Grave errore declassare il centro al Microcitemico
L’errore dell’ospedale Pertini di Roma, nello scambio degli embrioni tra due coppie sottoposte a una tecnica di procreazione assistita e a quale coppia di genitori affidare i neonati, ha diviso il mondo accademico e quello scientifico, ha scomodato la legge affinché decretasse con una sentenza la soluzione del problema.
Una soluzione provvisoria e ipocrita che vede l’affidamento dei neonati alla madre che li ha partoriti, interpretando la vecchia norma secondo cui «è l’utero che crea il legame con il figlio». Ma il problema prima che giuridico è etico e tecnico per cui non si può continuare a ignorare il perché sia successo, il rischio clinico legato alla procedura, alla complessità della tecnica, all’organizzazione del reparto e della struttura, al livello di idoneità e di adeguatezza del personale che vi opera.
L’errore, come frutto di carenze tecniche della nostra sanità, non può essere affidato in modo bacchettone alla legge, fra l’altro vaga, obsoleta e inadeguata. La giurisprudenza italiana, infatti, sul tema della fecondazione assistita, sull’utero in affitto o sulla madre surrogata, non è al passo con i tempi ed è condizionata da retaggi bigotti, per cui il problema resterà irrisolto e insabbiato in un’ansa sbagliata della giurisprudenza, lontano dalle responsabilità di un sistema sanitario pubblico, sempre più degradato, impoverito e succube di logiche politiche di certo non scientifiche.
La complessità del problema etico nella procreazione assistita richiede oltre che un approccio morale laico e moderno, rigore nei protocolli delle procedure tecniche, per cui è indispensabile un’analisi sul perché dell’errore. Inevitabilmente il caso del Pertini, fa sì che il tema sul sistema sanitario allo sbando in Italia venga rimesso al centro dell’attenzione, individuando nel perché le responsabilità della classe politica negli ultimi vent’anni di cui quella sarda non è esente.
La Sardegna vanta centri sanitari di eccellenza a livello mondiale. Ad esempio il Microcitemico, con la sua ricerca e le sue terapie, ha permesso ai talassemici di vivere più a lungo e meglio. Un centro di procreazione assistita che sino a qualche anno fa richiamava coppie da tutt’Europa in Sardegna, è stato declassato sperperando risorse umane e scientifiche indispensabili per combattere l’infertilità. È di attualità il tema sul destino delle nostre eccellenze sanitarie, sempre più private di investimenti per la ricerca e la conservazione delle strutture, nonché il rischio che vengano barattate come merce di scambio con sceicchi arabi che propongono doppioni di servizi già esistenti con il San Raffaele di Olbia e un mini San Raffaele ad Arzachena. I costi saranno elevati per il bilancio sanitario sardo.
Claudia Zuncheddu
Movimento Sardigna Libera
Fonte: L’Unione Sarda – 18/08/2014
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