L’Europa bene farebbe a investire anche sul proprio futuro – con politiche di pace e di solidarietà
Nella storia dell’uomo, mai nessuno ha potuto fermare le grandi migrazioni di singoli e di popoli. Così come oggi, l’esodo biblico dall’Africa e dal vicino Oriente, di milioni di individui colpiti da guerre e da carestie verso l’Europa, non può essere fermato dal mare e ancor meno da fantasiosi blocchi navali e affondamenti di barconi.
Il clima di destabilizzazione del mondo, con guerre locali spesso ammantate da ragioni pseudo religiose e la paura e il terrore che generano e che inducono interi popoli a fuggire, fanno parte della stessa strategia del terrore che ha reso i cittadini occidentali più insicuri e vulnerabili, al punto da rinnegare culturalmente non solo gli accordi internazionali umanitari ma persino la stessa pietas che vede nel proprio simile non un nemico ma un fratello in difficoltà. La ricerca di soluzione per questa emergenza umanitaria è doverosa e urgente per l’Europa, e ancor più per la sponda nord del Mediterraneo.
Tuttavia, non possiamo prescindere da alcuni chiarimenti: chi ha interesse a destabilizzare gli Stati, non solo quelli della sponda sud del Mediterraneo, per poi, secondo la dottrina di Obama, “disegnare un nuovo ordine mondiale?” Forse lo scopo principale delle multinazionali e dei loro governi capofila, è sconvolgere l’attuale geopolitica per poter ridefinire gli assetti del potere sulla spartizione e la gestione delle risorse su scala mondiale. Si tratta di definire, a favore di chi e con quali costi per i popoli detentori delle risorse economiche.
Questi processi oggi sono governabili e possibili in modo principale per l’America, sostenuta in questo scenario politico ed economico medio-orientale, da Israele e paradossalmente da monarchie ed emirati arabi, pur divisi da una guerra intestina per la supremazia dell’Islam sunnita.
La guerra fredda, con la caduta del Muro di Berlino e lo scioglimento come neve al sole, del c.d. blocco comunista sovietico, ha visto come vincitore il colosso americano, coi suoi alleati europei e non solo. Di fatto l’ex Unione Sovietica, è stata declassata nel suo ruolo di super potenza mondiale. Queste politiche, in nome della propria supremazia, a decidere sul destino del mondo in modo unilaterale e incontrastato, hanno sacrificato gli stessi precari equilibri di pace nel bacino del Mediterraneo e principalmente nel mondo Islamico, dal Medio Oriente all’Africa Subsahariana. Non si tratta né di uno scontro di civiltà e ancor meno di uno scontro religioso, ma di una guerra finanziaria per il controllo delle risorse del pianeta e nella fattispecie dell’area geopolitica che vede al centro il Mediterraneo.
Gli interessi delle multinazionali non hanno colore, religione, né ideologia se non quella del profitto e come tale non conoscono né la pietas e neanche le sovranità dei singoli Stati che possono cadere sotto la loro bramosia.
Il problema della destabilizzazione degli Stati nazionali, delle nuove migrazioni e del dramma umano e politico nel Mediterraneo, pone l’Europa e i suoi Stati membri di fronte a una scelta netta tra promuovere politiche di pace e di accoglimento o assecondare politiche di guerra e di dominio comunque mascherate. Anche per non ritrovarsi con la guerra alle proprie porte, sarebbe naturale promuovere politiche di pace e di accoglimento condiviso e assistito per i milioni di profughi. Ma l’interesse per la pace nel Mediterraneo, si scontra, non solo con gli interessi singoli delle nazioni forti dell’UE, ma anche con le strategie di sconvolgimento dell’ordine mondiale, ispirate e in parte controllate dagli USA e dagli interessi delle multinazionali della globalizzazione.
L’UE ha la forza e ancor più la volontà politica di uscire da questa ambiguità? Esiste, checché ne dica la Lady Pesc Mogherini, una politica estera discussa e condivisa dall’UE? Se facciamo riferimento solamente alle sue politiche economiche e ai diktat degli Stati forti dell’UE, che impongono le proprie regole iperliberiste a tutti gli altri, direi che è difficile dire si.
La mancanza di una posizione risolutiva da parte dell’Europa sull’emergenza nel Mediterraneo, che vada oltre la banalità della guerra agli scafisti e ai raid chirurgici, senza neanche entrare in merito all’internazionale del crimine che gestisce, con connivenze di Stati nazionali, traffici illeciti di uomini che scappano dalla morte, trova le ragioni nella propria debolezza e nei rapporti di sottomissione geopolitica all’America, equamente interessata alla pace ed alla guerra.
Il recente vertice tra Italia, Francia, Germania e Regno Unito, sulla gestione dell’emergenza immigrazione, prima del Consiglio straordinario dell’UE, è esitato con un compromesso debole, chiudendo le porte ai rifugiati e scaricando, gran parte del peso dell’emergenza sull’Italia. L’unico supporto del Regno Unito è quello militare, con navi e aerei destinati a pattugliare il Mediterraneo, con tutto ciò che può conseguirne. E’ questa la politica comunitaria dell’accoglienza per i migranti?
Come può ritenersi soddisfatto Renzi, solo perché l’UE ha aperto i cordoni della borsa per politiche di contenimento militare senza neanche entrare in merito alla suddivisione dei profughi nei singoli Stati?
La soluzione del problema è ben oltre la guerra agli scafisti, senza peraltro colpire i mandanti che lucrano prima delle partenze e dopo, con la pelosa assistenza ai profughi. I fatti di Mafia Capitale, su cui si tace, sono un triste campanello d’allarme sulla tipologia dell’accoglienza.
Le dichiarazioni di Obama sono poco rassicuranti per l’Europa: “Inutili le guerre contro gli scafisti… è da risolvere la questione Libica… nel contesto del disegno un nuovo ordine mondiale”. Non vorremo che la soluzione politica di Obama, fosse proprio la guerra demandata parzialmente all’UE con alcuni Stati europei capifila.
Ma Obama non è solo ad essere poco interessato alla pace nel Mediterraneo. Paradossalmente, le mosse politiche di Renzi potrebbero portare l’Italia sulle piste della guerra. Renzi, ignorando strumentalmente i controversi rapporti tra l’Italia e la vicina Libia, che non dimentica l’invasione, le stragi e le deportazioni fatte prima e durante il fascismo, né l’uso delle basi italiane nella recente guerra conclusasi con l’esecuzione di Gheddafi, intende affrontare l’emergenza umanitaria in corso, distruggendo le barche degli scafisti con attacchi via mare e via aria sui porti libici: E’ guerra.
Claudia Zuncheddu
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