La lotta per Tuvixeddu continua
Al Sign. Sindaco dott. Emilio Floris
Agli Assessori competenti
MOZIONE sulla TUTELA DEL COLLE TUVIXEDDU-TUVUMANNU
Considerato che il colle di Tuvixeddu-Tuvumannu:
– si inserisce nel complesso sistema dei colli di Cagliari che costituisce la principale peculiarità morfologica e paesaggistica di questa città;
– rappresenta una unità fisiografica che si estende dalla piana di Sant’Avendrace sino a via Is Mirrionis-via Campania-Sa Duchessa, articolata in due cime (Tuvumannu e Tuvixeddu) separate da una piccola valle (via Is Maglias);
– è stato oggetto di insediamento umano sin dalla lontana preistoria in tutti i suoi versanti e in particolare:
1) Il villaggio neolitico di via Is Maglias (tra IV e III millennio a.C.), segnalato nel 1986, e indicato dalle caratteristiche sacche o fondi di capanna, che hanno restituito materiale della Cultura Ozieri (la principale cultura della preistoria sarda), localizzate nell’area oggi occupata in buona parte dalla via Castelli, dal nuovo asse stradale, dai Palazzi di civile abitazione e dai nuovi edifici della Facoltà di Ingegneria che delimitano le due strade;
2) Il villaggio dell’eneolitico sul versante di Is Mirrionis-Facoltà di Lettere (III millennio) caratterizzato da materiali di Cultura Monte Claro, di cui qualcosa potrebbe essere sopravvissuto nei punti non intaccati dall’edificazione;
3) La necropoli a grotticelle artificiali (domu da janas) nel versante orientale (Tuvumannu), della Cultura Monte Claro (III millennio a.C.), la più vasta e importante dell’isola per questa cultura. Si ha notizia di almeno una dozzina di domu de janas, oggi non più esistenti, di cui 4 individuate in via Basilicata, una in via Trentino, mezza dozzina sotto la mensa della Casa dello Studente e una presso gli edifici dell’ex Manicomio di Monte Claro; colle dal quale prende il nome questa importante cultura della Sardegna. Nessuna di queste tombe è sopravvissuta. Un residuo, forse pertinente a una domu de janas è ancora visibile a bordo strada sulla salita che da Piazza d’Armi porta a Buon Cammino, mentre è altamente probabile che nelle aree ancora libere da edificazione tra il viale Buon Cammino e la via Campania siano presenti ulteriori tombe;
4) La necropoli fenicia di età punica (VI – III sec. a.C.), la più vasta al mondo di questa cultura, è caratterizzata da migliaia di tombe a camera con pozzo di accesso, in molti casi dipinte, la cui estensione è ancora valutabile grazie ai resti tuttora visibili. Si estendeva, infatti dalla Piazza d’Armi, dove residui di tombe sono visibili nella salita per Buoncammino, lungo la via Is Maglias, con un residuo di tomba ancora visibile in un roccione tra i nuovi edifici della Facoltà di Ingegneria; continuava poi fino a via Montello, scendeva verso via San Donà, dove è visibile ancora, ma in elevato stato di degrado, un gruppo di tombe, e quindi lungo tutta viale Sant’Avendrace. La necropoli ha subito danni a seguito dei lavori di cava, in particolare, ma non solo, nell’area del grande catino e della intensa edificazione, soprattutto nell’area della Facoltà di Ingegneria, di via Is Maglias-via Montello e della Palazzata di viale Sant’Avendrace. Nonostante ciò una parte consistente della necropoli è sopravvissuta e mantiene il suo primato nel Mediterraneo;
5) La necropoli romana realizzata nel versante Tuvixeddu, composta da tombe con facciate monumentali che si aprivano su strade che collegavano i vari gradini del colle. Alcune di queste tombe conservano ancora delle iscrizioni, come quella di Rubellio o la più famosa Grotta della Vipera. Una parte importante di queste tombe è stata distrutta con l’edificazione edilizia, mentre le altre sono ormai occultate e non visitabili (salvo la Grotta della Vipera e l’adiacente tomba dei Vinii) dalla lunga schiera di palazzoni che hanno separato la principale strada romana, il viale Sant’Avendrace, dalle sue tombe. Nel migliore dei casi i sepolcri e i loro desuntisi aprono verso parcheggi e balconcini;
6) Il vasto insediamento rupestre altomedievale che riutilizza le tombe a camera puniche e romane;
7) Le ville del tardo ottocento e primo novecento, realizzate con pregevoli fattezze, di cui alcune direttamente sulla necropoli, come la villa Laura, in corso di acquisizione da parte della Regione o il Villino Serra, oggi in totale degrado e occultato da un palazzo;
8) Il vasto e complesso contemporaneo paesaggio di archeologia industriale dagli impianti romani sino alle grandi cave novecentesche e alle strutture per la lavorazione del calcare;
– è l’area archeologia più importante della Sardegna per l’ampiezza culturale, cronologica e territoriale;
– è sottratto alla città attraverso una muraglia quasi continua di alti palazzi che ne hanno stravolto le caratteristiche paesaggistiche
– l’attuale accordo di programma prevede il completamento di questa muraglia attraverso l’edificazione di palazzi sulla via Is Maglias
– il previsto Parco archeologico ha una estensione minima rispetto a quella dell’area archeologica
– che dal momento della imposizione del vincolo archeologico (1996) sono continuati i rinvenimenti archeologici al di fuori dello stesso come ampiamente dimostrato dal caso degli ultimi palazzi realizzati in viale Sant’Avendrace su un’area archeologica intatta; costruzioni che hanno portato dapprima al danneggiamento e asportazione con mezzi meccanici di alcune tombe e lo scavo di altre, oggi esposte al Museo Archeologico.
Sottolineato che
– il piano in realizzazione prevede l’ulteriore cementificazione del colle e aggravamento della situazione urbanistica con l’insediamento di centinaia e centinaia di nuclei familiari con conseguente aumento del traffico veicolare
– a fronte di tutto ciò si è potuto constatare l’assoluto immobilismo del Comune, supino alle scelte altrui e non in grado di sviluppare e proporre una propria visione urbanistica che avesse al centro la rinascita di quella parte della città, garantendo la realizzazione di un ampio parco che da una parte avrebbe tutelato il sito archeologico di importanza internazionale e dall’altra consegnato alla cittadinanza uno spazio verde;
– si è preferita la logica della realizzazione di un “giardino condominiale” con vista sui balconi dei palazzi
Preso atto che
– lo scorso 5 Febbraio il Consiglio di Stato (Sez. VI, 5Febbraio 2010, n. 538) ha accolto il ricorso della Soprintendenza dei beni culturali architettonici e paesaggistici della Sardegna circa la conferma del provvedimento di annullamento della autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Cagliari per un intervento edilizio nell’area di Tuvixeddu –Tuvumannu;
– la stessa sentenza del Consiglio di Stato sottolinea l’inosservanza delle disposizioni previste dal Piano Paesaggistico Regionale in materia di tutela del paesaggio in quanto dall’ autorizzazione paesaggistica rilasciata dal Comune di Cagliari(25 Agosto 2008) emerge una totale inosservanza di “[…] valutazione in ordine alla pura asserita compatibilità paesaggistica dell’intervento con le peculiarità del sito, con i vincoli sull’area, oltre che con le prescrizioni introdotte dal PPR per il corrispondente ambito di paesaggio”;
– da quanto si è appreso dalla stampa del 01 Marzo 2010 il Soprintendente ai Beni archeologici Marco Minoja ha annunciato la concessione di 300 mila Euro per il recupero delle tombe monumentali della Necropoli e un sopralluogo per valutare l’estensione del vincolo su tutto il Colle (in particolare nelle aree presso via Is Maglias sulle quali è previsto un imponente insediamento urbanistico).
Per tutti questi motivi,
si Impegna il Sindaco e gli Assessori competenti
– a mettere in atto, anche in sinergia con i competenti organi di Stato, Regione e Provincia, ogni iniziativa atta a tutelare la necropoli di Tuvixeddu – Tuvumannu, nel rispetto di quanto disposto dalla recente sentenza del Consiglio di Stato e dalle disposizioni del Piano Paesaggistico Regionale, nonché ad incentivare quelle iniziative mirate a valorizzare il Colle come parco archeologico – monumentale.
Cagliari, 02 Marzo 2010
Claudia Zuncheddu
Massimo Zedda
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