Il nostro “NO” al Carbone e all’inganno del “carbone pulito”
L’uso del carbone per produrre energia elettrica, comporta costi molto elevati in termini inquinamento ambientale. Per tale ragione in Europa la ricerca alternativa all’uso di questo combustibile è assai avanzata, contrariamente a quanto avviene nei “Paesi in via di sviluppo” dove a causa della debole attenzione sui problemi di salute ambientale si è registrato un forte incremento dei consumi del carbone.
Il carbone è il combustibile fossile a più alta emissione di CO2 in atmosfera, tanto che, per l’elevato uso si è passati da 20,4 miliardi di tonnellate nel 1990 a 26,8 miliardi di tonnellate nel 2005, con un incremento di oltre 6 miliardi di tonnellate in soli 15 anni. In questi ultimi tempi l’uso del carbone ha avuto un forte impulso in Asia (Cina e India), tanto da attribuirsi l’85% dell’incremento a livello mondiale.
Come tutti sappiamo l’incremento della CO2 nell’atmosfera è alla base dei cambiamenti nel sistema climatico e quindi dell’effetto serra. Esso è dovuto in parte al ridotto assorbimento della CO2 da parte dell’ecosistema (deforestazione, uso improprio del territorio…) e principalmente all’impiego dei combustibili fossili nella produzione di energia.
I valori attuali di concentrazione di anidride carbonica in atmosfera sono i più alti che si siano mai registrati sicuramente negli ultimi 650 mila anni. Ad essa si somma pure quella di altri gas come il metano e il protossido di azoto che concorrono ad influenzare il clima attraverso l’effetto serra e il riscaldamento globale. Da qui la comprensibile evaporazione degli oceani, l’aumento dell’umidità dell’aria, lo stravolgimento delle precipitazioni, sempre più intense e più brevi, la siccità, sino alla desertificazione. Per cui se è vero che la CO2 di cui è grande produttore il carbone, viene assorbita dagli ecosistemi vegetali per la fotosintesi, è altrettanto vero che la sua eccessiva concentrazione nell’atmosfera è responsabile di grandi disastri come lo stravolgimento degli equilibri nel sistema climatico della Terra.
Di fronte alla necessità dell’abbattimento dei gas serra, lo stesso Stato italiano, secondo l’accordo di Kyoto, si era impegnato a ridurre per il 2010 l’emissione in atmosfera di CO2 del 6.5%, ma viola l’accordo portando le emissioni all’11,6%. Tra i 158 paesi aderenti, non tutti sono stati in grado di rispettare l’accordo per le forti pressioni da parte dei produttori dell’energia.
Tutto ciò senza aver affrontato il problema ancora irrisolto delle polveri fini e ultrafini (PM2,5 e le ancora più insidiose PM 0,1), di altri elementi come isotopi radioattivi e metalli vari legati alla combustione del carbone.
E la Sardegna?
La situazione sarda è a dir poco paradossale. Nell’isola si arriva addirittura alla deroga per la filiera del carbone nei siti del Sulcis, con l’uso dei fondi provenienti dalle bollette elettriche pagate dai cittadini, e che dovrebbero essere destinati per le fonti energetiche rinnovabili. E’ sicuramente anomala la recente scelta della Regione Autonoma della Sardegna (attraverso il 99% della sua classe politica) che vota quasi all’unanimità una mozione per sollecitare la famigerata multinazionale tedesca E.ON SpA, proprietaria della centrale termoelettrica di Fiume Santo, per realizzare un nuovo gruppo di produzione alimentato a carbone, seppur in sostituzione di una sezione alimentata a olio combustibile altamente inquinante.
L’Italia intanto continua a sfruttare le agevolazioni destinate alle fonti rinnovabili per realizzare grandi impianti termoelettrici e contemporaneamente si garantisce le agevolazioni per le fonti fossili.
Di fatto, mentre l’attenzione europea sulla questione energetica è rivolta verso le fonti rinnovabili, vedi la Germania in testa, seguita dall’Olanda, Danimarca, Austria Gran Bretagna, Francia, Spagna, Grecia, Italia,
per la Sardegna la situazione è tragica. Le fonti rinnovabili con l’eolico e il solare fotovoltaico sono al centro della speculazione delle multinazionali che continuano ad arricchirsi con questo business, mentre ai sardi resta carbone e rifiuti da bruciare (quest’ultimo è l’inganno della c.d.Chimica Verde, che di verde non ha assolutamente nulla).
Ancora oggi il problema energetico in Sardegna viene affrontato sotto la spinta del profitto delle multinazionali e non del diritto dei cittadini a servizi energetici efficienti con l’aiuto dell’alta tecnologia, e del diritto del pianeta alla salute, a partire dall’abbattimento dei gas serra.
Claudia Zuncheddu
Commenti