I Disturbi del Comportamento Alimentare
Mozione sui Disturbi del Comportamento Alimentare
Premesso che
– Decine di milioni di giovani nel mondo si ammalano ogni anno. Per ogni 100 ragazze in età adolescenziale, 10 soffrono di qualche disturbo collegato all’alimentazione. In Italia sono circa due milioni i giovani che soffrono di questa malattia mentre in Sardegna non c’è stato alcun monitoraggio benché l’incidenza sia elevata secondo le denunce dei medici di base e dei comitati di familiari;
– I Disturbi del Comportamento Alimentare sono patologie severe e fortemente dannose, con gravi complicazioni internistiche e psichiatriche, a volte irreversibili. L’insorgenza di numerose complicazioni mediche è da attribuirsi sia allo stato di malnutrizione che al ricorso ai cosiddetti “meccanismi di eliminazione” quali vomito o abuso di diuretici o impiego di lassativi, e sono tra le maggiori responsabili dell’aumentata mortalità nelle pazienti affette da disturbi del comportamento alimentare;
– Frequentemente i Disturbi del Comportamento Alimentare si associano ad altri disturbi psichiatrici; aspetto non trascurabile perché possono condizionare negativamente il decorso della malattia in termini di tendenza alla cronicizzazione e maggiore predisposizione alla resistenza al trattamento. Ciò è valido anche per l’influenza negativa che il disturbo alimentare può avere sul disturbo psichiatrico laddove uno stato di compromissione cognitiva, correlato ad una condizione di denutrizione, può complicare notevolmente il normale decorso delle malattie associate.
Constatato che
– E’ da tenere presente che i DCA sono la prima causa di mortalità in psichiatria;- Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un abbassamento dell’età di esordio dei DCA che stanno iniziando a diffondersi in maniera consistente anche nella popolazione infantile raggiungendo anoressia e bulimia una prevalenza circa del’1%; In forte aumento le patologie alimentari maschili (Anoressia, Bulimia, Disturbo da Alimentazione Incontrollata). E’ statoinfatticalcolato che su due milioni di persone che soffrono di anoressia e bulimia in Italia, circa 200mila persone, pari al 10%, sono infatti uomini;
Sottolineato che
– I dati mondiali dicono che una donna su dieci tra i 12 e i 25 anni è affetta da un Disturbo del Comportamento Alimentare. La situazione italiana e sarda benché non esistano dati ufficiali e aggiornati, non si discosta dai numeri relativi al resto del mondo; infatti la situazione in Italia e in Sardegna riguardo a tale patologia ha raggiunto livelli tali da considerare il Disturbo del Comportamento Alimentare una vera e propria emergenza sanitaria;
– Il 19 settembre del 2007 il Ministero Italiano della Salute ha siglato con il Dipartimento per le Politiche Giovanili e le Attività Sportive un Protocollo di Intesa, denominato “Guadagnare Salute” nell’ambito del quale ha voluto includere un obiettivo specifico dedicato a contrastare la diffusione epidemica di Anoressia, Bulimia degli altri Disturbi del Comportamento Alimentare tra i giovani. L’obiettivo ha preso forma in un Progetto di Ricerca-azione denominato “Le buone pratiche di cura e la prevenzione sociale nei Disturbi del Comportamento Alimentare” realizzato con il coinvolgimento di 13 soggetti che a vario titolo si occupano di DCA.;
– Si è dunque sviluppato il Progetto di Buone Pratiche nel trattamento dei DCA che, nell’ambito di un più generale obiettivo, ha delineato una mappa dettagliata dei servizi : le Aziende Sanitarie Locali, le Aziende Ospedaliere, le altre strutture pubbliche come IRCS e Policlinici Universitari, nonché le strutture private e le Associazioni che hanno svolto e che svolgono una preziosa attività di supporto e orientamento ai pazienti e alle loro famiglie, colmando così un importante vuoto di informazione sanitaria primaria in questo ambito.
Preso atto che
– Nell’affrontare i DCA la Sardegna vive un ritardo gravissimo rispetto all’Italia oltre che a tutta l’Europa, non vi è infatti sul territorio alcuna struttura pubblica o privata, per la cura di questa grave patologia. Esistono delle piccole realtà, perlopiù di tipo ambulatoriale, sporadiche e isolate, in cui operano medici che prestano la loro attività, spesso in solitudine, senza potersi avvalere di una equipe o di una collaborazione interdisciplinare: metodo di fondamentale importanza per far fronte a questi gravi disturbi sempre più diffusi e del tutto ignorati dal sistema politico-sanitario sardo;
– Gli unici servizi che compaiono nella mappatura italiana riguardanti la Sardegna sono:
1) a Nuoro, ASL3, il Dipartimento di Cure Mediche – Servizio di Dietologia e Nutrizione Clinica, che non cura i Disturbi del Comportamento Alimentare;
2) a Olbia, ASL2 Sardegna, il Dipartimento di Salute Mentale-SER.D di recente apertura che offre un servizio ambulatoriale non integrato. Si tratta di servizi inesistenti e comunque inefficaci.
– La situazione di arretratezza sanitaria in Sardegna è sempre più discriminante per i giovani sardi che soffrono di tale patologia e per le famiglie che inevitabilmente vengono coinvolte; per cui è necessario una forte sensibilizzazione da parte delle istituzioni regionali, che in sinergia con altri enti istituzionali, Università e ASL devono affrontare il problema al fine di prevenire l’aggravamento della situazione sanitaria e il suo configurarsi sempre più come fenomeno sociale.
Tutto ciò premesso si impegna il Presidente della Giunta e l’Assessore alla Sanità per
1) predisporre in sinergia con specialisti del settore uno studio specifico sul problema dei disturbi del comportamento alimentare in Sardegna, mirato a individuare un modello di intervento altamente strutturato, che includa l’approccio nutrizionale, l’approccio psicologico, il lavoro con la famiglia così come indicato dalla Commissione di Studio del Ministero Italiano della Sanità per l’Assistenza ai pazienti affetti da Anoressia e Bulimia Nervosa, che ha pubblicato nel 1998 le indicazioni specifiche in merito al trattamento di queste condizioni. Secondo tali indicazioni la terapia dei DCA deve essere concepita in termini interdisciplinari ed integrati che preveda cioè la collaborazione di più figure professionali che lavorino in una équipe congiunta, con una presa in carico globale, adottando le stesse tecniche di intervento e un linguaggio comune con le pazienti;
2) intraprendere tutte quelle misure atte a definire:
a) la casistica;
b) l’incidenza in crescendo tra le nostre giovani generazioni;
c) i sistemi terapeutici più idonei (ambulatorio day hospital, ricovero in ospedale in caso di urgenza, trattamento residenziale e semi-residenziale, per il programma riabilitativo) anche per evitare il rischio che si verifichino a tal riguardo ennesime “emergenza sanitarie”.
Cagliari, 15/02/2011
Claudia Zuncheddu
Luciano Uras
Carlo Sechi
Massimo Zedda
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