“il Sardo non è una vera lingua… è solamente un dialetto”!
Così hanno sentenziato i giudici della Cassazione. Ma che competenza linguistica hanno per poter decidere ciò?
Queste che seguono sono le tracce del mio intervento sulla mozione riguardante “la formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per garantire adeguati livelli di tutela della lingua sarda in sede di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (così come previsto dall’Art. 51 dello Statuto sardo) che oggi 26 luglio si sarebbe dovuta discutere in Consiglio Regionale e che per vari motivi non è stata discussa. Si rischia che a causa dell’organizzazione dei lavori e delle ferie imminenti, un tema così importante slitti a sine die.
La recente sentenza della Cassazione, secondo cui “Il sardo non è una vera lingua, è solamente un dialetto”, ci lascia sbalorditi riportando indietro di alcuni decenni sia il dibattito culturale riguardante Sa Limba che in quello della giurisprudenza italiana, europea e internazionale che ne sancisce i diritti.
Mi chiedo se sia un caso di ignoranza da parte dei Giudici della Cassazione in materia linguistica e di giurisprudenza, se hanno completa padronanza di quella che dovrebbe essere la loro materia, oppure se decidono deliberatamente, o dietro suggerimenti di natura squisitamente politica, di violare le leggi che in Italia promuovono e tutelano le lingue minoritarie, vedi la Legge italiana 482 del 1999, che contempla la Lingua Sarda fra quelle da valorizzare e tutelare, essendo essa per chi l’avesse scordato, la minoranza linguistica più numerosa all’interno dello Stato italiano.
Questi valori e queste leggi di tutela, sono espressamente indicate e ribadite a livello europeo, tanto da far si che ogni Stato aderente le acquisisca e le attui concretamente, riconoscendo che le minoranze linguistiche sono una ricchezza e un patrimonio europeo, da cui il Popolo sardo non può essere escluso, pena la perdita del diritto inalienabile del nostro Popolo all’uso della propria lingua con l’oblìo della nostra identità.
Dai primi del 900 ad oggi, tutti gli studiosi di lingua sarda non hanno mai avuto dubbi sul fatto che la lingua sarda, in tutte le sue varianti, sia dotata di una grammatica e di una sintassi comune: elementi che la classificano inequivocabilmente come Lingua.
Le varianti sono determinate principalmente da variazioni di fonetica e in quanto tali riconducibili ad una matrice unica.
Sarebbe inutile addentrarci ulteriormente sulla validità del Sardo come lingua a se stante, visto che autorevoli studiosi ne hanno decretato da tempo e in modo inequivocabile il valore e il riconoscimento.
La lingua è un elemento fortemente caratterizzante e fondante di una Nazione. Rappresentata la sintesi di una storia, è un vessillo di identità che conferisce insieme al territorio e ai legami culturali interni al proprio Popolo, lo status di Nazione. Visto che la Sardegna vanta con la piattaforma continentale dei confini ben definiti, secondo il diritto internazionale essa è di fatto una Nazione.
Inoltre all’interno del c.d. Consiglio Regionale, ovvero il Parlamento dei Sardi, questi concetti e valori sono stati abbondantemente affrontati, discussi e trasformati in mozioni, ordini del giorno e conseguenti atti legislativi che sarebbe bene applicare con puntualità e tempestività.
E’ chiaro che nei secoli i “dominatori” hanno sempre cercato di tagliare la lingua non solo in senso metaforico, ma talvolta anche in senso fisico, ai popoli da loro invasi, assoggettati e colonizzati. Purtroppo con la fine dell’Epoca Giudicale, gli invasori di turno, hanno riservato a noi sardi la stessa sorte, impedendo in tutti i modi anche con la violenza di manifestare la nostra diversità culturale di cui la lingua è sicuramente un pilastro portante.
La nostra lingua è il mezzo che ci ha consentito di ereditare dai nostri padri il nostro patrimonio identitario, ci ha permesso di resistere alle colonizzazioni che si sono susseguite e ci ricorda giorno per giorno che noi non siamo solo una Regione Autonoma dello Stato italiano, peculiarità che insistentemente in quest’ultimo decennio stanno cercando violentemente di eliminare, ma ci impone di ricordare che la Sardegna non è Italia ma è una Nazione a se stante.
A metà degli anni 70 il compianto Giovanni Lilliu, di cui abbiamo commemorato l’anniversario della scomparsa in questi giorni, e altri intellettuali come Eliseo Spiga, Antonello Satta, anch’essi prematuramente deceduti e numerosi altri, costituirono il “Comitato Una firma po cumentzare”, che con una raccolta di firme chiese alla RAS di riconoscere e legiferare il “Bilinguismo perfetto” fra italiano e sardo e la sua attuazione in ogni ufficio pubblico e scuola di ogni ordine e grado.
La testimonianza di questi valori, fatta da questi sardi illustri oggi ci permette ancora una volta di dibattere questi temi, di fermare l’insulto storico e culturale che il sardo non è una lingua ma è un dialetto”, ma dobbiamo tristemente prendere atto che sul fronte dell’attuazione concreta di questi valori (bilinguismo perfetto) scontiamo un forte ritardo storico che fa colpevolmente il gioco di chi vuole far retrocedere, limitare e possibilmente eliminare i nostri diritti e le nostre rivendicazioni culturali, politiche sociali ed economiche.
I movimenti sociali nella Sardegna, martoriata dalla crisi economica gestita dalle Multinazionali della finanza mondiale, in questi ultimi anni hanno messo in discussione, non solo i rapporti economici fra la Sardegna e lo Stato italiano ma con il loro operato hanno costretto anche la RAS con i suoi vertici amministrativi e politici a prendere atto delle discriminazioni subite dai sardi che hanno creato fortissime disuguaglianze e discriminazioni ai danni del nostro popolo.
La Vertenza delle Entrate, a tutt’oggi aperta, non è che un simbolo del sopruso con cui lo Stato italiano nega un nostro diritto previsto dallo Statuto Speciale e riconosciuto in tutte le sedi, privandoci della possibilità di sostenere finanziariamente le nostre imprese e le nostre famiglie e quindi, di sopravvivere a questa catastrofica crisi che rischia di cancellare la nostra identità di popolo costringendoci ancora alle violenze del neo-colonialismo mondiale.
Paradossalmente essendo la RAS e quindi i sardi CREDITORI nei confronti dello Stato italiano, questi miliardi di Euro ci permetterebbero di non soccombere economicamente, di costruire un’economia sostenibile e rispettosa dell’ambiente e di creare ricchezza e benessere per il nostro popolo.
La negazione della lingua si inquadra in questo contesto di restaurazione e riproposizione culturale ed economica del modello italianista per la Sardegna.
Il Parlamento Sardo, ricusando l’ignobile sentenza della Cassazione, deve impegnarsi finalmente a sostenere le ragioni della mozione ribadendo il “bilinguismo perfetto” e sottolineando l’importanza della sua attuazione in tutti gli uffici pubblici, nelle scuole di ogni ordine e grado, e promuovendo all’interno della comunicazione mediatica l’uso della nostra lingua in ogni sua variante.
Claudia Zuncheddu
SardignaLibera
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