La guerra in Ucraina è un regolamento di conti tra potenze nucleari
Articolo di Claudia Zuncheddu pubblicato su il manifesto sardo il giorno 1/3/2022
Condannare l’attacco militare di Putin all’Ucraina è doveroso e necessario, ma non basta. Non si possono chiudere gli occhi sulle pesanti responsabilità della Nato. Quell’alleanza militare dell’Occidente contro Paesi comunisti, che anziché dissolversi con la fine della Guerra Fredda, ha continuato a imporsi in Europa con l’alibi della deterrenza e della difesa da Mosca. Un’imposizione che ignorando anche le ragioni storico-culturali ha portato l’inclusione nella Nato di Paesi dell’ex Patto di Varsavia.
Il Piano di Putin, coerente e trasparente, dal punto di vista strategico e logistico è stato da tempo sottovalutato dall’UE e dai suoi alleati. Invadere l’Ucraina per poi allargare i suoi confini nei Paesi Baltici, con minore impegno militare (sei milioni di persone contro i 44 dell’Ucraina) è il chiaro obiettivo del Cremlino.
L’Occidente sempre più sfaldato non ha neppure immaginato il piano di Putin e la compromissione della pace. Le pressioni della Nato “alle porte di Mosca” e l’incontrollata crescita di potere della Russia nei mercati occidentali, hanno creato a Putin le condizioni ottimali per tentare la ricostruzione degli antichi confini territoriali della Russia.
Senza la risoluzione di quei conflitti da parte dell’UE, sempre più priva di autonomia, la guerra era inevitabile e oggi, la soluzione del problema non può essere nelle mani di chi è parte del problema.
La Russia necessita di nuovi assetti di sicurezza e l’architettura dell’Europa è da ridefinire con la diplomazia e la smilitarizzazione. Uscire dalle logiche belliche è l’unica via per la pace, ma questo non è compatibile con la Nato supermilitarizzata in casa. Sono 1000 i miliardi di dollari all’anno che gli USA investono in armi. Già Obama investì mille miliardi di dollari per modernizzare il suo armamentario atomico. Sono 2000 miliardi di dollari investiti nel 2021 per militarizzare il mondo.
Non è credibile che la pace in Ucraina possa essere ristabilita da chi semina guerre. Il dramma dell’Iraq e dell’Afghanistan ne sono esempio.
L’Europa oggi tenta di rimodularsi invocando soluzioni diplomatiche, mentre già da tempo avrebbe dovuto fermare l’accerchiamento della Russia da parte della Nato e farsi garante della pace. Questo è uno scenario che pone Putin come aggressore e nello stesso tempo difensore di territori dell’ex Patto di Varsavia.
La presidente della Commissione europea Von der Leyen, parla di “sanzioni aspre da parte dei leader europei per difendere libertà e democrazia” Forse quella stessa democrazia che ha fatto sì che i 27 Paesi membri dell’UE non si siano mai riuniti ad un tavolo neppure di fronte alla preannunciata guerra nel cuore dell’Europa.
UE, Nato e Usa, scelgono le sanzioni contro l’economia russa, una via non risolutiva e a pagare i costi di sanzioni e guerra saranno sempre i popoli. Putin con i suoi 600 miliardi di dollari di riserve può resistere. Potrebbe essere la nostra economia a non resistere a quelle sanzioni. Putin già controlla l’Occidente con petrolio e gas. Gli affari principalmente della Germania e dell’Italia con la Russia ammontano a 90 miliardi e già soffiano venti di recessione per la nostra economia.
Sulla crisi energetica, l’UE pensa alla diversificazione dei fornitori anziché ragionare sugli errori del passato su fonti e fornitori con cui oggi la nostra dipendenza, oltre la Salute ambientale deve fare i conti. Di Maio vola in Algeria, un Paese che già una decina di anni fa non era così favorevole a vendere il suo gas. La soluzione della crisi energetica, anche per la salute del pianeta, non è sicuramente nella riattivazione delle centrali a carbone di Draghi, né nel nucleare di “nuova generazione” o nel cambio dei fornitori di gas e petrolio.
Il dilemma per l’UE è cosa fare. C’è ancora tempo per negoziare, per una mediazione diversa dalla logica militare? Tutto ciò richiederebbe una visione chiara che l’Europa e i suoi alleati non hanno. Per la pace bisogna uscire dalle logiche della guerra.
Le sanzioni alla Russia non saranno di aiuto neppure alla crisi occidentale.
La Nato deve assumersi le responsabilità delle sue politiche di destabilizzazione di questi anni. Gli Stati europei prima forti, ora sono deboli e hanno perso credibilità. L’intelligence americana è da mesi che parla vagamente di soluzioni diplomatiche, intanto la guerra avanza e potrebbe prospettarsi un nuovo Afghanistan in Europa con l’Occidente che fugge. L’Ucraina non intende arrendersi e questo potrebbe cronicizzare una guerra di potere in casa europea. Intanto manca la voce di chi resiste nelle città e nelle campagne. Manca la voce dei popoli del Mediterraneo a rischio sicurezza. Manca la pace.
La ricerca di una soluzione definitiva è difficile. Serve un Pensiero diverso da quello militare e l’Occidente è incapace di trovarlo. Non è solo Putin ad essere “dalla parte sbagliata della storia”.
Claudia Zuncheddu è la portavoce di Sardigna Libera
Fonte immagine: Corriere.it
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