Inceneritore di Tossilo
QUALE TUTELA PER LA SALUTE DELL’AMBIENTE E DELLA POPOLAZIONE?
Consiglio Regionale della Sardegna
XIV Legislatura
Interrogazione Zuncheddu – Sechi – Uras – Cugusi G. – Cocco D. – Salis A. – Mariani G. con richiesta di risposta scritta sul revamping dell’inceneritore di Tossilo (Macomer) e sulle criticità degli interventi di revamping dell’impianto di incenerimento di Tossilo (Macomer) e delle gravi conseguenze che il progetto avrà in termini di impatto ambientale, rischi per la salute della popolazione, elevati costi di realizzazione e sul piano di fattibilità di un centro di riciclo basato sul sistema di trattamento a freddo dei rifiuti
Premesso che:
– la stampa recente ha riportato le forti preoccupazioni e i dubbi delle persone che risiedono ed operano nella zona industriale di Macomer, a causa del progetto di revamping dell’inceneritore di Tossilo, che prevede “interventi di revamping dell’impianto di termovalorizzazione per una potenzialità termica di 25 Gcal/h epotenzialità massima di circa 60.000 t/a”, tema già sottoposto all’attenzione dei competenti Assessorati Regionali attraverso Interpellanza Sechi – Zedda M. – Uras – Zuncheddu sul Piano regionale dei rifiuti e sull’impianto di incenerimento di Macomer – Tossilo depositata nel mese di Febbraio 2011;
– dall’autorizzazione ambientale integrata – A.I.A. presso la Provincia di Nuoro del 25/06/2010 si apprende che nel caso in cui si opti per un impianto a 3 poli energetici, è prevista anche la realizzazione di una discarica per scorie-ceneri per una volumetria di circa 60.000-70.000 mc a copertura del fabbisogno decennale, localizzata preferibilmente entro un raggio di 40 km ( da sottolineare inoltre che la V.I.A., procedura di valutazione di impatto ambientale, in questo caso non è stata ritenuta necessaria in quanto si tratta di una “riconversione” e non di realizzazione di un “nuovo impianto”);
– da ciò le preoccupazioni sempre più insistenti e giustificate dei residenti e dei lavoratori che operano in quell’area, supportate fra l’altro dalle dichiarazioni ufficiali rilasciate dalla ASL 3, che infatti tramite il proprio Ufficio Stampa ha pubblicamente confermato di aver “approvato il progetto di ricerca sull’incidenza dei tumori della popolazione del Distretto sanitario di Macomer dov’è presente un grosso inceneritore”;
– dal suddetto comunicato stampa della ASL 3 si legge inoltre “ […] Lo studio, che andrà avanti per 24 mesi, ha come primo obiettivo la verifica dell’impatto sulla salute che le attività dell’area industriale di Macomer, dove tra gli altri insiste un grosso inceneritore, potrebbero aver determinato sia nella popolazione residente, sia in quella che ha lavorato in quella zona. In particolare, il fine è quello di conoscere l’eventuale relazione tra esposizione a fattori cancerogeni (diossine soprattutto, la cui presenza, in elevate concentrazioni, è già stata accertata) e l’insorgenza di neoplasie maligne, tenendo conto del fatto che possono manifestarsi anche a distanza di molti anni dall’esposizione al rischio”;
– l’indagine conoscitiva della Asl di Nuoro, avviata in collaborazione con l’Azienda sanitaria di Sassari, sull’incidenza dei tumori maligni nel Distretto sanitario di Macomer dal 2003 al 2010 aveva ufficialmente ricevuto l’approvazione definitiva dell’allora commissario straordinario della Asl di Nuoro che, tra l’altro, aveva pubblicamente dichiarato in sede Istituzionale che le diossine sono già presenti nel territorio in questione a livelli del 75% del limite massimo consentito (considerato un livello di pre-allarme dai tecnici dell’ARPAS);
– la validità scientifica era stata inoltre riscontrata (come è scritto testualmente sullo stesso comunicato stampa di cui sopra) “ in considerazione dell’alta incidenza che la patologia oggetto di studio ha in provincia di Nuoro e in Sardegna in generale”;
Preso atto che
– il 14 novembre 2011 si è tenuto un tavolo tecnico, al quale hanno preso parte oltre che i segretari confederali di CGIL e CISL, rappresentanti della UGL e della UIL, anche i tecnici del Centro Riciclo di Vedelago, esempio di centro di smaltimento di rifiuti a minimo impatto ambientale, già sperimentato sia in Italia che in altri paesi dell’Unione europea;
– il piano di fattibilità esposto propone un centro di riciclo basato sul sistema di trattamento a freddo dei rifiuti, che ad oggi permette di rimettere in circolo sino al 95% di tutti i materiali trattati: carta, vetro, acciaio, alluminio, plastica, pannoloni e pannolini, oli, batterie, ingombranti, secco residuo;
– tale proposta può essere operativa nel giro di 6 mesi dal rilascio delle autorizzazioni e prevede un totale di 100 addetti; l’impegno finanziario complessivo per i nuovi impianti non supera € 9 milioni ( a fronte dei 42 milioni previsti per il revamping), finanziabili dall’Unione Europea al 70%: il tutto senza alcun danno per l’ambiente e per la salute di cittadini e lavoratori;
– per tali ragioni tale proposta risulta essere anche per esperti del settore una valida alternativa a quella del revamping dell’impianto di incenerimento di Tossilo sia in termini di economicità, in quanto quest’ultimo progetto presuppone finanziamenti per un totale di 42 milioni di Euro, ma soprattutto di occupazione e di rispetto dell’ambiente e della salute della popolazione;
– il progetto di revamping, oneroso sul piano economico e pericoloso per i rischi a cui continuerebbero ad essere esposti sia i lavoratori che la popolazione residente nella zona, sarebbe paradossalmente realizzato per un periodo stimato intorno ai 5 – 8 anni di attività, durante i quali, nel frattempo, si avvierebbero i lavori per costruire un nuovo e più potente impianto nell’area di Sassari o di Olbia;
– pare alquanto contraddittoria la posizione assunta dell’attuale Giunta rispetto all’attuazione del progetto di revamping dell’impianto di incenerimento di Tossilo, soprattutto alla luce della tanto propagandata “politica verde” voluta dall’attuale presidente delle Regione che, mentre sostiene di volersi mpegnare a fondo nel sostegno alle autorità locali nell’attuazione di piani per l’abbattimento delle emissioni inquinanti e per la produzione di energie rinnovabili, trasferire i consumi energetici da fonti tradizionali a quelle rinnovabili, ridurre le emissioni di CO2 potenziando la produzione di energia pulita per superare, entro il 2030, la soglia record del 35 per cento, non si preoccupa di intraprendere iniziative adeguate finalizzate alla realizzazione del centro di riciclo sul modello Vedelago proposto in alternativa a quello dell’inceneritore;
– sarebbe alquanto opportuno e doveroso sotto il profilo della tutela dell’ambiente e del territorio e della lotta ai cambiamenti climatici che le Istituzioni Regionali intraprendessero tutte le necessarie misure al fine di sostituire progressivamente gli impianti di incenerimento, che rappresentano oramai un modello di smaltimento dei rifiuti alquanto obsoleto e a forte impatto ambientale e che, purtroppo, continuano ad essere in Sardegna il modello prevalente;
– a tal proposito non è da sottovalutare il fatto che in termini di efficienza l’impianto di incenerimento al termine del processo di smaltimento lascia nell’ambiente il 25% di residui non riutilizzabili rispetto invece a quelli prodotti a fine processo dalle più avanzate tecnologie bio meccaniche che permettono di ridurre tale quantità fino al 3% (che in casi eccezionali può arrivare al massimo intorno al 14%);
Tutto ciò premesso
Si interroga il Presidente della Regione, gli Assessori alla Sanità, alla Difesa dell’Ambiente e tutti gi Assessori per propria competenza per sapere
- Come intendano conciliare la politica di rispetto ambientale dichiarata dal Presidente della Regione, con la decisione di attuare progetti come quello di revamping dell’impianto di incenerimento di Tossilo, soprattutto di fronte alla possibilità di alternative concrete, attuabili e molto vantaggiose in termini di costi di realizzazione, occupazione, eco-compatibilità, e che salvaguardano la salute dei cittadini;
- se l’ARPAS abbia fornito i dati in suo possesso in merito alle dichiarazioni e ai dati allarmanti della ASL 3;
- se tali dati siano stati fatti eventualmente valutare da tecnici esperti;
- se siano stati sottoposti all’attenzione dei cittadini e delle amministrazioni comunali dell’area interessata;
- se corrisponda a verità che l’indagine approvata dalla ASL 3, citata in premessa, sia stata inspiegabilmente bloccata e, nel caso ciò corrispondesse al vero, quali siano state le ragioni dettagliate che abbiano portato a tale decisione;
- se ai sindaci dei comuni interessati siano stati comunicati dall’Istituto Zooprofilattico di Sassari i controlli del livello delle diossine negli alimenti di origine animale, per tutelare la salute dei loro concittadini;
- se abbiano preventivamente avviato uno studio che certifichi ed accerti che il progetto di revamping dell’inceneritore di Tossilo sia la soluzione più opportuna per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, rispetto all’alternativa proposta dai tecnici del centro di riciclo di Vedelago e quali siano le circostanze che renderebbero tale progetto meno attuabile dell’ampliamento dell’inceneritore;
- se siano state intraprese e previste tutte le misure necessarie a tutelare L’unica ricchezza del nostro territorio è oggi rappresentata dalla presenza di numerose aziende che producono carne e latticini apprezzati ovunque, alcune delle quali operano nel raggio di 20 KM dall’inceneritore di Tossilo. Queste aziende non possono accedere alla certificazione biologica di qualità dei loro prodotti, che ne garantirebbe la sicurezza per i consumatori;
- se sia disponibile ed in loro possesso tutta la documentazione sulla realizzazione del progetto di realizzazione di revamping, i dati della ASL 3 sui quali è stata avviata l’indagine di cui in premessa;
- se abbiano predisposto o intendano predisporre uno studio, in sinergia con esperti tecnici del settore, dell’Università, della ASL e preventivamente consultando la popolazione, i comitati di cittadini attivi sul territorio, uno studio finalizzato a determinare quale sia il progetto più indicato in termini costi di realizzazione, minore impatto ambientale, rischi per salute della popolazione e sbocchi occupazionali.
Cagliari, 13/01/2012
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