Emergenza casa a Cagliari
Il “problema alloggi” nella nostra città oggi è in testa nella scala delle emergenze. La Giunta non può più rinviare la presentazione di un “Piano organico della casa”.
– I costi degli affitti sono così insopportabili, che fasce intere di popolazione si parcheggia nel circondario di Cagliari.
– Le giovani coppie fuggono dalla città, per cui Cagliari va incontro ad un processo di invecchiamento generazionale per le persone e a un processo di degrado sempre più ampio della stessa città, anche perché alla fuga dei cittadini corrisponde in modo parallelo il degrado dei palazzi e dell’ambiente.
– Il problema di migliaia di studenti che in tutte le città del mondo sono considerati una grande risorsa come motore culturale e accolti nei centri delle città, Cagliari va contro corrente schiacciandoli verso le periferie e disgregandoli.
– 2000 domande all’ufficio alloggi.
– La realtà di un popolo notturno di”senza casa” che alberga sotto i portici di grandi edifici o in auto (per chi la possiede).
– Numerosi cittadini che albergano in alloggi con costi altissimi per le casse comunali.
– Il fenomeno della “deprecabile occupazione delle case” ormai divenuto la prassi per la sopravvivenza; per cui “deprecabile” è l’atteggiamento di immobilismo e di incapacità da parte delle istituzioni che si limitano a dire che “occupare è maleducazione”, anziché trovare soluzioni effettive.
Deprecabile è continuare a giocare al rinvio del problema violando la sacralità del Consiglio Comunale come sede decisionale per il bene della collettività.
Ritengo che per discutere del “problema casa” in termini concreti, la maggioranza e gli organi preposti debbano presentare un piano organico su questo tema. La casa è un diritto inalienabile come la salute, il lavoro, la cultura e la libertà delle persone. Vista l’importanza del problema, ritengo utile che la Giunta metta a disposizione di tutti i consiglieri una relazione scritta in modo da consentire una seria riflessione politica, una eventuale verifica dei siti patrimoniali del comune e conseguentemente una proposizione responsabile. L’ emergenza casa di certo non è nata oggi. Di certo non è imputabile all’attuale Giunta Regionale e a Renato Soru (anche se ha le spalle larghe) ma bisogna tornare indietro alle politiche fatte dalla RAS, dalla Provincia e dal Comune della città capoluogo.
Per il fallimento o la non attuazione di una seria politica della casa, sicuramente grandi responsabilità gravano sul Comune, gestito da quasi un ventennio e in modo continuativo da giunte di C-D e probabilmente dalla non incisività delle opposizioni su questi temi. Non è novità che per cultura le giunte di C-D privilegino l’edilizia privata e il conseguente fenomeno speculativo sulle aree e sul costruito, rispetto ad una politica più sensibile che parta dai bisogni e dai diritti di larghi strati di popolazione, che per questioni di reddito sono escluse dal “bene casa”.
Dai banchi dell’opposizione si leva la volontà di voler concorrere in modo “costruttivo” alla soluzione del problema, sicuramente fra i più impellenti per i cagliaritani.
Oggi l’economia italiana e sarda, per i fenomeni di globalizzazione ben noti, si trova in un momento di “tiepida uscita” da fenomeni di recessione e di stagnazione; fenomeni che hanno generato la grande povertà che è sotto gli occhi di tutti, per cui è inevitabile che per strati sempre più ampi di popolazione il diritto alla casa è e sarà sempre più negato. Da qui la necessità di un rilancio di un piano per l’edilizia economico-popolare e comunque convenzionata che consenta ai numerosissimi cittadini in difficoltà di acquisire concretamente questo diritto primario.
La soluzione del “diritto alla casa” automaticamente genera una maggiore occupazione nel settore, premiando (oltre che gli imprenditori) un’occupazione generalizzata e un indotto conseguente. Perché non volerla?Bisogna attuare in modo concreto delle politiche per la casa a breve e medio termine, in modo da affrontare e risolvere l’emergenza abitativa senza ricadere nelle logiche dei quartieri ghetto.
Per l’emergenza casa
Propongo che vengano individuati dei manufatti che consentano di essere facilmente riattati.
I fondi disponibili devono essere investiti per la ristrutturazione e messa in sicurezza di questi stabili, per tamponare provvisoriamente questa emergenza.
In ogni caso queste strutture resterebbero sempre di proprietà del comune e potrebbero servire da “camera di compensazione del problema stesso” e palliativo all’emergenza.
I 15 milioni di euro spendibili per affrontare l’emergenza, se si ha una reale volontà politica possono essere usati per acquistare subito sul mercato immobiliare appartamenti liberi in tutti i quartieri della città.
Bisogna dare una risposta immediata a questo dramma che colpisce migliaia di cittadini.
Sui piani a lunga scadenza: Piana di S. Lorenzo
Con curiosità chiedo, agli addetti ai lavori, se questo vasto territorio è divenuto cagliaritano in cambio della Municipalità di Monserrato. Era forse un patto? Anche se la libertà e l’autogoverno di una collettività non può essere né comprata, né barattata con un territorio seppur appetibile.
Comunque a parte la mia “curiosità”, sicuramente come ha sostenuto l’assessore Campus nella riunione di consiglio del 09/10, quest’area oggi periferia, è destinata a divenire una nuova centralità con l’intervento massiccio da parte del comune di Cagliari nella pianificazione, e ha sottolineato l’intento di “costruire un altro pezzo di città con regole fatte bene”. A questo proposito (una volta che il consiglio ha stabilito degli indirizzi) riterrei giusta la proposta di un concorso di idee, da cui partire per evitare i fenomeni “dejà vu” di quartieri come quello di S. Elia.
Sulla Scuola Mereu
Ci sono monumenti a Cagliari come la “Scuola Mereu”: un gioiello dell’architettura razionalista che qualsiasi città avrebbe valorizzato, sviluppando intorno all’uso della scuola da parte dei bambini una serie di iniziative economiche indotte: visite, seminari etc.
Oggi purtroppo questo bene è in stato di abbandono semplicemente perché ai cittadini in difficoltà che la occupano, l’amministrazione comunale non ha trovato altra soluzione. E’ importantissimo che il Comune si faccia carico di questo problema, non in termini repressivi ma che trovi immediatamente per queste famiglie una dignitosa soluzione perché è un loro diritto elementare. Solo così può dare fruibilità a tutta la cittadinanza della scuola, magari riqualificandola, riportandola al progetto originale, e creando con il “dirimpettaio” giardino pubblico (che a sua volta ha visto la mano dell’architetto U. Badas) un percorso culturale e architettonico che porterebbe bellezza, lustro e ricchezza alla città. E perché no, legare questo percorso architettonico sulla memoria dell’architetto Badas e del razionalismo del fascismo, ad altre opere architettoniche prospicienti il Castello come per esempio il Museo del Regio Arsenale?
17/10/07
COMUNICATO STAMPA
Sul dibattito “Emergenza Casa” – in Consiglio Comunale del 07/11/07
Il dibattito svoltosi ieri in Consiglio Comunale, senza che alla fine la Giunta e il Consiglio prendessero dei seri e reali provvedimenti per affrontare l’”emergenza casa” a Cagliari, dimostra che il dramma di centinaia di famiglie cagliaritane non interessa alla maggioranza di centro-destra e come tale non esiste nell’agenda delle priorità comunali. Inoltre la maggioranza ha dimostrato di non avere alcuna volontà politica di portare in sede di Consiglio una reale indagine del patrimonio comunale, con l’individuazione immediata o con piccole ristrutturazioni di appartamenti da destinare all’emergenza casa. I 15 milioni di euro spendibili per affrontare l’emergenza, se si ha una reale volontà politica possono essere usati per acquistare subito sul mercato immobiliare appartamenti liberi in tutti i quartieri della città. Questo consentirebbe di risolvere l’emergenza evitando la riproduzione di ghetti per le migliaia di cittadini in difficoltà. Ritengo che le scuole debbano continuare ad essere scuole, e nel caso in cui provvisoriamente non utilizzate, devono diventare centri di aggregazione e di cultura per i quartieri e per i cittadini che vi gravano intorno, non si può privare della “speranza nella cultura” le giovani generazioni.
Pensare che la ristrutturazione di alcune scuole già occupate da “senza tetto”, in tempi veloci e certi, possa essere un “palliativo” al problema, vuol dire affrontarlo in termini demagogici e non reali.
La mia astensione alla proposta di trasformare scuole in abitazioni, nasce da queste considerazioni. Mi astengo perché il Centro Destra per le sue inadempienze, non può “costringermi” a votare contro i miei principi in nome dell’emergenza.
Questo dramma dev’essere affrontato in termini seri una volta per tutte.
Claudia Zuncheddu Psd’Az
Cagliari 07/11/07
Commenti