G8 e gli affari della “cricca di banditi” alla Maddalena. Al Tribunale di Perugia il Presidente Cappellacci rivendichi il risarcimento degli ingenti danni ai sardi e alla Sardegna
Lettera aperta al Presidente Cappellacci
Sulla necessità che la RAS si costituisca parte civile nel procedimento penale che si aprirà presso il Tribunale di Perugia il 23 Aprile per la vicenda concernente il Grande Evento della Presidenza Italiana del G8, anno 2009, presso l’ex Arsenale della Maddalena.
Egr Presidente
nel silenzio ingiustificato e incomprensibile delle nostre istituzioni regionali, noi sardi e il nostro territorio abbiamo subito e continueremo a subire a lungo, gli ingenti danni economici, ambientali e di immagine, legati alle “operazioni criminose” condotte in occasione dei preparativi del G8 previsto per il 2009.
Il senso di responsabilità, come consigliera regionale e come sarda, mi ha portato ad occuparmi già da diversi anni della “questione del G8”: una delle operazioni più criminose di questi ultimi tempi, ai danni della Sardegna. Un’operazione che ha visto il coinvolgimento di istituzioni dello Stato italiano, come la Protezione Civile con il suo massimo dirigente, il dott. Guido Bertolaso: Capo di Dipartimento.
Dalla mia richiesta di accesso agli atti sui lavori all’ex Arsenale della Maddalena, accesso possibile solo grazie al ricorso al TAR Lazio, con l’ausilio dei miei legali è stata possibile un’analisi scrupolosa della documentazione fornita, consentendoci di giungere a pesanti conclusioni ai danni di noi sardi.
La “questione del G8” alla Maddalena rientra in un disegno ampio e criminale, di cui si sta occupando il Tribunale Penale di Perugia. Infatti il Giudice dell’Udienza Preliminare, Dott.ssa Claudia Matteini, nel procedimento RGNR 1560\10, ha rinviato a giudizio nanti il medesimo Tribunale all’udienza del 23.4.2012 i seguenti imputati:
ANEMONE DIEGO, nato a Roma il 5.7.1971, residente a Roma;
BALDUCCI ANGELO, nato a S.Giorgio di Pesaro – PU, il 3.7.1948, res. a Roma;
MESSINA EMMANUEL GIUSEPPE, nato il 11.9.1972 a Roma;
AZZOPARDI EDGARDO, nato il 18.5.1957 a Roma, res. a Roma;
DELLA GIOVANPAOLA MAURO, nato a Roma il 8.8.1966, res. a Roma;
ROSSETI SIMONE, nato a Roma il 30.10.1975, res. a Palombara Sabina – RM;
BERTOLASO GUIDO, nato il 20.3.1950 a Roma, res. in Roma;
GAZZANI STEFANO, nato il 12.7.1962 a Roma, res. in Rocca di Papa – RM:
RINALDI CLAUDIO, nato il 29.1.1958 a Roma, res. a Roma;
MURINO PIERFRANCESCO, nato il 24.1.1941 a Civitavecchia – RM, res. a Roma;
GRUTTADAURIA EZIO MARIA, nato il 4.2.1956 a Caltanissetta, res. a Roma;
PROFETA REGINA DE FATIMA, nata il 24.2.1957 a Montes Claros – BRA, res. a Roma;
PIUNTI MARCO, nato il 16.4.1962 a Marino – RM, res. a Roma;
ALIDA LUCCI, nata il 2.1.1968 a Roma, res. a Roma;
FORLEO MARIA PIA, nata il 15.4.1947 a Roma, Res. a Roma;
CIOLFI BRUNO, nato il 25.12.1948 a Roma, res. a Roma.
Le rispettive imputazioni sono le seguenti:
Per Anemone Diego, Balducci Angelo, Messina Emmanuel Giuseppe, Azzopardi Edgardo, per i reati di cui agli artt. 81, 110, 319, 319 ter, 321 e per quelli di cui agli artt. 81,110, e 326 cp.
Per Anemone Diego e Fabio Desantis per i reati di cui al 81, 319, 319 bis cp.
Per Anemone Diego e Della Giovanpaola Mauro per i reati di cui al 81 cpv, 319, 319 bis, 321 cp.
Per Anemone Diego e Rinaldi Claudio per i reati di cui al 81 cpv, 319, 319 bis, 321 cp.
Per Anemone Diego e Balducci Angelo per i reati di cui al 81 cpv 319, 319 bis, 321 cp.
Per Anemone Diego e Bertolaso Guido per i reati di cui al 81 cpv 319, 319 bis, 321 cp.
Per Anemone Diego e Marco Piunti per i reati di cui al 81, 319, 321 cp.
Per Anemone Diego, Ciolfi Bruno, Balducci Angelo, per i reati di cui al 81, 319, 319 bis, 321 cp.
Per Anemone Diego, Murino Pierfrancesco Angelo Balducci per i reati di cui al 81, cpv, 319, 319 bis, 321 cp.
Per Anemone Diego, Balducci Angelo, Della Giovanpaola Mauro, De Santis Fabio, Rossetti Simone, Anemone Daniele, Gazzani Stefano, Rinaldi Claudio Murino Piefrancesco, Gruttadauria Ezio Maria, Piunti Marco, Forleo Maria Pia, Luccvi Alida, Ciolfi Bruno per i reati di cui all’art. 416 cp.
Per Gruttadauria Ezio Maria per i reati di cui al 110, 81 cpv, 319, 319 bis, 321 cp.
Per Anemone Diego, Anemone Daniele, Rosseti Simone, Profeta Regina De Fatima per i reati di cui al 61 n.2, 110 cp, 3, comma 2, n.8 l.20.2.1958 n.75.
– Oltre ai predetti imputati, risultavano indagati anche Toro Achille, Toro Camillo e Zampolini Angelo, che hanno tuttavia patteggiato varie pene detentive, e Covello Francesco Alberto, che è stato invece prosciolto.
– Le vicende per le quali i predetti sono stati tratti a giudizio sono quelle che vengono giornalisticamente attribuite agli scandali della cd “Cricca”, aventi ad oggetto i lavori, ed i relativi appalti, per la ristrutturazione della Caserma Zignani in Roma, la ristrutturazione dello Stadio Centrale del Tennis del Foro italico, la realizzazione del nuovo Museo dello Sport di Tor Vergata, il Nuovo Parco della Musica e della Cultura di Firenze, ed i c.d. “Grandi Eventi” per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, dei Campionati del Mondo di Roma del 2009.
– Oltre alle suddette opere ed eventi, il procedimento in epigrafe ha ad oggetto anche il Grande Evento della Presidenza Italiana del G8 in generale, ed in particolare, presso la Maddalena:
- l’appalto per la realizzazione del quarto lotto di interventi infrastrutturali e complementari per la costruzione del palazzo delle conferenze e dell’area delegati;
- l’appalto per la realizzazione del quinto lotto di interventi infrastrutturali e complementari per la costruzione della residenza dell’Arsenale;
- l’appalto per la realizzazione del sesto lotto di interventi infrastrutturali e complementari per la costruzione dell’area stampa e dei servizi di supporto.
– Relativamente a tali ultimi lavori, nonché in genere al Grande Evento della Presidenza Italiana del G8, risultano specificamente imputati Anemone Diego, Fabio De Santis, Della Giovampaola Mauro, Balducci Angelo, Rossetti Simone, Anemone Daniele, Gazzani Stefano, Rinaldi Claudio, Murino Pierfrancesco, Gruttadauria Ezio Maria, Piunti Marco, Forleo Maria Pia, Lucci Alida, Ciolfi Bruno, Profeta Regina De Fatima.
– Queste persone, imputate per ipotesi di reato che vanno dalla corruzione al favoreggiamento della prostituzione, sono quelle che, a vario titolo, si sono occupate della realizzazione dei lavori del G8 presso l’Isola della Maddalena, nella Provincia Olbia-Tempio. Che alcune di loro (fra i quali un magistrato) abbiano già scelto di patteggiare la pena, e siano quindi già uscite dal processo, conferisce maggior attendibilità alle scelte della Pubblica Accusa, ed agli elementi di prova da essa raccolti.
– I lavori della Maddalena sono stati, per universale convincimento, e per comune riscontro di cronaca, del tutto inadeguati; non hanno portato alcun beneficio al territorio, ed hanno costituito un notevolissimo spreco di risorse pubbliche. Oltre a ciò, i lavori in questione avevano sollevato anche notevoli dubbi in materia ambientale (per altro verso, e per altri motivi, le bonifiche a mare sono causa di separate indagini anche dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania).
Pertanto, la sottoscritta (Consigliera Zuncheddu) aveva compiuto un’istanza di accesso in materia ambientale, chiedendo appunto di poter visionare la documentazione relativa ai lavori di bonifica compiuti nell’area a terra dell’ex Arsenale della Marina. Poiché i competenti Uffici non avevano riscontrato l’accesso, la medesima si era rivolta al TAR del Lazio, il quale, con sentenza ormai in giudicato, aveva ordinato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Struttura di Missione per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia (già per la Presidenza Italiana del G8), la produzione di tutti i documenti relativi ai lavori bonifica di tale area.
– Avuti finalmente tali documenti, da essi si sono appresi una serie di fatti che portano a ritenere che le vicende per le quali vi è giudizio in Perugia siano inserite in un più ampio contesto, dal quale sono oggettivamente derivati notevolissimi danni anche per la Regione Autonoma della Sardegna.
– E’ risaputo che i lavori della Maddalena, ufficialmente per permettere un simultaneo svolgimento delle opere, e per velocizzare al massimo la loro conclusione, erano stati frazionati in diversi “lotti”, ognuno separatamente appaltato.
– Di tali lotti, alcuni, ovvero il 4, il 5 ed il 6, sono stati oggetto di indagine della Procura di Perugia, che ha riscontrato, in favore dei responsabili degli uffici appaltanti, una serie di dazioni (anche sessuali: da ciò le imputazioni per la violazione della legge Merlin) da parte di soggetti comunque a vario titolo ricollegabili agli appaltatori (e sostanzialmente al gruppo Anemone), dando quindi modo agli Inquirenti di ipotizzare l’esistenza di vari rapporti di tipo corruttivo, finalizzati non solo alla mera aggiudicazione degli appalti in danno di altri eventuali concorrenti, ma anche alla possibilità di praticare prezzi più alti di quelli di mercato (consentendo, come scrive il PM, “anche mediante l’approvazione di atti aggiuntivi successivi, che il costo dell’opera a carico della Pubblica Amministrazione aumentasse considerevolmente rispetto a quello del bando”).
– Si è potuto altresì riscontrare che in realtà i lavori affidati in sospetta violazione del principio di imparzialità, e con costi superiori all’usuale, erano riferibili a molti degli appalti maddalenini. In relazione ad alcuni dei quali è stata ipotizzata una dazione corruttiva, e per questo sono stati oggetto di indagine e poi di un processo, mentre per altri, tra i quali quelli interessati dall’istanza di accesso suddetta, questo scambio criminogeno non è stato colto. E’ tuttavia un fatto che per gli uni e per gli altri le modalità di conclusione dei contratti sono spesso simili.
– Come infatti noto, la decisione di tenere il G8 alla Maddalena è addirittura del 2006. Nel 2007 (DCPM 21.9.2007) tale appuntamento istituzionale ha ricevuto la classificazione di Grande Evento, quindi le “ulteriori disposizioni di cui alla OCPM del 19.3.2008” stabilivano di addossare l’onere di tale iniziativa alla già costituita “Struttura di Missione per le Celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia”. Come Commissario delegato e soggetto attuatore delle conseguenti iniziative viene nominato il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, ovvero il Dott. Guido Bertolaso. Tuttavia, al di là di tali adempimenti amministrativi, apparentemente nessuna iniziativa veniva presa sul campo. Sino a giungere a ridosso dell’evento, e quindi all’estate precedente al previsto evento, ossia quella del 2008, quando i responsabili delle opere, accingendosi a darvi inizio, devono prendere anche atto di essere ormai in una situazione “di somma urgenza”. E di dover quindi procedere con tutte le possibili deroghe all’assegnazione degli appalti.
– Per quanto riguarda i lotti 8 e 9 dei lavori, ossia quelli per i quali la scrivente, Claudia Zuncheddu, aveva azionato procedura di accesso, la scansione dell’affido degli appalti è stata la seguente:
– il 7 luglio 2008, la struttura mette a disposizione un progetto dell’opera, senza studio dei costi, e computo metrico; il 10 luglio, tale progetto riceve approvazione tecnica; il 12 luglio: approvazione in conferenza di servizi; il 14 viene “individuato” (come e perché non è dato sapere) un contraente, che, dopo attento studio del progetto e sopraluogo in situ (!) predispone un’offerta economica (un sintetico computo metrico, senza alcuna comparazione dei costi), e la invia alla Struttura di Missione, che il giorno 15 (a firma Balducci) la approva; il 21 viene consegnato il cantiere; il giorno 8 agosto si firma l’appalto, con un simbolico e generalizzato taglio del 5% dell’ingente offerta, e con termine strettissimo per la consegna dei lavori; il 30 agosto tuttavia si sottoscrive un atto aggiuntivo con il quale, dopo poche settimane di lavori, viene concesso un notevolissimo allungamento dei tempi (e la somma urgenza?), e un consistente aumento dei costi: per un lotto, i lavori, inizialmente previsti al 30 agosto, sono stati consegnati al marzo dell’anno successivo, per l’altro invece al novembre del 2008. Alla consegna, molti mesi dopo, si concede (a consuntivo, e per un’opera pubblica) un ulteriore pagamento.
– Tale modus operandi, che (ulteriore motivo di sospetto) è proceduto in modo parallelo per entrambi i lotti ai quali si è avuto accesso, è stato grosso modo replicato, come si è detto, per quasi tutti gli altri lotti (ad esclusione del secondo, dell’undicesimo, del tredicesimo – per il quale vi è stato comunque un aumento di costi, concesso al 4° SAL – e del quattordicesimo), con punte notevoli come al primo lotto (tre atti aggiuntivi e importi più che doppi), o al quarto (due atti, e anche qui il raddoppio dei costi).
– Allo stesso modo, le opere sono state aggiudicate a chiamata diretta in 4 casi su quattordici, ma in nessun caso gli importi di aggiudicazione hanno avuto ribassi significativi, in genere sempre intorno a 3-6% (cioè in linea col predetto ribasso “contrattuale” del 5% applicato alle offerte a chiamata diretta), salvo che per il 14° lotto, aggiudicato con ribasso dell’8,32%: significativamente, uno dei pochissimi i cui lavori sono stati conclusi senza atti aggiuntivi e per l’importo previsto.
– Va peraltro ribadito che il quarto, il quinto, ed il sesto lotto, pur andati a gara, fanno parte del gruppo degli appalti per i quali i suddetti imputati sono stati rinviati a giudizio, talché l’affidamento competitivo, quando anche effettuato, non costituiva nessuna garanzia di trasparenza ed imparzialità.
– In ogni caso, da quel che si è potuto riscontrare per i due appalti di cui si sono visionati gli atti, i prezzi unitari applicati all’opera sono superiori a quelli di mercato: per fare l’esempio più eclatante, e certamente meno controvertibile, è stato possibile riscontrare come lo smaltimento di una tonnellata di inerti (che al prezziario regionale è valutato al costo di sei euro più trasporto) è stato addebitato all’erario per centocinquantasei euro. Più trasporto. Per oltre 60.000 tonnellate. Ma simili considerazioni sono possibili, anche se per multipli meno clamorosi, in relazione a pressoché tutte le tipologie smaltite; aumenti consistenti, da quel che si è potuto appurare, sono stati applicati anche a carotaggi, caratterizzazioni, eccetera. E si sta parlando di appalti estranei al processo penale in questione.
– E’ insomma sin troppo chiaro che, col pretesto della “somma urgenza” si chiamava una ditta, le si consentiva di accantierarsi con un contratto di massima, magari generico e incompleto, salvo poi rimpinguarlo con gli atti aggiuntivi, che davano anche un consistente aumento dei tempi (talvolta di molti mesi al di là della “somma urgenza”, che quindi, una volta affidata l’opera, non costituiva più motivo di premura). Senza alcun controllo dei costi, senza alcun raffronto competitivo, né trasparenza e rispetto della concorrenza. E’ altrettanto chiaro che i prezzi iniziali erano anch’essi puramente indicativi, slegati da qualsiasi realtà fattuale, e suscettibili di aumento a semplice richiesta.
– Si pongono perciò molti interrogativi sulla contabilità delle opere in questione; interrogativi ai quali la Procura ed il GUP di Perugia danno risposte preoccupanti, in base alle quali detti prezzi e detti appalti erano, almeno in alcuni casi, frutto, appunto, di un accordo corruttivo.
– Avendo in tal modo appaltato i lavori, questi procedevano sino all’apparente conclusione; si dice “apparente” in quanto in molti casi – ed è cronaca giornalistica – le opere non sono ancora utilizzabili o utilizzate, o sono usate al di sotto delle proprie potenzialità, e, comunque, con un beneficio pubblico infinitamente al di sotto dei loro costi. In più, da ultimo, la Procura di Tempio ha reso noto che si ipotizzano, in conseguenza dei lavori, danni ambientali, che richiederanno ulteriori oneri e costi per essere rimediati. Persino la Società MITA (del Gruppo Marcegaglia), assegnataria della gestione delle strutture alberghiere, starebbe pensando (stando a notizie di cronaca) ad azioni per il risarcimento dei danni subiti, proprio in ragione dell’inutilizzabilità di tali strutture.
– E’ da rimarcare che il tragico terremoto dell’Aquila si è verificato il 6 aprile del 2009, ossia solo due mesi prima del G8; la decisione di spostare colà l’evento è seguita dopo diversi giorni, durante i quali i lavori alla Maddalena erano proseguiti. Visto lo stato attuale delle opere, pur a distanza di quasi tre anni, e i vizi e le mancanze che si stanno ancora riscontrando, vi è il dubbio – quasi la certezza – che il trasferimento non sia stato un generoso aiuto alla città devastata, ma un cinico pretesto per evitare che tutte le predette manchevolezze fossero scoperte, e l’incompiutezza delle opere fosse messa di fronte al mondo. Oltre che l’occasione di altri “ingentissimi ed urgentissimi” lavori.
– Lo Stato ha speso alla Maddalena €.410.693.796,28, a fronte di appalti iniziali per €.284.793.669,28 (non esiste invece un preventivo iniziale). Si tratta di un aumento, rispetto al prezzo iniziale, di circa il 50%. E’ da rimarcare che nel sito istituzionale della Protezione Civile, ovvero quello ove, in base alla normativa per la trasparenza e l’accesso, doveva esser reso conto al pubblico di tali opere e di tali spese, i dati fossero spesso differenti ed imprecisi, ulteriore sintomo, a dir poco, di inefficienza e scarso controllo. Quel che più conta, è che, secondo le ipotesi degli Inquirenti di Perugia, ritenute plausibili dal GUP che ha disposto il processo, una parte significativa di tali somme è stata destinata ad illeciti arricchimenti di poche persone, mentre il resto è stato sprecato in opere che ancora non si usano.
– Di tali somme, esattamente €.100.000.000,00 sono state sottratte alla Regione Sardegna, come si apprende dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio nr.3663, art. 1, per €.70.000.000,00 – comma 1 – “mediante utilizzo di fondi” FAS, e, per €. 30.000.000,00 – comma 2 – a “valere sulle economie della Regione Sardegna su fondi FAS”.
– In aggiunta, la Regione Sardegna, per il disposto del successivo art. 3, “provvede, con oneri a proprio carico, alla ricollocazione delle attività espletate negli immobili per i quali si procede alla dismissione nonché alla bonifica dei sedimi militari dismessi”. All’art. 4 a detta voce si aggiungono gli oneri per la ricollocazione anche dell’ex Ospedale Militare De Murtas e della Caserma Ederle. Di tali importi, ove impiegati, si ignora l’entità, che deve comunque considerarsi significativa. Così come si ignora se vi siano state ulteriori voci di spesa gravanti sul bilancio regionale in conseguenza dei fatti narrati.
– Oltre a ciò si aggiunga il danno derivato dalla attuale inutilizzabilità delle opere, l’ulteriore danno apportato dal sequestro penale apposto sui suoli, sulle superfici marittime, e sugli edifici in questione, con limiti alla navigazione ed alla fruibilità del Territorio della Maddalena, e conseguenti danni economici. Oltre che, in definitiva, il danno di immagine arrecato ad uno dei più importanti distretti turistici della Sardegna.
– E’ quindi chiaro che la Regione, in qualità di Ente Esponenziale di tutti i Sardi, ha subito, e continua a subire, un rilevantissimo danno, patrimoniale e non patrimoniale, dalle vicende imputate ai soggetti in epigrafe. E’ altrettanto chiaro che tale danno, ove venissero accertate le suddette ipotesi di reato, è stato causato dalle loro condotte, e dovrà quindi essere da loro risarcito.
Presidente Cappellacci, per quanto è stato esposto, Le CHIEDO che si costituisca, preferibilmente e per ridurre i costi, con l’ausilio dell’Ufficio Legale Regionale, in rappresentanza della Regione Autonoma della Sardegna, quale parte civile nel suddetto procedimento pendente al Tribunale di Perugia, chiedendo la pena di legge per i comparenti, ed il dovuto risarcimento dei danni subiti e subendi dalla Sardegna stessa.
Certa della dovuta attenzione, si segnala la necessità di rispettare per l’incombenza richiesta i dovuti termini processuali, e quindi di procedere con la dovuta urgenza.
Con osservanza
Claudia Zuncheddu
Cagliari, 21.3.2012.
Commenti