Consiglio.
Questa sarebbe stata un’occasione straordinaria per inserire all’interno dell’art. 9 “la doppia preferenza di genere”, garantendo la libertà del cittadino di votare due candidati, di genere diverso oppure solo uno, a sua discrezione. Purtroppo ancora una volta, attraverso il voto segreto e trasversale, con la logica della vendetta di chi spara dal “muretto a secco”, la maggioranza dell’Aula ha bocciato ed escluso gli emendamenti che garantivano il diritto di un’equa rappresentanza di genere nel Consiglio della nostra Regione Autonoma a oltre il 50% della società sarda costituita dalle donne.
Questa sarebbe stata un’occasione straordinaria anche per tutti quei consiglieri che, recentemente, hanno dichiarato di “strapparsi le vesti” (pur di non perdere il consenso elettorale femminile), promettendo nuove e urgenti proposte di legge, per “migliorare” la legge elettorale da loro stessi definita “meno peggio” e votata.
Ma quale migliore occasione di questa, per concretizzare subito le loro solenni promesse? Bisogna crederci.
Analizziamo i risultati della votazione sulla Proposta di Legge 19 discussa il 28/08/2013:
Sull’emendamento n. 3 per l’inserimento della doppia preferenza di genere, l’on. Mario Diana del centro destra, chiede ancora una volta il voto segreto, che per regolamento, ha la priorità su tutto. I consiglieri votano:
– Presenti 67 Votanti 66 SI 21 NO 45 Astenuti 1
La bocciatura di questo emendamento annulla anche l’emendamento integrativo firmato dai consiglieri di Sardigna Libera e SEL per l’inserimento obbligatorio della doppia preferenza di genere nella Legge Elettorale sarda.
Il Voto finale sulla Legge elettorale sarda che discrimina ed esclude le donne si è così espresso:
– Presenti 72 Votanti 65 SI 60 NO 5 (1 Zuncheddu – 3 Sel – 1 Stocchino Rif. Comunista) Astenuti: 7 (Psd’Az – una parte dei Riformatori)
Con ciò il Consiglio ha deliberato freddamente e in modo chirurgico l’esclusione per legge, di una congrua rappresentanza di donne nel Consiglio della RAS. Dopo la fiera dell’ipocrisia i fatti si commentano da soli. Immediatamente dopo questa beffa, forse per far dimenticare il misfatto, si porta al centro del dibattito in Aula la legge 225-244A, di contrasto e prevenzione alla violenza di genere e allo stalking, votando appassionatamente all’unanimità. Ma un VOTO UNANIME non si nega a nessuno, l’importante è che non tocchi i “manovratori del Potere”.
Speriamo che la Legge 225-244A, non rappresenti un’ennesima occasione per creare anche “nuove mangiatoie” per continuare ad alimentare questo sistema politico che discrimina ed esclude.
Claudia Zuncheddu
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