Un plauso ai tre sindaci sardi per il moto d’orgoglio e di responsabilità con cui si oppongono alla sperimentazione della tecnologia 5G nei loro centri urbani.
E’ una lezione di civiltà su come si amministra il bene comune a partire dalla Salute delle proprie collettività. A differenza di Cagliari, la cui candidatura a divenire città per la sperimentazione del 5G è stata una scelta volontaria della precedente amministrazione, con referenti privati, a Noragugume, Pompu e Segariu è stata decisa a Roma privando i sindaci persino di ogni informazione.
Il diniego dei tre sindaci sardi è la dimostrazione che le collettività possono ribellarsi alle imposizioni che contrastano con i diritti e gli interessi dei sardi. I sindaci richiedono, allo Stato e alla Regione Sardegna, dati scientifici certi che attestino in modo inequivocabile che l’esposizione delle nostre città ai campi elettromagnetici ad altissima frequenza non producono danni alla salute dei cittadini.
Al di là dei medici in prima fila, le preoccupazioni per la salute arrivano anche da fisici ed esperti in campi elettromagnetici come Andrea Grieco, che ha dichiarato: “con il 5G si ha un’estensione delle bande di frequenza utilizzate su cui esistono pochi studi rispetto agli effetti biologici…. stiamo realizzando, insomma, un enorme esperimento in diretta sulle persone”.
I danni biologici dalla sperimentazione del 5G si preannunciano preoccupanti, tanto che in Italia, le stesse società telefoniche per tutelarsi hanno già provveduto a richiedere al governo che i limiti per i campi elettromagnetici vengano elevati di 100 volte.
In Sardegna, 3 sindaci su 4 hanno detto NO ed il mondo scientifico esulta. Attendiamo fiduciosi le decisioni del sindaco di Cagliari appena insediato.
Claudia Zuncheddu
Flash Mob NO 5G Sardegna
L’evento, preceduto a Cagliari da due convegni nel corso dei quali, Isde Medici per l’Ambiente, ha ribadito la necessità che si sospenda il programma di sperimentazione del 5G a Cagliari e in altri centri della Sardegna (Noragugume, Segariu e Pompu) per le possibili gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini.
La nuova generazione tecnologica, legata alla telefonia, sicuramente avanzatissima, sta scatenando reazioni di contrarietà in tutto il mondo sia da parte della scienza indipendente che da sindaci di città candidate alla sperimentazione per i costi alti in termini di salute.
L’esposizione di intere cittadinanze 24 ore su 24 a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, sino ad oggi mai esplorate su ampia scala, pone un problema etico e di grande responsabilità a chi amministra le città candidate alla sperimentazione. Isde-Medici per l’Ambiente e i comitati di cittadini, come in tutta Europa e nel mondo, chiedono ai sindaci delle città di non aderire ai programmi di sperimentazione se non vengono forniti dati certi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico ad alte frequenze sulla salute.
Come in città americane ed europee, dal Belgio alla Svizzera, ad alcune città italiane tra cui Firenze, anche il sindaco di Noragugume e di Segariu hanno espresso la propria contrarietà alla sperimentazione.
Auspichiamo che i sindaci di Cagliari e di Pompu si associno alle scelte degli altri centri sardi in attesa che vengano forniti dati certi sui rischi per la salute.
“Sottovalutare o ignorare il valore delle evidenze scientifiche disponibili non appare eticamente accettabile. Per queste ragioni ISDE ha rinnovato, nel 2018 la richiesta di una moratoria per l’utilizzo del 5G su tutto il territorio italiano sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero Ambiente, Ministero Salute, ISPRA, ARPA, dipartimenti di prevenzione), non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi”.
Il programma di sperimentazione 5G, che coinvolge Cagliarie altri centri della Sardegna come Noragugume, Segariu ePompu, sta scatenando reazioni di contrarietà in diverse parti del mondo civile e scientifico. Il comitato ‘No 5G in Sardegna’ ha deciso di avviare una vera e propria battaglia nei confronti del progetto sulla nuova generazione della telefonia. A supportare le tesi di chi si sta opponendo a questo programma ci sono i pareri di Isde Medici per l’ambiente che hanno evidenziato i rischi per la popolazione. Secondo il Comitato potrebbero esserci, infatti, costi alti in termini di salute: “L’esposizione di intere cittadinanze ventiquattro ore su ventiquattro a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, sino ad oggi mai esplorate su ampia scala, pone un problema etico e di grande responsabilità a chi amministra le città candidate alla sperimentazione”.
A Cagliari, nella scalinata del Bastione, c’è stato un flash-mob da parte del Comitato che ha voluto utilizzare una rete-ragnatela sopra una cinquantina di persone per dire ‘no’ alla sperimentazione. Si fa sempre più forte, dunque, la richiesta ai sindaci, da parte di Isde-Medici per l’ambiente e i comitati cittadini, di non aderire ai programmi di sperimentazione a meno che non “vengano forniti dai certi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico ad alte frequenze sulla salute”.
Per ora il sindaco di Noragugume, Federico Pirosu, quello di Segariu, Andrea Fenu, e il collega di Pompu, Moreno Atzei, hanno già “espresso la propria contrarietà alla sperimentazione”, sottolineano i rappresentati del comitato che rilanciano l’appello al neo eletto primo cittadino di Cagliari, Paolo Truzzu. Dunque la battaglia continua con proteste e flash mob perché “sottovalutare o ignorare il valore delle evidenze scientifiche disponibili non appare eticamente accettabile”. Sull’utilizzo del 5G su tutto il territorio italiano pesa anche la richiesta di moratoria dell’Isde, con l’obiettivo di non andare avanti con il progetto fino a quando “non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario e non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi”.
Sulla questione interviene anche Claudia Zuncheddu (nella foto), membro del’associazione Isde-medici per l’ambiente, che sottolinea l’impegno assicurato dai primi cittadini. “Un plauso ai tre sindaci sardi per il moto d’orgoglio e di responsabilità con cui si oppongono alla sperimentazione della tecnologia 5G nei loro centri urbani. È una lezione di civiltà su come si amministra il bene comune a partire dalla salute delle proprie collettività -scrive in una nota – a differenza di Cagliari, la cui candidatura a divenire città per la sperimentazione del 5G è stata una scelta volontaria della precedente amministrazione”. Secondo l’ex consigliera regionale, “il diniego dei tre sindaci sardi è la dimostrazione che le collettività possono ribellarsi alle imposizioni che contrastano con i diritti e gli interessi dei sardi”. Secondo l’esperta dell’Isde i timori su questo tipo di campi elettromagnetici non riguarda solo i medici in prima fila. “Le preoccupazioni per la salute arrivano anche da fisici ed esperti in campi elettromagnetici come Andrea Grieco, che ha dichiarato: ‘con il 5G si ha un’estensione delle bande di frequenza utilizzate su cui esistono pochi studi rispetto agli effetti biologici… stiamo realizzando, insomma, un enorme esperimento in diretta sulle persone’”.
Sulla questione è intervenuto qualche tempo fa anche l’assessore regionale all’ambiente, Gianni Lampis, che rispondendo all’allarme dell’associazione italiana dei medici per l’ambiente, ha spiegato che “quello del 5G è un problema ad ampio raggio sul quale non possiamo intervenire direttamente. Ci sono livelli istituzionali che vanno rispettati ma è anche vero che non possiamo limitarci a fare da passacarte. Io mi occupo della tutela dell’ambiente e da parte mia posso dire che se queste persone porteranno dati specifici sono pronto a incontrarle e fare gli approfondimenti del caso”.
Comitato a sindaco, problema etico e di grande responsabilità
ANSA) – CAGLIARI, 21 GIU – Una rete-ragnatela sopra le teste di una cinquantina di persone sistemate nella scalinata del Bastione. Così il Comitato No G5 Sardegna ha voluto manifestare il suo ‘no’ alla sperimentazione a Cagliari della quinta generazione della telefonia mobile.
In un volantino distribuito ai passanti si sottolineano le possibili conseguenze sulla salute. Ma anche per l’occupazione.
“L’esposizione – spiega il Comitato – di intere cittadinanze 24 ore su 24 a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, sino ad oggi mai esplorate su ampia scala, pone un problema etico e di grande responsabilità a chi amministra le città candidate alla sperimentazione. Isde-Medici per l’Ambiente e i comitati di cittadini, come in tutta Europa e nel mondo, chiedono ai sindaci delle città di non aderire ai programmi di sperimentazione se non vengono forniti dati certi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico ad alte frequenze sulla salute”.
La richiesta è rivolta ai sindaci dei centri coinvolti nel test: “dicano no in attesa che vengano forniti dati certi sui rischi per la salute”.
Cagliari, in 50 contro il 5G al Bastione: “Non siamo cavie, Truzzu blocchi la sperimentazione
Protesta di semplici cittadini contro l’arrivo del 5G, parte l’appello al neo sindaco: “Deve supportarci in questa battaglia, non sappiamo quali rischi possiamo correre con queste onde elettromagnetiche ad altissima frequenza. Tutti i cagliaritani dovrebbero essere qui con noi”
No al 5G a Cagliari, Paolo Truzzu blocchi la sperimentazione”. Questo il messaggio principale lanciato dagli organizzatori di un sit in di protesta sotto il Bastione di Saint Remy. Tutti, con tanto di magliette con la scritta “Non siamo cavie”, e cartelli con “No al 5G”. La sperimentazione del 5G – sigla con la quale vengono indicate le tecnologie di quinta generazione – sarà presto realtà anche nel capoluogo sardo, visto che è una delle città scelte dal ministero per lo Sviluppo Economico a dicembre 2018. Ma un gruppo di cagliaritani dice, a chiare lettere, “no”. Ci sono semplici cittadini – prof di scuole superiori, liberi imprenditori e casalinghe con figli – ma anche politici: in prima linea l’ormai ex candidato a sindaco di Cagliari di Verdes, Angelo Cremone, e Claudia Zuncheddu, nel doppio ruolo di politico e medico. È proprio lei a chiedere a gran voce un intervento da parte del neo sindaco cagliaritano.
“Lancio un appello soprattutto come medico, sia a Truzzu sia agli altri sindaci sardi, non devono permettere nessuna sperimentazione nei nostri centri urbani. I nostri sindaci hanno una responsabilità enorme, anche dal punto di vista penale, in materia di inquinamento ambientale. Va ricordato cosa prevede la normativa internazionale e anche la Costituzione italiana sulle sperimentazioni individuali e di massa”. La Zuncheddu, insieme al comitato sardo del “No al 5G” ha organizzato già due eventi, lo scorso giugno, invitando anche molti medici, “per spiegare alla gente cosa significa un’esposizione a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, non fanno assolutamente bene alla salute. Il 5G dev’essere prima di tutto sperimentato in laboratorio, solo dopo potranno dirci. Dalle ricerche a livello internazionale fatte da tutti gli scienziati si sconsiglia l’esposizione a questi campi elettromagnetici”.
L’evento, preceduto a Cagliari da due convegni nel corso dei quali, Isde Medici per l’Ambiente, ha ribadito la necessità che si sospenda il programma di sperimentazione del 5G a Cagliari e in altri centri della Sardegna (Noragugume, Segariu e Pompu) per le possibili gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini.
La nuova generazione tecnologica, legata alla telefonia, sicuramente avanzatissima, sta scatenando reazioni di contrarietà in tutto il mondo sia da parte della scienza indipendente che da sindaci di città candidate alla sperimentazione per i costi alti in termini di salute.
L’esposizione di intere cittadinanze 24 ore su 24 a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, sino ad oggi mai esplorate su ampia scala, pone un problema etico e di grande responsabilità a chi amministra le città candidate alla sperimentazione. Isde-Medici per l’Ambiente e i comitati di cittadini, come in tutta Europa e nel mondo, chiedono ai sindaci delle città di non aderire ai programmi di sperimentazione se non vengono forniti dati certi sugli effetti dell’inquinamento elettromagnetico ad alte frequenze sulla salute.
Come in città americane ed europee, dal Belgio alla Svizzera, ad alcune città italiane tra cui Firenze, anche il sindaco di Noragugume e di Segariu hanno espresso la propria contrarietà alla sperimentazione.
Auspichiamo che i sindaci di Cagliari e di Pompu si associno alle scelte degli altri centri sardi in attesa che vengano forniti dati certi sui rischi per la salute.
“Sottovalutare o ignorare il valore delle evidenze scientifiche disponibili non appare eticamente accettabile. Per queste ragioni ISDE ha rinnovato, nel 2018 la richiesta di una moratoria per l’utilizzo del 5G su tutto il territorio italiano sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero Ambiente, Ministero Salute, ISPRA, ARPA, dipartimenti di prevenzione), non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi”.
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