La Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica: “fine della tregua”
articolo pubblicato su il manifesto sardo del !/9/2021
L’incubo oltre il Covid per infettivologi e addetti ai lavori, è il bilancio in termini di vite umane per patologie ordinarie, a cui è stato negato l’accesso all’assistenza sanitaria in tempi di pandemia. Un bilancio che si profila pesante e per il quale bisogna ancora attendere.
Intanto interi reparti ospedalieri continuano a sparire. “Ospedale costretto a non assistere pazienti no-Covid. Non ci sono alternative… Non c’è altra soluzione”. E’ la recente dichiarazione inquietante del Direttore Sanitario del Presidio ospedaliero unico di cui fa parte il Santissima Trinità, sempre più sacrificato sull’altare del Covid. E’ l’ammissione del crac della Sanità pubblica che fa paura e toglie le speranze. Un tracollo le cui paternità sono tracciabili nel tempo e vanno ben oltre quelle dei “non vaccinati Covid”, come banalmente si vuol fare intendere.
In Sardegna i costi in termini di vite umane per la Sanità interrotta sono incalcolabili e cessata la tregua per la pandemia, i territori tornano sul piede di guerra per il diritto alla Salute. E’ su questo Diritto che nel 2015 è nata la Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica per coordinare numerosi comitati territoriali in lotta per salvare i propri ospedali.
La mannaia di chi ha governato la Sardegna nelle ultime Legislature è stata tale da decretare lo smantellamento di interi ospedali pubblici nei territori disagiati e dei grandi ospedali di Cagliari. Ma non solo. Il Sistema sanitario è stato falcidiato in tutti i suoi servizi territoriali, dalle Guardie Mediche ai Medici di Base.
La Rete Sarda, impegnata su tutti i fronti della Sanità, già prima che l’OMS dichiarasse lo stato di pandemia, esprimeva la sua preoccupazione: “Se il Covid dovesse interessare le nostre comunità, il sistema sanitario pubblico sardo, devastato dai tagli, sarebbe in grado di contrastare la nuova emergenza?”
La risposta oggi è sotto gli occhi di tutti e il dramma va ben oltre i nostri 1500 morti di Covid. La catastrofe che la Politica e le televisioni hanno colpevolmente rimosso sono le migliaia e migliaia di malati no-Covid che nessuno cura più. Sono i morti per le diagnosi mai arrivate, oppure arrivate troppo tardi. Sono i malati cronici e le persone che hanno avuto la sfortuna di ammalarsi di patologie gravi e letali quanto e più del Covid, in tempi in cui l’accesso alle indagini diagnostiche e alle cure è stato negato. Il fallimento della Politica sanitaria, già alla base delle vecchie emergenze, è nella sospensione delle visite specialistiche, Esami, Ecografie, TAC, Mammografie, Risonanze Magnetiche, per non parlare degli interventi chirurgici rinviati all’infinito e dei danni per la chiusura persino dei Pronto Soccorso.
Secondo i dati Istat, se in Italia nel 2020 sono morti 25.000 malati no-Covid in più rispetto al 2019, in Sardegna i dati sono ancora più drammatici. Basti pensare che già prima del Covid il 14,5% dei sardi non accedeva alle cure, contro il 5,6% dei toscani. Dati oggi incalcolabili.
Per riprogrammare un sistema sanitario pubblico all’altezza dei tempi, bisogna ripartire dai dati inquietanti sulla mortalità in Sardegna. In 304 comuni su 377, le morti superano le nascite. Ma al problema dello spopolamento la Politica risponde finanziando la Sanità privata e tagliando i nostri ospedali pubblici, i servizi territoriali, il personale sanitario, le guardie mediche, per non parlare della carenza di circa 150 Medici di Base.
E’ la storia di un genocidio silente la cui paternità è Politica. E’ degli stessi politici che oggi cavalcano le macerie della Sanità per le proprie campagne elettorali, per la conservazione del potere e della propria impunità.
La Rete Sarda con i suoi comitati storici, nel rispetto dei principi costruiti in anni di studio e di lotte, si appella alle comunità e ad ogni singolo cittadino ad unirsi per imporre a chi governa in Sardegna e a Roma, la restituzione dei nostri ospedali pubblici efficienti, la creazione di nuovi modelli assistenziali nei territori e una classe medica sarda forte, come sempre è stata.
Da non dimenticare che la Sanità in Sardegna ce la paghiamo noi con le casse sarde. Al privato non deve andare neppure un Euro e alla Politica dobbiamo chiedere conti.
(E’ il saluto della Rete al recente incontro pubblico promosso dal comitato di Isili).
Claudia Zuncheddu è la portavoce della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica
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