Intervento su Testamento Biologico
( Convegno “Liberi di scegliere” del 07.11.2009)
Il diritto all’autodeterminazione del proprio destino per i popoli, così come per ogni individuo, è un diritto primario e inalienabile. La storia insegna che la negazione di tale diritto ad un popolo ha portato guerre, depauperamento delle risorse, distruzione di economie tradizionali e di culture. I fenomeni coloniali con la supremazia di un popolo su un altro sono il frutto avvelenato della negazione del diritto all’autodeterminazione.
Il “testamento biologico” per ogni uomo è il simbolo per eccellenza del “diritto all’autodeterminazione”.
La negazione del “diritto all’autodeterminazione di ogni individuo” rispetto alla sua vita, alla sua libertà e quindi alla sua felicità, è un reato grave contro i diritti civili.
Il “testamento biologico” è una dichiarazione scritta con la quale un cittadino autonomamente e nel pieno della consapevolezza decide quali terapie mediche gli possono essere somministrate, qualora dovesse trovarsi in condizioni di impossibilità a prendere decisioni per gravi problemi di salute. E’ un’operazione semplice. Perché la Legge la rende difficile?
Arriviamo ad affrontare questo tema con notevole ritardo e grandi complicazioni ma come altre grandi battaglie sui diritti civili insegnano, il “testamento biologico” è giusto ed è possibile.
Già il movimento femminista intraprese una battaglia importante per il “diritto delle donne all’autodeterminazione” e quindi alla “capacità di scelta autonoma e indipendente” sulla propria sessualità e sulla riproduzione.
La lotta per la rivendicazione della “totale autonomia nella gestione del proprio corpo”, indusse le donne a denunciare e spesso a risolvere numerose forme di violenza, coercizione e discriminazione subite anche per la complicità di norme di diritto del tempo nonché delle dinamiche familiari soggette ad una struttura sociale di tipo patriarcale.
Quel processo di emancipazione e di liberazione seppur con grandi risultati è ancora in corso e molte sono le affinità con il grande tema del “testamento biologico”.
Oggi indiscutibilmente la ricerca medica ha determinato un notevole allungamento della vita ma il livello di qualità non va di pari passo, per cui il rischio è che si viva a lungo e male. C’è da chiedersi ad esempio il senso di una vita lunga 90 anni con 25-30 passati con l’Alzheimer. Ma non voglio trattare il tema sulle demenze.
Nel caso di patologie gravissime e incompatibili con la vita, l’accanimento terapeutico, ribadisco che consente di certo un allungamento quantitativo a scapito della qualità.
Basti pensare che con il progresso tecnologico oggi è possibile tenere in vita all’infinito dei corpi che non avrebbero alcuna possibilità di sopravvivenza senza le macchine. Certamente c’è da chiedersi che senso ha dar “vita” a un corpo con il solo risultato di evitarne la decomposizione.
Su questo tema un ruolo importantissimo lo riveste la figura del medico di famiglia, di colui che vanta un rapporto diretto anche dal punto di vista emozionale con il suo paziente. E’ lui, insieme ai familiari, che capisce, intuisce ed interpreta quelli che possono essere stati anche i desideri del malato in periodi della vita in cui godeva di perfetta salute ed era in grado di decidere sul proprio destino nella fase terminale della sua esistenza.
Ma la Legge italiana affronta l’argomento violando il naturale diritto all’autodeterminazione individuale e negando in tal modo ad ogni cittadino la possibilità di organizzarsi e di decidere anticipatamente di rifiutare l’accanimento terapeutico in caso di eventi drammatici incompatibili con la vita. La Legge si arroga il diritto di contrastare le regole della natura e i desideri di ogni singolo uomo.
Da un’inchiesta “Gli italiani e la scienza. Primo rapporto su scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia” emerge che sul “testamento biologico”, quando non ci sono speranze di sopravvivenza, la maggioranza degli italiani è a favore.
Non si registrano sostanziali differenza fra “non credenti” e “soggetti di fede cattolica”. Sono a favore del “testamento biologico”: 71% cattolici – 83% non credenti; in rapporto al livello culturale: 59% bassa scolarizzazione, 80% diploma superiore, 74% laureati.
Fra le persone con più alti livelli di scolarità si nota una maggiore propensione a tutelare i pazienti dal rischio di “accanimento terapeutico”. Chi è contrario al “testamento biologico”, in linea di massima si giustifica invocando la volontà di Dio!
A livello mondiale:
– In 49 Stati degli USA è riconosciuto il “testamento biologico”
– Nel Regno Unito si è legiferato in merito;
– In Svizzera esistono diverse organizzazioni che registrano e raccolgono degli appositi moduli compilati e firmati dai pazienti che dichiarano di voler interrompere ogni tipo di terapia di supporto vitale in caso di gravi danni cerebrali. Organizzazioni e familiari sono garanti di questo “testamento biologico”. E’ comunque in corso una revisione del Codice Civile svizzero che tende a considerare il “testamento biologico” legale a tutti gli effetti.
– In Olanda cittadini in buona salute e malati, possono richiedere l’eutanasia per alcune condizioni previste dalla legge come in caso di malattia terminale assolutamente irreversibile.
– In Italia, la “laicità” delle nostre istituzioni è fortemente compromessa dallo sconfinamento del “Potere della Chiesa” nei “Poteri dello Stato”. Intanto la maggioranza dei medici tutti i giorni si trovano di fronte a scelte drammatiche e a invocare una Legge equa e rispettosa della vita.
Con il caso Englaro il Parlamento italiano ha deciso di affrontare il problema, ma in modo “goffo” estromettendo in modo maldestro la categoria dei medici ed esternando forzature preoccupanti e non accettabili.
La cosiddetta “società civile” italiana con tutti i suoi “apparati istituzionali” è assolutamente inadeguata e immatura. Per cui si pone la necessità di formare medici e cittadini e di dotare la società di strumenti come il “testamento biologico”, che induca gli stessi medici a operare nel rispetto delle decisioni dell’interessato. Il Parlamento italiano dovrebbe tener conto della Costituzione, della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea e della Convenzione di Oviedo che l’Italia ha provveduto a firmare.
La battaglia per il “testamento biologico” è giusta e possibile e bisogna portarla avanti proprio in nome del rispetto della vita, della libertà e della felicità di ogni individuo.
Claudia Zuncheddu
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