‘Inferno Quirra, niente bonifica’
tratto dall’articolo di Paola Bacchiddu del 04/02/2013
Claudia Zuncheddu, consigliere indipendentista della Regione Sardegna, parla di “falsa vittoria” e “miserabile e grottesca elemosina”.
“Non solo i soldi ancora non sono stati stanziati, ma quella cifra sarebbe comunque ridicola. Non è sufficiente neppure a recintare l’intera zona. Figuriamoci per rimuovere gli ordigni inesplosi. Ma sa come si procede per una bonifica seria? Si preleva terra fino a 2 metri di profondità, la si lava, decontaminandola e l’acqua reflua deve essere versata in cassoni metallici sigillati, conservati in depositi simili a quelli delle scorie nucleari. “. Lo stesso sindaco Codonesu, in effetti, confessa che ci vorrebbe, come minimo, una cifra attorno al miliardo di euro.
La bonifica dovrebbe poi essere affidata allo Stato Maggiore dela Difesa, “lo stesso che si è reso responsabile di ciò che è avvenuto nei poligoni”, denuncia la Zuncheddu, “Non c’è un certo conflitto di interessi?”.
Il senatore del Pd Gianpiero Scanu è promotore della Relazione intermedia sulla situazione dei poligoni di tiro, approvata in commissione parlamentare, il 30 maggio 2012. “I soldi partiranno – dice all’Espresso – Ci sono impegni formali su questo. Certo, non sono sufficienti, ma è un primo passo per mettere in moto la macchina. Abbiamo raggiunto un risultato mai toccato prima”. In realtà c’è il precedente Bulgarelli, il senatore dei Verdi che fece stanziare nella vecchia finanziaria del 2007, 25 milioni euro per le bonifiche, poi dirottati altrove.
“Noi avevamo chiesto 300 milioni subito – prosegue Scanu – ma sono troppi per le disastrose casse statali”. E il tempo dei 30 anni? “Sciocchezze – risponde. Occorre molto meno, e poi ci sono aree ancora sane”. E quali? “Ora non ricordo, lo legga nella relazione”, risponde.
In essa, in realtà, non ci sono precisazioni in merito. E neppure il senatore può saperlo. Perché le analisi sulla contaminazione dell’intero Salto di Quirra, di Teulada e Frasca, non sono mai state completate (“Necessità di pervenire al completamento dell’attività di caratterizzazione ambientale con un’indagine epidemiologica ad hoc” e “costituzione di un board scientifico coordinato dall’Istituto superiore della Sanità”).
In essa, in realtà, non ci sono precisazioni in merito. E neppure il senatore può saperlo. Perché le analisi sulla contaminazione dell’intero Salto di Quirra, di Teulada e Frasca, non sono mai state completate (“Necessità di pervenire al completamento dell’attività di caratterizzazione ambientale con un’indagine epidemiologica ad hoc” e “costituzione di un board scientifico coordinato dall’Istituto superiore della Sanità”).
Ciò che è certo, invece, è il torio rinvenuto nelle tibie delle salme di 18 pastori deceduti per patologie tumorali, analizzate nelle indagini della procura di Lanusei. Sostanza radioattiva che emette partcelle alfa con un’intensità molto superiore a quella dell’uranio impoverito. Nella relazione si parla di: “Torio disperso nell’ambiente e sul terreno dal 1986 al 2000, nei 1187 missili lanciati”. Presente, in particolare, in un missile anticarro prodotto dalla società europea MBDA, partecipata al 25 per cento da Finmeccanica. Dopo il 2000 l’armamento è stato addirittura ritirato per iniziativa della Difesa francese che ne aveva segnalato la tossicità.
La relazione parla anche di “presenza di materiale inerte affiorante”, “significativo numero di ordigni attivi”, “relitti di bombe da esercitazione e serbatoi di carburanti per missili a mare”, “mancata bonifica al termine di ogni attività”, e un “non giustificato ricorso a materiale attivo” nonché “mancata autodistruzione del materiale utilizzato”. Un quadro inquietante.
Ma su Quirra, e il processo in corso, c’è un altro problema. L’intervento di secretazione di una parte dell’inchiesta da parte della Nato, quando il pm Fiordalisi ha chiesto, nel corso delle indagini, “di far luce sugli appalti commissionati per la realizzazione di opere e manufatti all’interno della base militare”.
Il consigliere Claudia Zuncheddu ha presentato un’interrogazione parlamentare il 7 gennaio di quest’anno: “Sul Poligono di Quirra non esiste alcuna condizione di sovranazionalità come quella per le basi italiane di Vicenza, Sigonella, Bagnoli. Il segreto può essere imposto solamente dall’ANS (Autorità Nazionale di Sicurezza) e quindi dal Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso l’UCSI-UCSE (Ufficio Centrale di Sicurezza/Segretezza)”.”Stanno cercando di insabbiare di nuovo tutto”, denuncia.
Una corsa contro il tempo, dato il processo in corso. “Se la bonifica non si fa adesso ?” avverte Mariella Cao, del Comitato Gettare le basi – ” non si farà mai più. Perché oggi il poligono è sotto sequestro e vi sono generali incriminati dalla Procura. Bisogna parlarne ora. Nella stampa irachena e canadese è un caso. In Italia se ne parla poco e si dimentica presto”.
Per il testo integrale espresso.repubblica.it
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