Gei funti a froris – bis
Gei funti a frori. No n’da zeccanda una e pantaloni pagada
Mi pregontu: e a innui seusu andendi cun d’una amministrazioni cumunali chi no tenidi “stima” de is “valorosi” de sa natura e de sa memoria de su populu suu.
Deppeusu torrai a pensai e arrejonai de is cosasa prus pitticasa po cumprendi in ita manusu seusu. Unu chi boccidi una mata cun s’arrejni poita no di praxidi, ita speranza mi onada candu depidi decidi de sa saludi e de sa bellesa de sa genti e de is logusu?
Chi pensu ai babbusu nostusu ca cun sa natura anti biviu impari. Anti biviu cun is bestiasa, anti biviu in is montisi, cun is fruminisi e in medasa anti castiau su mari finzesa timendidu ma sempri cun rispettu.
Su rispettu no esti mai mancau po sa natura, mancu candu sa linna de is matasa serbiada po allui fogu; qandu andanta a cassa, cumprendenti candu qustu fiada unu beni po sa natura
e totu.
C’è un equivoco sulla cultura dei fiori
La mia “ironica” interrogazione in Consiglio Comunale sui “fiori infelici” di Via La Marmora, anche se non ancora discussa in aula, suscita un po’ di curiosità. Un amico del blog ha pensato che stessero preparando i funerali agli abitanti diCastello (intanto non sono di Cagliari).
Hai proprio ragione, al funerale dei “castellani” non ci avevo pensato, intanto il quartiere è già morto da un pezzo. Ai bombardamenti del ‘43 l’alternativa proposta dal Comune è: o nuovi e imponenti palazzi (dotati di parcheggi interni) oppure discariche e habitat per topi. Come se non esistesse altra “chance” come quella di usare il cervello. “Ripulire, conservare, rivitalizzare quel pezzo di storia inserendolo in un percorso turistico; farne un laboratorio di studio architettonico per gli studenti dei licei e delle università”. La memoria storica non si seppellisce con il cemento armato del degrado architettonico.
E se vogliamo adornare con i fiori le nostre strade, che fiori siano.
Per le piantine di gerani “assettate e tramortite” dall’abbandono da parte di chi “forse” è pagato per occuparsene, non c’è possibilità di sopravvivenza. Ora che finalmente il tempo è fresco e umido e possono riprendere a sperare in una vita migliore, non c’è scampo. I gerani prima che potessero riprendersi dallo shock dell’arsura, sono stati prontamente gettati via per essere sostituiti da belle piantine di crisantemi, nuove di zecca e fiorite. Ma chiaramente anche queste avranno vita breve, non tanto perché gli addetti ai lavori come al solito non le cureranno, quanto per il fatto che fra un mesetto dovranno sparire per lasciar posto alle piantine di stelle di natale.
Ma io, come le persone normali che amano i fiori, non avrei gettato via i gerani, per lasciar posto ai crisantemi. Io avrei fatto una bella composizione: gerani, crisantemi e presto anche le stelle di natale. Chiaramente curando le “creature” si rispettano i contribuenti che pagano “profumatamente” e si onorerebbe l’estetica della natura e dell’ambiente.
Mi chiedo, ma gettando le piantine che sono viventi, che tipo di cultura vogliamo trasmettere ad esempio ai bambini? Forse è la stessa per la quale a Cagliari si estirpano gli alberi, perché magari ci sono da troppo tempo (come quelli di Viale Merello, che se la sono vista brutta!) per creare magari parcheggi? Mi pregontu a innui olinti arrivai.
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