Gasdotto GALSI: 150 milioni dei sardi per la nuova servitù
Segue il dibattito sulla Finanziaria
In un momento di grande crisi economica e sociale per i sardi, 150 milioni dell’ultimo Piano di Rinascita vengono investiti ancora in “servitù”. Così come fiumi di denari arrivati nell’isola con i due Piani di Rinascita, per il “superamento del sottosviluppo”, di fatto a discapito delle popolazioni, dell’economia e del nostro ambiente, sono serviti a creare “servitù industriali”, per arricchire società private in cambio di qualche migliaio di salari, per poi scappare lasciando la disperazione tra la gente, il territorio distrutto e l’ambiente inquinato. Questa è la rapina dovuta all’industrializzazione della Sardegna. Tutto ciò mentre la RAS guardava e continua a guardare…
Le ragioni del mio emendamento soppressivo totale del comma 1. dell’Art. 4 della Finanziaria, sul finanziamento Galsi che recita:
Autorizzazioni di spesa
“Comma 1. Al fine della compartecipazione alla realizzazione di un gasdotto destinato all’importazione di gas naturale dall’Algeria all’Italia attraverso la Sardegna (GALSI) è autorizzata una spesa complessiva valutata in euro 150 milioni (in tre tranche 38 milioni per l’anno 2012, 56 milioni per il 2013; 56 milioni per il 2014) …. Provvedimenti urgenti per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna, in attuazione dell’articolo 13 dello Statuto Speciale…”
La RAS ammette in modo inequivocabile che la Sardegna è solo “servitù di passaggio”, coerentemente con quanto ben spiegato anche nel progetto Galsi: il gasdotto, è destinato al trasporto del gas metano dall’Algeria al Nord Italia e all’Europa attraverso la Sardegna. La nostra isola quindi, è solo “servitù di passaggio”. In un momento di crisi economica e sociale drammatica per la nostra società, la nostra classe politica usa i nostri soldi per “comprare nuove servitù e sudditanza”.
Inspiegabile che la Sardegna stanzi 150 milioni per far passare il tubo dorsale (di 1 mt e 20 di diametro) lungo tutta l’isola per servire esclusivamente l’Italia del nord e l’Europa, contro i 120 milioni a fondo perduto, stanziati dall’Europa, unica a beneficiare della struttura. Il progetto Galsi sostiene di aver previsto ogni 15 km una valvola di decompressione destinata all’innesco delle reti locali, qualora i nostri comuni sempre più poveri, siano in grado di far fronte ai costi elevatissimi e devastanti, per la creazione delle reti di distribuzione che portino il gas alle famiglie e alle imprese sarde.
Questa operazione, secondo il suddetto comma, sarebbe contemplata tra i “Provvedimenti urgenti per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna, in attuazione dell’articolo 13 dello Statuto Speciale…”.
Questo è un ennesimo inganno visto che chi gestirà i lavori del metanodotto, sono ditte specializzate dell’Emilia Romagna, scelte dalla società HERA: partner della società GALSI. Alle imprese sarde è precluso anche il lavoro.
Il percorso del metanodotto Galsi
Il tubo del diametro di 1 mt e 20 cm, deputato al trasporto del gas metano, parte dall’Algeria, si inabissa sino a 2800 mt di profondità del mare per riemergere nella splendida spiaggia di Porto Botte in Sardegna, nelle acque che ospitano praterie di poseidonia e la pinna nobilis produtrice del bisso: la preziosa seta del mare.
Da Porto Botte attraversa l’isola per tutta la sua lunghezza (272 km) sino ad Olbia.
A Porto Botte 51.000 mq di territorio saranno sacrificati alla prima centrale, mentre ad Olbia la centrale di pompaggio occuperà 191.000 mq di terreno e spingerà il gas metano verso la Toscana. Il tubo, dopo aver sfiorato l’isola di Tavolara, riemergerà a Piombino.
In Sardegna per il passaggio del tubo si distruggeranno beni archeologici, foreste, uliveti, vigneti; si interromperanno centinaia di corsi d’acqua, creando dissesti idrogeologici. Si ruberà terreno all’agricoltura e alla pastorizia. Per l’alterazione degli equilibri dell’ecosistema marino, in considerazione del fatto che i fondali saranno alterati dagli imponenti lavori per il posizionamento del tubo e dalle alte temperature emesse dal passaggio del gas, ci saranno forti ripercussioni anche sull’attività di pesca.
Tutte le attività in armonia con la vocazione ambientale del nostro territorio saranno fortemente penalizzate.
Inoltre, i costi ancora più alti per la realizzazione delle reti di distribuzione che partendo dal tubo dorsale si diramano per raggiungere ogni comune dell’isola, quindi ogni casa e ogni impresa, ricadranno su noi sardi (che pagheremo con le bollette, come ha dichiarato il Presidente della Sfirs).
Le dichiarazioni superficiali dell’Assessore al Bilancio La Spisa:
– “la metanizzazione è un vecchio sogno…”
Rispondo che lo era 20 – 30 anni fa quando tutte le regioni d’Italia ne usufruivano mentre ai sardi e alle industrie presenti nel nostro territorio era negato. Chiedo perché le forze politiche che oggi lo sollecitano in modo ingiustificato, non l’abbiano fatto quando per noi era necessario.
Oggi con la delocalizzazione industriale, diretta verso nuovi “paradisi” dove è garantito il massimo profitto; con le nuove tecnologie per l’energia rinnovabile; con la forte riduzione delle riserve di metano in Algeria e per il conseguente forte aumento del costo del gas, la metanizzazione non è più conveniente. Inoltre una omissione gravissima è che non esiste alcun “piano dei costi-benefici” L’assessore La Spisa ignora le dichiarazioni del consulente del governo algerino Mebtoul che sostiene:
“Il prezzo basso, con forte consumo interno (visto che 1 famiglia su 2 fa uso del metano e la stessa industria algerina si alimenta con questo gas), rischia di pesare sulla durata delle riserve e, in seconda battuta, l’Algeria difficilmente potrà onorare i suoi accordi internazionali, evidentemente nei confronti dell’Europa, per l’approvvigionamento del gas. Se il prezzo è di 9/10 dollari in media, la durata media delle riserve di metano è di 25 anni, se il prezzo del gas è di 9/10 dollari, come oggi, la durata di vita del gas sarà meno di 15 anni, se rimane questo presso. Nelle dinamiche di affari non c’è sentimento: è business”.
Così come l’assessore La Spisa ignora la recente dichiarazione della società algerina Sonatrac che gestisce il metano: “L’operazione Galsi non è conveniente”
– “le reti a gas propano esistenti nel territorio, potranno essere utilizzate per il metano”
Rispondo: non è vero, quelle a gas propano in uso nel nostro territorio, non sono riconvertibili per il passaggio del metano, per il quale, vanno create ex-novo, delle reti di distribuzione molto complesse e molto costose. La Galsi ha infatti previsto ogni 15 km lungo il tubo dorsale, una valvola di decompressione dove innescare eventualmente la rete di distribuzione del comune interessato. Chi paga la rete? Il presidente della SFIRS (società strumentale della RAS) dott. Tilocca, ha dichiarato nel corso di un’audizione in Commissione Bilancio: “pagheranno i cittadini attraverso la bolletta”. L’assessore La Spisa bene farebbe almeno a mettersi d’accordo con il Presidente della SFIRS.
Il tubo è unidirezionale perché deve garantire il metano solamente all’Italia e all’Europa infatti. Supponendo che fosse possibile la creazione delle reti di diffusione per garantire il metano ai sardi, qualora l’Algeria dovesse “chiudere i rubinetti” per una qualsiasi ragione, la Sardegna resterebbe isolata. Mentre a Olbia è prevista la centrale di pompaggio verso la Toscana, a Piombino non è stata prevista alcuna struttura di pompaggio verso la Sardegna per garantire il metano europeo in caso di necessità. L’ingegner Potì, presidente della Galsi, società privata con scopo di lucro, risponde che “a Piombino la centrale di pompaggio non è necessaria perché il metano arriverebbe per caduta” (cioè dall’alto in basso! Per forza di gravità?).
Sui costi in termini di salute ambientale: i gasdotti sono strutture obsolete e la casistica sulle esplosioni, in tutto il mondo, sono riccamente documentate. La Sardegna presenta varie criticità, dalla piaga degli incendi incontrollabili, ad una eccessiva militarizzazione del territorio dove si praticano quotidianamente esercitazioni con armamentari da guerra.
Inoltre sull’inquinamento ambientale, il presidente della Galsi, ing. Potì, ha dichiarato in modo irresponsabile: “le emissioni della centrale riguardano solo gli ossidi di azoto, ma saranno molto al di sotto dei limiti consentiti dalla legge a garanzia della salute pubblica e tenderanno a disperdersi gradualmente allontanandosi dal perimetro della centrale…”
Noi, come RAS, con questa Finanziaria stiamo rinunciando al nostro compito politico di rompere le sudditanze e con atti e leggi conseguenti, dare risposte alle richieste che i sardi in modo inequivocabile continuano a fare in questi giorni.
Votano l’emendamento soppressivo del comma 1. Dell’Art. 4
48 contro
10 a favore: (Indipendetistas, Psd’Az, Sel, Api)
3 astenuti
Claudia Zuncheddu
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